Ricordando Ernest Nolte, il principe dei revisionisti nel terzo anniversario della sua scomparsa
(G.p) Il 18 agosto del 2016 il celebre storico e filosofico tedesco Ernest Nolte andava oltre a 93 anni in una clinica di Berlino dopo una breve malattia. Aveva incentrato i suoi studi sui totalitarismi del Novecento. Suscitò polemiche un suo articolo del 1986 sulle cause dell'Olocausto come ci racconta, con un interessante articolo la collega Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino per il quotidiano La Repubblica.
Articolo che proponiamo per intero.
E’ morto all’età di 93 anni Ernst Nolte, il più controverso filosofo e storico tedesco, considerato tra i padri del revisionismo. Professore di storia contemporanea a Marburgo e alla Freie Universitaet di Berlino, nel 1986 scatenò il cosiddetto "Historikerstreit", una feroce discussione tra storici e filosofi tedeschi - uno dei suoi più agguerriti oppositori fu Juergen Habermas - con un articolo che sosteneva ci fosse una causalità tra i gulag sovietici e i campi di concentramento nazisti, in sostanza che i primi avessero provocato i secondi.
Lo sterminio dei nazisti ai danni soprattutto degli ebrei sarebbe stata una reazione, argomentò lo storico nato nel 1923 a Witten, dell'"assassinio di classe" da parte dei bolscevichi. Persino l'Olocausto andava letto come un’iperreazione alla Rivoluzione di ottobre, scrisse in un libro apparso l’anno successivo, intitolato "La guerra civile europea 1917-1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo".
Le tesi di Nolte erano controverse sia per il loro accostamento tra regime comunista e nazista che sembravano relativizzare le atrocità di Hitler (fu contestato anche dal punto di vista metodologico e per un discutibile utilizzo delle fonti), sia perché fu il primo storico a giustificare, in sostanza, l’internamento degli ebrei come prigionieri di guerra, dopo il boicottaggio internazionale proclamato dagli ebrei britannici e americani nel 1933.
Negli anni successivi all'"Historikerstreit" Nolte fu contestato - anche fisicamente - in molte università e subì un isolamento crescente tra gli storici ma la ribellione contro le sue tesi non fece che radicalizzarle ulteriormente. Si oppose ad esempio all’inasprimento delle pene contro i negazionisti dell’Olocausto, sostenne che anche le attività dei partigiani bolscevichi fossero tra le cause dello sterminio nazista, cercò giustificazioni all’antisemitismo viscerale di Hitler. Quando la fondazione dei cristiano democratici tedeschi, la Konrad-Adenauer-Stiftung, gli assegnò un premio, nel 2000, Angela Merkel, che era allora a capo del partito, si rifiutà di tenere la laudatio.
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