Giorgia Meloni: "sono pronta per il governo sovranista"
Il collega Antonio Rapisarda, dalla colonne del quotidiano Libero intervis Giorgia Meloni leader indiscussa di Fratelli d'Italia che dopo la buona affermazione del suo partito alle Europee di domenica 26 maggio, il sorpasso nei sondaggi a Forza Italia e la buona affermazione alle amministrative si
Per Giorgia Meloni l’ultimo mese è stato denso di soddisfazioni: l’exploit alle Europee, “il sorpasso” nei confronti di Forza Italia nei sondaggi, i complimenti di Viktor Orbán, le vittorie alle Amministrative e, domenica, la conquista di Cagliari.
Altro che piccola Fiamma…
«Sono molto fiera del lavoro che abbiamo fatto, ci è costato tanto, tanto lavoro ma la destra c’è, cresce, vince, rispetto a chi pensava che potesse essere cancellata dopo le note vicende. Sono fiera che questo merito possa essere ascritto a noi».
Il vostro Paolo Truzzu è il nuovo sindaco del capoluogo sardo con Fratelli d’Italia primo partito della coalizione. Che risultato è?
«È la dimostrazione che continuiamo a crescere, che abbiamo una classe dirigente nel territorio estremamente spendibile e che il nostro è un partito credibile per governare a livello locale e nazionale».
Avete strappato alla sinistra l’ennesima città simbolo, per otto anni monopolio di Massimo Zedda, una sorta di guru per la rive gauche. Questo destra-centro, insomma, è una cosa seria.
«È la conferma che c’è un centrodestra assolutamente vincente, a traino sovranista, con Fdi e Lega, e penso che ciò debba rappresentare un segnale anche per il governo nazionale. E sì, per la sinistra non esistono più roccaforti, lo abbiamo dimostrato ancora prima di Cagliari con la vittoria di Pistoia, strappata da FdI dopo settant’anni. Questo è il frutto della credibilità dei percorsi, dei progetti e di una destra che sui temi sociali è stata molto più credibile di una sinistra schiacciata sui poteri forti e sulle banche».
Dalla Sardegna, ha detto, parte anche un segnale nazionale. Rivolto a chi?
«Al centrodestra ma soprattutto al governo. Mi sembra che gli italiani stiano dicendo molto chiaramente che alla guida vogliono un esecutivo che abbia le idee molto più chiare su una serie di temi – dal taglio delle tasse al sostegno al mondo della produzione, dalla tutela della famiglia alla lotta all’immigrazione clandestina – invece alla volte i 5 Stelle si rivelano più a sinistra della sinistra. Non ricordo di aver mai sentito nemmeno Laura Boldrini dire che la festa del 2 giugno andasse dedicata ai rom e agli immigrati».
Matteo Salvini e Giorgia Meloni oggi valgono da soli più del 40%. Il leader della Lega, però, formalmente continua a giurare amore all’attuale esecutivo.
«Non può fare diversamente finché decide di continuare a far parte del governo. Certo, non so per quanto tempo gli italiani continueranno a “perdonargli” l’accordo con i 5 Stelle. Credo che questo lo sappia anche lui. Per carità, io non faccio appelli a far cadere il governo. Semmai posso fare appelli almeno a cambiare le politiche di questo governo e infatti all’indomani delle Europee abbiamo presentato l’agenda sovranista. Per il resto credo che Matteo sappia fiutare molto bene il sentimento degli italiani e si stia rendendo perfettamente conto anche lui che l’alleanza con i 5 Stelle non verrà tollerata ancora per molto».
Proprio per questo lei sta lavorando alla seconda gamba ma c’è anche chi sta lavorando a una “terza”, con l’obiettivo – secondo le indiscrezioni - di scalzare proprio FdI. Messaggi particolari da lanciare a Giovanni Toti?
«No, non ho particolari messaggi. Non commento le indiscrezioni. Se e quando Toti deciderà effettivamente di passare dalle parole ai fatti parleremo del merito di quello che accade».
Il governatore ligure ieri è ha spiegato che un governo Salvini-Meloni rappresenterebbe un centrodestra “squilibrato”.
«Non sono d’accordo perché FdI, come si sa, è un partito estremamente inclusivo anche nei confronti di mondi che vanno molto oltre il tradizionale perimetro della destra. Lo hanno dimostrato le nostre liste, le tante realtà che hanno aderito al nostro progetto e anche il nostro risultato elettorale. Insomma, in un governo Salvini-Meloni sarebbe più che rappresentato tutto il campo del centrodestra. Mi spiace sentire da Toti le stesse cose che dice la Forza Italia più “nazareniana”».
Lei invoca il voto ma sa bene che dietro un’eventuale implosione del governo c’è chi spera in un pastrocchio tecnico. Come si può tradurre senza patemi questa “nuova maggioranza” disegnata alle Europee?
«Mi rassicura il fatto che alle Europee gli italiani hanno chiaramente detto che non si possono fare più i giochi di Palazzo perché se si va a votare c’è un governo che esce dalle elezioni democratiche, capace di stare in sella cinque anni. Chi dovesse sostenere giochetti e l’ instabilità che ne consegue se ne dovrebbe assumere tutta la responsabilità«.
Ad un anno di distanza dal suo appello chiuderà il cerchio ancora ad Atreju. Dopo aver messo in sicurezza la destra qual è il suo prossimo obiettivo?
