'Diabolik': " la bomba lanciata nella sede Irriducibili ha un movente politico, siamo pronti"
"Se vogliono tornare al terrorismo degli anni '70, a quel clima, noi siamo pronti. Anzi, io non vedo l'ora e di certo non ci tiriamo indietro".
Parole chiare, dirette, che non lasciano dubbi ad interpretazione alcuna, quelle pronunciate da Fabrizio Piscitelli, conosciuto con l'appellativo di Diabolik, leader degli Irriducibili della Lazio commentando la bomba fatta esplodere alle prime ore di lunedì 6 maggio davanti alla sede dello storico gruppo ultras della Lazio.
"Siamo abituati a peggio, dice Piscitelli, paura mai, per carità; è chi ha messo la bomba che ha dimostrato di aver paura. E' un atto vigliacco, fatto di notte: avrebbero potuto ferire chi dorme nei paraggi, in strada. Sanno dove stiamo, sanno dove abito e sanno bene che al di là di quella saracinesca c'è una associazione che si occupa del sociale, dove non si fa politica. Noi andiamo allo stadio, fine. Poi, certo, siamo fascisti, gli ultimi fascisti di Roma, e non rinneghiamo nulla". E' un movente politico, dunque, ad aver armato la mano di chi ha lanciato l'ordigno rudimentale: "Se andiamo per logica - spiega Diabolik - quanto accaduto si può ricondurre a quella situazione (lo striscione su Mussolini esposto a corso Buenos Aires il 25 aprile scorso, ndr) ma a quel punto, ripeto, non ci tiriamo indietro".
Parole chiare, dirette, che non lasciano dubbi ad interpretazione alcuna, quelle pronunciate da Fabrizio Piscitelli, conosciuto con l'appellativo di Diabolik, leader degli Irriducibili della Lazio commentando la bomba fatta esplodere alle prime ore di lunedì 6 maggio davanti alla sede dello storico gruppo ultras della Lazio.
"Siamo abituati a peggio, dice Piscitelli, paura mai, per carità; è chi ha messo la bomba che ha dimostrato di aver paura. E' un atto vigliacco, fatto di notte: avrebbero potuto ferire chi dorme nei paraggi, in strada. Sanno dove stiamo, sanno dove abito e sanno bene che al di là di quella saracinesca c'è una associazione che si occupa del sociale, dove non si fa politica. Noi andiamo allo stadio, fine. Poi, certo, siamo fascisti, gli ultimi fascisti di Roma, e non rinneghiamo nulla". E' un movente politico, dunque, ad aver armato la mano di chi ha lanciato l'ordigno rudimentale: "Se andiamo per logica - spiega Diabolik - quanto accaduto si può ricondurre a quella situazione (lo striscione su Mussolini esposto a corso Buenos Aires il 25 aprile scorso, ndr) ma a quel punto, ripeto, non ci tiriamo indietro".
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