Bruno Esposito ricorda l'amico e camerata Emiddio Novi
In una sala dei Baroni gremita come non mai, in un lunedì mattina di inizio inverno è stato ricordato Emiddio Novi,le sue idee, il suo coraggio, la sua coerenza, con un incontro davvero molto sentito e partecipato.
All'evento fortemente voluto dalla famiglia Novi, hanno preso parte esponenti del mondo del giornalismo come Ottavio Lucarelli, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, Antonio Sasso, direttore de Il Roma, Ugo Maria Tassinari, già direttore di Cronache di Napoli e fondatore di questo blog ed esponenti del mondo politico come Renato Schifani, presidente del Senato, l'onorevole Gigi Casciello, esponenti di spicco di Forza Italia, ad Antonio Martusciello, già deputato di Forza Italia, Amedeo Laboccetta, già deputato di Forza Italia, Antonio Bassolino, già sindaco di Napoli e governatore della Campania, Bruno Esposito, già consigliere regionale della Campania.
Di Emiddio Novi tracciamo un ricordo squisitamente politico di militante politico grazie all'orazione in sua memoria tenuta questa mattina da Bruno Esposito, che riportiamo fedelmente.
Ringrazio Errico Novi e con lui Alessandro, Vittorio e la carissima amica di una vita Pinuccia, ringrazio dicevo per tutti Errico che ha voluto sapientemente dosare le testimonianze in questo importante evento che stiamo stamane celebrando in onore di Emiddio.
Altri hanno illustrato ed illustreranno le eccezionali doti di Emiddio come politico, come legislatore, di uomo delle Istituzioni, di giornalista, di scrittore, di pater familias e tant’altro ancora, attività tutte svolte con enorme impegno, capacità e sacrificio.
Personalmente sono fiero ed orgoglioso di essere stato chiamato da Enrico come militante politico, come amico e camerata di Emiddio, perché fra di noi ci siamo sempre chiamati e ritenuti tali nella nostra lunghissima consuetudine di vita.
Il nostro rapporto di militanza e di profonda amicizia inizia a poco più 14 anni quando, coetanei, c’incontrammo nella sezione Vomero del MSI, intestata al combattente della RSI Vito Videtta. Era il luglio nel 1960, quando la sinistra impedì con la forza che si celebrasse il Congresso del Nazionale del partito che in quell’occasione doveva decidere se e come sostenere il governo presieduto dall’on.le Tambroni.
Quell’evento ci colpì in maniera profonda e determinò la nostra ferma volontà di reagire a quella violenza rafforzando l’impegno. Si sviluppò una passione politica fortissima che si espresse prima con la militanza nella Giovane Italia nelle scuole superiori e poi all’Università con il Fuan quando Emiddio, nel !968, prendendo la testa del nostro movimento giovanile si oppose alla semplicistica e pur comprensibile reazione in chiave anticomunista al Movimento studentesco, non ancora del tutto inglobato nella sinistra, per elaborare analisi, tesi e progetti che oggi chiameremmo sovranisti e nazional populisti, mettendo in campo prima Potere Europeo e poi Università Europea, elaborando tesi apertamente eretiche e rivoluzionarie in netto e stridente contrasto con la destra ufficiale, ottusamente conservatrice , tutta legge ed ordine.
Emiddio fu il nostro ideologo, la sua predicazione, (perché di questo si trattò) congiunta ad una singolare capacità oratoria, ci affascinò e ci spinse a portare avanti tesi che aprirono una breccia fra gli studenti ai quali riuscimmo in qualche modo a rappresentare un’altra contestazione e non una reazione conservatrice a favore di un’ordine che non era affatto da salvare e conservare.
Per qualche anno ci siamo persi ancora, presi dai nostri rispettivi impegni professionali e politici con giornate di lavoro ben oltre i limiti della sopportazione fisica, per poi ritrovarci miracolosamente un giorno sul palco dell’Augusteo, nella stessa piazzetta che per anni aveva ospitato la mitica Federazione del MSI, lui candidato a sindaco di Napoli ed io segretario provinciale di Alleanza Nazionale, a presentare la sua candidatura …….noi trasgressivi, eretici e rivoluzionari a svolgere ruoli istituzionali : ne ridemmo lì a lungo senza che nessuno potesse capirne il perché.
Ci siamo ritrovati ancora in questi ultimi anni.
Non c’è stato giorno che non ci sentissimo per organizzare con Pietro Golia, altro durissimo lutto per la nostra dispersa Comunità, con Massimo Scalfati ed altri, questa o quella iniziativa, presentare libri, partecipare a dibattiti, tentare d’incidere nella realtà, anche virtuale del web e dei social, con la nostra Associazione, la Città di Camelot, di cui Emiddio era presidente.
Dopo circa sessant’anni dal nostro primo incontro nella sede del MSI di via Kerbaker, circa 4 anni fa ci recammo insieme a piazza del Popolo, a Roma, al comizio di Salvini per leggere quella folla, capire la direzione degli eventi, interpretarli per approfondirne il senso e la prospettiva. Era nata, forse inconsapevolmente, la rivoluzione populista che Emiddio aveva lucidamente profetizzato. Ma in quello stesso giorno, sempre a Roma, spalla a spalla, partecipammo al corteo organizzato da vari gruppi della destra radicale per ricordare il quarantennale della morte del giovane militante greco Mikis Mantakas ucciso a Roma dall’estrema sinistra, partecipando, commossi, al rito del saluto con il triplice presente.
Così anche, spalla a spalla, proprio quest’anno, partecipammo con ritrovato entusiasmo giovanile al potente ed interminabile corteo di Casa Pound a Roma per celebrare i caduti della sezione missina di Acca Larentia.
Non aveva (non avevamo e non abbiamo, quelli come noi) più un giornale sul quale scrivere ed un partito nel quale militare, ma Emiddio non aveva smesso di indicare le linee di vetta, i valori da difendere, le priorità, le battaglie da fare scrivendo su facebook e su twitter articoli di fondo che avrebbero meritato le prime pagine di quotidiani nazionali per il loro spessore e la profondità di analisi.
Era contento Emiddio: la rivolta dei popoli europei contro le burocrazie di Bruxelles, contro i funzionari della turbofinanza parassitaria ed usuraia, quella rivolta che egli aveva auspicato a difesa delle identità nazionali, dei valori e delle tradizioni dei popoli che si riappropriavano della loro sovranità e con essa della tutela e della gestione dei loro interessi fondamentali, quella rivolta dunque era in pieno svolgimento ed inarrestabile.
Non c’è giorno da quella tragica scomparsa che io non mi chieda cosa Emiddio ne avrebbe pensato, di questo e di quell’evento, come avrebbe interpretato e come ne avrebbe scritto e poi vado a rileggere i suoi numerosi e sempre incisivi post quotidiani, letti condivisi e rituittati nel tempo da decine di migliaia di persone, che conservo gelosamente fra i miei file e dentro di me lo ringrazio per avermi ancora una volta illuminato, anche oggi guardando non sorpreso alla TV, la rivolta dei gilet gialli francesi contro un presidente di plastica inventato all’ultimo momento con una enorme campagna mediatica, senza precedenti, per tutelare determinati poteri terrorizzati dalla prospettiva che potesse vincere Marine Le Pen
Ciao Emiddio, la dittatura dei banchieri, tema del tuo importante sforzo librario, sta per crollare, possiamo riprendere a cantare come facemmo un tempo…….. il domani appartiene a noi!
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