Alessandro Giuli: il 25 aprile ormai e' diventato una sagra di paese
Puntuale come una sagra paesana, arriva anche quest'anno il 25 aprile con la sua coda stanca di polemiche per tanti giornalisti pigri e pochi lettori annoiati.
Nato per celebrarare la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, un dono degli americani presto trasformati in medaglia dai resistenti della prima e soprattutto ultima ora, l'appuntamento si e' via via sovraccaricato di nostalgico e conflittualità.
In una nazione dalla coscienza debole e dalla memoria selettiva, in cui gli spettri del novecento sono ancora proiettili da sparare sulla carne viva dell'attualità, è fatale che momenti di condivisione siano altri.
Sicché da giorni i sinceri democratici almanaccano su cosa farà il ministro dell'interno Salvini: si nota più se decide di prendersi qualche vaffa alla consueta manifestazione di Milano o se persevera nel color delegittimare questo anniversario di divisione nazionale?
Lui ha già stabilito che andrà a Corleone in Sicilia per l'inaugurazione di un commissariato di Polizia insieme con il governatore siciliano Nello Musumeci e il capo della polizia Gabrielli.
Salvini è furbo,sa benissimo che buona parte del suo elettorato è d'accordo con lui quando afferma che la festa della liberazione " si è tinta un po' troppo di rosso ed invece dovrebbe tornare ad essere la festa di tutti".
Scaltro, il vice premier leghista, poiché i nostalgici di sinistra sono una minoranza
influente nel mondo dei media ma appunto residuale in una Italia più affezionata agli effetti positivi del 25 aprile che alle dispute sulle sue cause: fascismo e comunismo non torneranno più.
Se ne faranno mai una ragione i partigiani dell'Anpi, alla perenne ricerca di una seconda giovinezza da attingere valorizzando qualche ragazzino dei liceali?
E si rassegneranno mai gli inconsolabili in camicia nera e testa rasata che pascolano nelle catacombe di un neofascismo da operetta buono per un titolo su Repubblica?
Quelli che chiamano invasori americani sono un prodotto di Benito Mussolini e della sua banda.
E l'Ue antifascismo dei Beppe Sala e dei sindacalisti vari che sfileranno a braccetto per la città di Ambrogio non è meno incongruo dell'Ur fascismo dei gonzi mussoliniani.
Tempo perso, sottratto al culto della pietas privata( sacrosanta dappertutto) e al faticoso lavoro della storiografia neutrale(sempre benedetta)
Se la sagra dei nostalgici non vedrà alcun ministro leghista,non è perché l'Italia viaggia spedita verso una nuova torsione totalitaria ma perché i salviniani sono indisponibili a farsi ricoprire di contumelie dai sacerdoti del culto antica, che nella loro semplice presenza scorgerebbero una provocazione.
Fara'eccezione il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in viaggio verso Vittorio Veneto con il capo dello Stato Sergio Mattarella: lì almeno la ricorrenza si arricchirà di suggestioni patriottiche legate alla grande guerra.
Da Libero di martedì 23 aprile
Nato per celebrarare la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, un dono degli americani presto trasformati in medaglia dai resistenti della prima e soprattutto ultima ora, l'appuntamento si e' via via sovraccaricato di nostalgico e conflittualità.
In una nazione dalla coscienza debole e dalla memoria selettiva, in cui gli spettri del novecento sono ancora proiettili da sparare sulla carne viva dell'attualità, è fatale che momenti di condivisione siano altri.
Sicché da giorni i sinceri democratici almanaccano su cosa farà il ministro dell'interno Salvini: si nota più se decide di prendersi qualche vaffa alla consueta manifestazione di Milano o se persevera nel color delegittimare questo anniversario di divisione nazionale?
Lui ha già stabilito che andrà a Corleone in Sicilia per l'inaugurazione di un commissariato di Polizia insieme con il governatore siciliano Nello Musumeci e il capo della polizia Gabrielli.
Salvini è furbo,sa benissimo che buona parte del suo elettorato è d'accordo con lui quando afferma che la festa della liberazione " si è tinta un po' troppo di rosso ed invece dovrebbe tornare ad essere la festa di tutti".
Scaltro, il vice premier leghista, poiché i nostalgici di sinistra sono una minoranza
influente nel mondo dei media ma appunto residuale in una Italia più affezionata agli effetti positivi del 25 aprile che alle dispute sulle sue cause: fascismo e comunismo non torneranno più.
Se ne faranno mai una ragione i partigiani dell'Anpi, alla perenne ricerca di una seconda giovinezza da attingere valorizzando qualche ragazzino dei liceali?
E si rassegneranno mai gli inconsolabili in camicia nera e testa rasata che pascolano nelle catacombe di un neofascismo da operetta buono per un titolo su Repubblica?
Quelli che chiamano invasori americani sono un prodotto di Benito Mussolini e della sua banda.
E l'Ue antifascismo dei Beppe Sala e dei sindacalisti vari che sfileranno a braccetto per la città di Ambrogio non è meno incongruo dell'Ur fascismo dei gonzi mussoliniani.
Tempo perso, sottratto al culto della pietas privata( sacrosanta dappertutto) e al faticoso lavoro della storiografia neutrale(sempre benedetta)
Se la sagra dei nostalgici non vedrà alcun ministro leghista,non è perché l'Italia viaggia spedita verso una nuova torsione totalitaria ma perché i salviniani sono indisponibili a farsi ricoprire di contumelie dai sacerdoti del culto antica, che nella loro semplice presenza scorgerebbero una provocazione.
Fara'eccezione il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in viaggio verso Vittorio Veneto con il capo dello Stato Sergio Mattarella: lì almeno la ricorrenza si arricchirà di suggestioni patriottiche legate alla grande guerra.
Da Libero di martedì 23 aprile
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