Presente per Ramelli: 7 anni dopo 20 rinviii a giudizio a Milano
E' un vecchissimo processo, perché i fatti risalgono al 2012. Ma soprattutto appare vecchia la logica giuridica che anima il gip milanese che ha deciso di non tenere conto di quello che è oramai l'orientamento omogeneo della Cassazione sulla legittimità del rito del Presente nelle commemorazioni dei caduti.
Sono stati infatti rinviati a giudizio 20 neofascisti milanesi che sette anni fa, a Milano, fecero saluti romani ed esibirono croci celtiche durante un corteo di 4 ore, e a cui parteciparono 700 persone, per commemorare lo studente Sergio Ramelli e l’avvocato Enrico Pedenovi, uccisi negli anni ’70, rispettivamente da Avanguardia operaia e da un gruppo di fuoco dell'Autonomia operaia, e Carlo Borsani militare e stretto collaboratore di Mussolini ucciso nell’aprile del 1945.
Lo ha deciso il gup Anna Calabi accogliendo la richiesta di processo del pm Piero Basilone, che ha contestato ai 20 imputati l’articolo 5 della legge Scelba, che punisce le "manifestazioni fasciste", e l’articolo 2 della legge Mancino che punisce organizzazioni, associazioni, movimenti che incitano "alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi". Una decisione quella del gup, che ha fissato l’inizio del processo per il 5 aprile alla prima sezione penale, che ribalta la linea di una sentenza di proscioglimento del 2015 emessa da un altro gup di Milano per un caso analogo di saluti fascisti per commemorare Ramelli, Pedenovi e Borsani.
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