Sangue a San Siro: i passeggeri della Volvo si palleggiano la responsabilità della guida
Sono salite a otto le persone indagate a Napoli nell'ambito delle indagini sulla morte di Daniele Belardinelli, il capo dei Blood and Honour investito il giorno di Santo Stefano durante gli scontri che hanno preceduto la partita Inter-Napoli. Sono indagati i 5 tifosi azzurri, tra cui un minorenne, che erano a bordo della Volvo V40 sequestrata dalla magistratura milanese. Ma le indagini della Digos hanno identificato anche altri tre ultras napoletani che viaggiavano a bordo di una seconda auto del convoglio azzurro, ritenuta coinvolta nell'incidente. Anche questa seconda vettura, a breve, dovrebbe essere sequestrata. Per tutti si ipotizza il reato di omicidio volontario e ieri mattina alcuni di loro sono stati ascoltati dagli investigatori della Digos di Milano, in trasferta nel capoluogo campano.
Le indagini degli investigatori sono intanto destinate ad allargarsi: nei prossimi giorni verranno sentite altre persone. Il nodo della questione sta nel fatto che gli indagati si rimpallano la responsabilità su chi fosse alla guida della Volvo V40 sotto sequestro. Nessuno, in sostanza, ha ammesso di aver investito Belardinelli. Per questo motivo, così come era successo per il difensore di Da Ros, l'avvocato Coppola ha dovuto astenersi dal difendere due indagati: evidentemente le posizioni dei singoli sono in conflitto. Gli inquirenti hanno individuato altre auto. Agli otto tifosi azzurri indagati sarebbe stato contestato anche il reato di rissa.
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