Letti da noi 19/ Il Diavolo e la coda, il romanzo storico di Walter Jeder
Per la diciannovesima puntata della rubrica Letti da noi, il collega Alessandro Alberti recensisce il romanzo storico di Walter Jeder intitolato "Il Diavolo e la Coda, edito dalle edizioni Aga.
Un romanzo di cui consigliamo una attenta lettura al fine di approfondire tramite le vicissitudini del suo protagonista, i mutamenti storici e sociali, le due guerre mondiali e una rivoluzione, di cui l'Italia, si è resa protagonista nel secolo breve.“Il diavolo e la coda”, romanzo storico di Walter Jeder (edizioni AGA, dicembre 2018) ha il pregio di narrare, in modo snello, tramite le vicissitudini del suo spavaldo primo attore, i mutamenti storici e sociali, le due guerre mondiali e una rivoluzione, di cui l’Italia, nel bene e nel male, si è resa protagonista nel secolo breve.
Pasquale Bonino è un'anima inquieta, ma soprattutto libera, sganciata dai codici di una società, quella contadina, ancora legata a mille superstizioni. Sin da ragazzo, per la disperazione dei genitori e dei suoi compaesani, decide di prendersi beffa dei creduloni, punendoli con scherzi al limite dell’incoscienza, capace di giocarsi l'incolumità fisica pur di portarli a termine. Esperienze di strada e fatali incontri influiranno sul suo destino non comune. Anche le prime disordinate letture anarchiche, grazie allo zio Tumlen, spesso ridotte a mera acquisizione di slogan, incideranno sulla sua formazione mentale e politica. Animo ribelle, trova il modo di essere cacciato dalla sua Valbormida, che ormai gli sta stretta, per raggiungere Savona. Lì impara un mestiere, ma non perde mai quella smania di avventura che lo porterà a seguire il grande circo di Buffalo Bill in tournée in Italia. Come nella canzone “Buffalo Bill” di De Gregori, il giovane protagonista potrebbe identificarsi nella strofa “A quel tempo io ero un ragazzo che giocava a ramino, che fischiava alle donne…” Seguendo quella pista, il ragazzo si fa uomo precocemente, inizia la scoperta dell'universo femminile dando sfogo alla sua esuberanza, ma soprattutto, impara a conoscere le città in cui lo spettacolo fa tappa. Un bagaglio di esperienze che avrebbe poi raccontato ai nipoti lasciando nitide fotografie di un’epoca. Le descrizioni delle città e dei costumi dei rispettivi abitanti, del primo ‘900, infatti, forniscono uno spaccato interessante di questi grandi nuclei abitati.
Il linguaggio dell'autore è gradevole e frizzante, fuori dagli stereotipi del narratore classico. Scorre via raffinato, divertente e sottile, capace di ricorrere all'uso di proverbi liguri, anche triviali, per colorire le situazioni e rendere vive le conversazioni.
La vita del giovane Bonino cambia, quando assolti gli obblighi di leva da Alpino, uscirà forgiato da uno spirito patriottico e di bandiera che lo stupiranno. Lui che pensava di non appartenere a nessuno.
Anche la successiva esperienza durante la guerra coloniale, in Tripolitania, diviene motivo di riflessione per quel giovane avventuriero senza regole. Le battaglie e le stragi, la violenza dei nemici gli daranno una visione diversa rispetto a quando era partito e l'amor patrio oltre che la necessità di non lasciare la pelle in Libia, lo trasformeranno in un vero combattente, affrancato da qualsiasi rigurgito pacifista.
Il susseguirsi degli eventi lo porteranno altrove, tra ripassi di anarchia e la prima guerra mondiale. La sua indole anarchica e le simpatie socialiste coltivate in una tripperia di Savona, saranno anche la base della formidabile metamorfosi che lo porterà ad abbracciare la rivoluzione fascista. Con la sua agilità spavalda e una dialettica tagliente finirà tra i più apprezzati squadristi della sua zona. Perché spesso la lingua poteva più del manganello. Le scorribande e le vicissitudini di questo personaggio, realmente esistito, rendono lo scritto ancor più avvincente e ricco di colpi di scena, quando svelano storie realmente accadute e giocano, con freschezza strapaesana alla Guareschi, sul ritratto delle figure minori.
