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Trieste ricorda le vittime delle foibe e l'eroismo di Maria Pasquinelli.

Trieste non scorda. Per ricordare chi combatté per la sua Terra. Per ricordare i crimini dei "liberatori" comunisti ed anglo americani. Per rivendicare cosa vuol dire lottare.
Questo è il tema del presidio organizzato sabato 9 febbraio a Trieste in viale XX Settembre con inizio alle ore 17:00 dalla sezione triestina del Veneto Fronte Skinheads , dalla Comunità di Avanguardia Nazionale e dal Gruppo Unione Difesa.
In occasione del presidio di sabato 9 febbraio, giorno precedente alla giornata del ricordo verranno ricordate le vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre degli istriani, dalmati e fiumani alla fine della seconda guerra mondiale e verrà inoltre commemorata la figura di Maria Pasquinelli, di professione insegnante che il 10 febbraio del 1947 uccise il generale Robert de Winton come atto di protesta per l'assegnazione della città di Pola alla Jugoslavia, colpendolo alla schiena con 3 colpi.
Poi lasciò cadere la pistola a terra e si lasciò arrestare da un soldato britannico.
In tasca a Maria Pasquinelli fu trovato un biglietto di rivendicazione nel quale si leggeva: 
"Mi ribello, col fermo proposito di colpire a morte chi ha la sventura di rappresentarli, ai Quattro Grandi i quali, alla Conferenza di Parigi, in oltraggio ai sensi di giustizia, di umanità e di saggezza politica, hanno deciso di strappare ancora una volta dal grembo materno le terre più sacre d'Italia, condannandole o agli esperimenti di una novella Danzica o con la più fredda consapevolezza, che è correità, al giogo jugoslavo, sinonimo per la nostra gente indomabilmente italiana, di morte in foiba, di deportazioni, di esilio".
Quando cominciò il processo contro la Pasquinelli, davanti alla corte militare nel marzo del 1947 l'insegnata si dichiarò colpevole dei fatti addebitategli e spiegò le ragioni che l'avevano indotta a compiere tale gesto. Il 10 aprile la Corte Alleata pronunciò condanna a morte ed all'invito di appellarsi entro 30 giorni Maria Pasquinelli cosi rispose: "Ringrazio la Corte per le cortesie usatemi, ma fin d'ora dichiaro che mai firmerò la domanda di grazia agli oppressori della mia terra.
Il giorno dopo Trieste fu invasa di manifesti tricolori nei quali vi era scritto: " dal pantano è nato un fiore, Maria Pasquinelli, viva l'Italia.
La condanna a morte fu poi commutata in ergastolo dal comando alleato, da scontare in Italia. Dopo 17 anni chiese e ottenne la grazia presidenziale, tornando libera nel 1964 tornando a Bergamo dove ha vissuto fino al 2013, anno della sua morte da centenaria.



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