«Governare l’Italia».
Per Giorgia Meloni l’ultimo mese è stato denso di soddisfazioni: l’exploit alle Europee, “il sorpasso” nei confronti di Forza Italia nei sondaggi, i complimenti di Viktor Orbán, le vittorie alle Amministrative e, domenica, la conquista di Cagliari.
Altro che piccola Fiamma…
«Sono molto fiera del lavoro che abbiamo fatto, ci è costato tanto, tanto lavoro ma la destra c’è, cresce, vince, rispetto a chi pensava che potesse essere cancellata dopo le note vicende. Sono fiera che questo merito possa essere ascritto a noi».
Il vostro Paolo Truzzu è il nuovo sindaco del capoluogo sardo con Fratelli d’Italia primo partito della coalizione. Che risultato è?
«È la dimostrazione che continuiamo a crescere, che abbiamo una classe dirigente nel territorio estremamente spendibile e che il nostro è un partito credibile per governare a livello locale e nazionale».
Avete strappato alla sinistra l’ennesima città simbolo, per otto anni monopolio di Massimo Zedda, una sorta di guru per la rive gauche. Questo destra-centro, insomma, è una cosa seria.
«È la conferma che c’è un centrodestra assolutamente vincente, a traino sovranista, con Fdi e Lega, e penso che ciò debba rappresentare un segnale anche per il governo nazionale. E sì, per la sinistra non esistono più roccaforti, lo abbiamo dimostrato ancora prima di Cagliari con la vittoria di Pistoia, strappata da FdI dopo settant’anni. Questo è il frutto della credibilità dei percorsi, dei progetti e di una destra che sui temi sociali è stata molto più credibile di una sinistra schiacciata sui poteri forti e sulle banche».
Dalla Sardegna, ha detto, parte anche un segnale nazionale. Rivolto a chi?
«Al centrodestra ma soprattutto al governo. Mi sembra che gli italiani stiano dicendo molto chiaramente che alla guida vogliono un esecutivo che abbia le idee molto più chiare su una serie di temi – dal taglio delle tasse al sostegno al mondo della produzione, dalla tutela della famiglia alla lotta all’immigrazione clandestina – invece alla volte i 5 Stelle si rivelano più a sinistra della sinistra. Non ricordo di aver mai sentito nemmeno Laura Boldrini dire che la festa del 2 giugno andasse dedicata ai rom e agli immigrati».
Matteo Salvini e Giorgia Meloni oggi valgono da soli più del 40%. Il leader della Lega, però, formalmente continua a giurare amore all’attuale esecutivo.
«Non può fare diversamente finché decide di continuare a far parte del governo. Certo, non so per quanto tempo gli italiani continueranno a “perdonargli” l’accordo con i 5 Stelle. Credo che questo lo sappia anche lui. Per carità, io non faccio appelli a far cadere il governo. Semmai posso fare appelli almeno a cambiare le politiche di questo governo e infatti all’indomani delle Europee abbiamo presentato l’agenda sovranista. Per il resto credo che Matteo sappia fiutare molto bene il sentimento degli italiani e si stia rendendo perfettamente conto anche lui che l’alleanza con i 5 Stelle non verrà tollerata ancora per molto».
Proprio per questo lei sta lavorando alla seconda gamba ma c’è anche chi sta lavorando a una “terza”, con l’obiettivo – secondo le indiscrezioni - di scalzare proprio FdI. Messaggi particolari da lanciare a Giovanni Toti?
«No, non ho particolari messaggi. Non commento le indiscrezioni. Se e quando Toti deciderà effettivamente di passare dalle parole ai fatti parleremo del merito di quello che accade».
Il governatore ligure ieri è ha spiegato che un governo Salvini-Meloni rappresenterebbe un centrodestra “squilibrato”.
«Non sono d’accordo perché FdI, come si sa, è un partito estremamente inclusivo anche nei confronti di mondi che vanno molto oltre il tradizionale perimetro della destra. Lo hanno dimostrato le nostre liste, le tante realtà che hanno aderito al nostro progetto e anche il nostro risultato elettorale. Insomma, in un governo Salvini-Meloni sarebbe più che rappresentato tutto il campo del centrodestra. Mi spiace sentire da Toti le stesse cose che dice la Forza Italia più “nazareniana”».
Lei invoca il voto ma sa bene che dietro un’eventuale implosione del governo c’è chi spera in un pastrocchio tecnico. Come si può tradurre senza patemi questa “nuova maggioranza” disegnata alle Europee?
«Mi rassicura il fatto che alle Europee gli italiani hanno chiaramente detto che non si possono fare più i giochi di Palazzo perché se si va a votare c’è un governo che esce dalle elezioni democratiche, capace di stare in sella cinque anni. Chi dovesse sostenere giochetti e l’ instabilità che ne consegue se ne dovrebbe assumere tutta la responsabilità«.
Ad un anno di distanza dal suo appello chiuderà il cerchio ancora ad Atreju. Dopo aver messo in sicurezza la destra qual è il suo prossimo obiettivo?
«Governare l’Italia».
Ad avere una destra guidata da un tarsio simile viene voglia di diventare apolidi ,non se ne esce piu pare di stare in un incubo non CE ne sta uno decente , avere una destra guidata da sta qui vuol dire che le destre sono da obitorio
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