Qui, la marcia su Roma acquista un aspetto più realistico, fuori dalla descrizione sonnacchiosa o esageratamente enfatica utilizzata da altri scrittori. La differenza tra la narrazione di Jeder e quella ormai consueta, consiste nel ricordare che la mobilitazione, seppur voluta per realizzare una rivoluzione reale, trasversale, che comprendesse tutti gli strati sociali e le varie appartenenze ideologiche, era pur sempre un bluff ben riuscito. In quel gioco a distanza tra Roma, dove risiede il governo, e Milano, dove Mussolini muove sapientemente le sue pedine, la Rivoluzione, di fatto, diviene scacco al re.
Scorrendo le 460 pagine del libro, la trama si fa complessa. Molti altri episodi vedono protagonista lo scaltro e agile Pasquale, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Poi, gradualmente, vengono inseriti nuovi personaggi a completare un racconto denso di storicità ma anche di sentimenti, autentici e forti, umane debolezze e atti di vera e propria ferocia. Tra questi personaggi spiccano la sorella Lydia, e la coraggiosa figlia Elsa che va sposa a Cesare, intransigente testimone della vicenda bellica sui mari. Un uomo inattuale, carico, come ha avuto modo di osservare Jeder, di un rigore morale incapace di fare sconti.
Il diario familiare s’interseca alla scansione della storia bellica. La Marina Militare Italiana lasciata a se stessa dopo il vergognoso armistizio dell'8 settembre. La guerra civile italiana con i suoi morti, trucidati dai partigiani e mai sufficientemente ricordati, se non dimenticati, trovano spazio in questo percorso a schede, con due registri di scrittura, voluto dall'autore. Si affaccia, infine, la cosiddetta “Italia della ricostruzione”, un’epoca “di pace” in cui in realtà era ancora in atto la strisciante, quanto violenta, resa dei conti, nei confronti di chi era rimasto coerente con l'idea fascista. Conti truccati, fino all’infamia.
Il bellissimo e appassionante racconto di Walter Jeder si snoda, tra fatti realmente accaduti e momenti di vita vissuta dai suoi familiari. Resta scolpito, al tratto, Pasquale Bonino: il guitto, il furetto, l'amante dell'avventura e delle donne, ma anche il padre rigido e intransigente. Destino unico e comune di uomo che parte da una piccola città (“bastardo posto”, direbbe Guccini) per togliersi quella fame di conoscenza che lo accende e finisce con l’esaurire, anno dopo anno, anche attraverso una serie di delusioni o di prese di coscienza, tutta la sua dote di spavalderia nella consapevolezza che la vita non è solo esaltazione ma anche disincanto.
Il libro è un autentico capolavoro, perché riesce a coniugare storie ordinarie, che molte famiglie italiane hanno vissuto, con quelle straordinarie dei grandi personaggi che hanno marcato il corso tumultuoso di un secolo di storia italiana, impiegando il tono semplice e coinvolgente di chi racconta davanti al camino.
“Il Diavolo e la coda” merita di essere letto anche per avere una conoscenza più ampia di tanti episodi spesso taciuti o raccontati in modo sbiascicato dalla bibliografia ufficiale. Finalmente un libro che diverte e allo stesso tempo inquieta, mentre apre una finestra nuova sul nostro passato.
Di Walter Jeder sapevo l'abilità dialettica, la cultura enciclopedica, la professione di comunicatore. Ignoravo la sua capacità di scrittura che da sintesi giornalistica prende il respiro più ampio del suo primo romanzo.
Per chi non lo sapesse, Jeder è stato anche animatore e presentatore dei Campi Hobbit, ma questa è un'altra storia. O forse no.
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