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Giorgia Meloni :" c'è la fila di azzurri alle porte di Fratelli d'Italia"

Questo 2019 per lei e Fratelli d’Italia finora è stato un anno record: l’exploit alle Europee, sindaci e governatori “di casa” e adesso la freccia del sorpasso azionata nei confronti di Forza Italia. «È un percorso che non è finito, perché il nostro prossimo obiettivo è la doppia cifra, il 10%,», spiega Giorgia Meloni in una interessante intervista rilasciata ad Antonio Rapisarda sul numero di mercoledì 8 agosto di Libero.  E, come sempre aggiunge lei, «tutto accadrà ad Atreju», dal 20 al 22 settembre: «Il progetto per un governo che difenda davvero gli interessi nazionali».


Onorevole Meloni, ieri siete andati sotto il Mise e in tutta Italia con cento presidi aziendali a dire che «la crisi non va in vacanza». Magicamente Di Maio ha tirato fuori il “decreto imprese”…
«L’ha tirato fuori ma l’ha tenuto poi nel cassetto perché in Consiglio dei ministri non è stato presentato. Sono contenta se finalmente Di Maio ha tentato di scrivere un decreto sulle imprese, in vista del fatto che Fratelli d’Italia stava per manifestare sotto il suo dicastero. Purtroppo ha fallito anche in questa “impresa”».
Il grillino ha festeggiato con la Pernigotti.
«Trovo surreale che i 5 Stelle festeggino con entusiasmo la soluzione della Pernigotti: perché è vero che è un’ottima notizia il fatto che si mantengano, momentaneamente, i livelli della produzione ma una vera vittoria sarebbe stata riportare il marchio, oggi in mano a una proprietà turca, sotto bandiera italiana. Per far produrre ai lavoratori italiani un nostro prodotto. Questa era tra l’altro ciò che Di Maio aveva detto di voler fare. Obiettivo dei turchi, invece, resta quello di fare un orrendo cioccolatino turco in Turchia e venderlo come se fosse un prodotto italiano...»
La maggioranza al Senato sul decreto sicurezza bis si è fermata a quota 160. Sulla Tav i gialloverdi viaggiano plasticamente in direzioni opposte. Per non parlare della giustizia. Tradotto dal politichese, perdono colpi…ma non cadono.
«Il boccino è nelle mani del vicepremier Salvini che, per ora, il decreto sicurezza l’ha portato a casa e, a occhio, domani (oggi, ndr) l’Aula approverà anche la Tav col sostegno di tutto il Parlamento contro i 5 Stelle. Certo, a me non è chiaro perché Salvini preferisca continuare a discutere con questi su qualunque cosa invece che tentare di gettare il cuore oltre l’ostacolo. A cogliere, cioè, l’occasione storica di dare all’Italia un governo coeso, forte, dai numeri schiaccianti, capace di durare cinque anni, “politicamente scorretto”, in grado pertanto di fare le riforme di cui l’Italia ha bisogno. Col M5s tutta questa roba qui non si può fare perché è drammaticamente più affine alla sinistra».
Salvini minaccia “penultimatum” ma intanto le finestre del voto si chiudono.
«Il problema è che ora stiamo entrando in una fase nella quale, in caso di crisi di governo, sul ritorno al voto c’è chi inizia a dire che “c’è la legge di Bilancio”, “c’è la manovra”, ragion per cui si rischia che ogni giorno che passa si avvicina il gioco di Palazzo. Ecco, io avrei colto francamente la grande occasione che ci è stata data all’indomani del 26 maggio: con una maggioranza chiara che gli italiani avevano disegnato e tutto il tempo per tornare al voto».
Il leader della Lega sta fagocitando i 5 Stelle, portando a casa alcune misure che in qualche modo condividete pure voi. Dal suo punto di vista, potremmo dire, le cose vanno bene. E pure voi crescete. Perché cambiare?
«L’Italia cresce? No. Molto semplice. Le scelte non si fanno solo per interesse di partito. Le scelte si fanno soprattutto nell’interesse della Nazione. La verità è che l’Italia del reddito di cittadinanza e quella della flat tax non possono convivere. Questo governo dimostra di non avere una strategia economica né una industriale. È una continua politica al ribasso, come si è visto con lo stesso decreto sicurezza bis, dove sono rientrati dalla finestra i provvedimenti di FdI che erano stati bocciati nella prima versione, per colpa della “mediazione” della Lega con i 5 Stelle. Insomma, se ci fossimo stati noi invece che Di Maio & co anche qui si sarebbe risparmiato un sacco di tempo».
FdI e la Lega, insieme, stanno almeno al 46%. Verrebbe su un governo sovranista senza i «no» grillini per fare una manovra come si deve. Che aspetta Matteo?
«(Ride) E chiedetelo a lui! Non lo so. Io non avrei aspettato».
Tra il dire e il fare, si dice, c’è di mezzo Mattarella.
«Anche il capo dello Stato in caso di crisi dovrebbe tenere in debito conto che c’è un governo forte che può uscire dalle urne. Non è che i giochi di Palazzo possono non tenere conto di nulla...Quali sono gli scenari possibili? Un governo 5 Stelle-Pd? Un governo che mette insieme tutti quelli che hanno perso le elezioni? Oppure un patto del Nazareno allargato ai grillini come è accaduto nel sostegno alla von der Leyen...?»
Ci risulta una lunga fila di azzurri alle porte di Fratelli d’Italia.
«Ci sono tante persone di buona volontà che di fronte a una posizione non più molto chiara di Forza Italia riconoscono in noi un’identità sicuramente molto più definita, molto più chiara, e una credibilità guadagnata sul campo. Per cui sicuramente molti guardano a noi con interesse. E non solo nel campo di Forza Italia ma in tutto il centrodestra».
Forza Italia, dice lei, ha un problema di posizionamento. A quanto pare Berlusconi l’ha risolto con Altra Italia: al centro.
«Sono rimasta un po’ incuriosita perché mi sembra che nel lancio di questa Altra Italia Berlusconi si sia più concentrato nel distinguersi dalla destra, quando noi gli chiedevamo di distinguersi di più dalla sinistra...»
Giovanni Toti deve decidere che cosa fare adesso. Lei consigli non ne dà. Le vostre porte, però, si chiudono a settembre...
«Noi decidiamo con chi ci sta come procedere. Perché voglio che tutti abbiano pieno diritto di cittadinanza in FdI; ma siccome settembre è il momento in cui dobbiamo lanciare la volata finale, ad Atreju, è quello il momento in cui si dovrà decidere».
Il libro che porterà in vacanza?
«Sottomissione di Houellebecq. Non ho ancora avuto modo di leggerlo e credo proprio che sia arrivato il momento».
A settembre saranno cent’anni dell’impresa di Fiume: la rivoluzione “nazionale”. È questa la chiamata, lo spirito della “sfida alle stelle” di Atreju 2019?

«Quello spirito sarà ad Atreju e caratterizzerà tutto l’anno di FdI. Sono al lavoro proprio per questo: per una nuova rivoluzione patriottica

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