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Attacchi al regista di Rosso Istria, il film sulla tragedia delle Foibe: "Lei è un Fascista".

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Sono molti gli insulti personali ma anche le minacce e gli attacchi che sta subendo in queste ore il regista di "Red Land - Rosso Istria", Maximiliano Hernando Bruno, per aver fatto un film sull'eccidio delle Foibe ed aver raccontato la vicenda della giovane istriana Norma Cossetto, assassinata in Istria dai partigiani comunisti durante la Seconda guerra mondiale.

I messaggi postati su Facebook dai negazionisti con profili farlocchi, che negano e riducono i tremendi crimini delle Foibe, prendono di mira il regista accusandolo - tra una minaccia e l'altra - di essere un fascista e un revisionista per aver raccontato quei crimini commessi settant'anni fa in nome dell'ideologia comunista. Crimini, in effetti, negati per decenni, con libri messi al bando, riemersi da pochi anni con tutto il loro carico di odio e di ferocia ideologica. «Volevo dirle - questo è uno dei messaggi che si leggono sulla pagina facebook del film - che lei si dovrebbe vergognare. Mi auguro che faccia la fine di Cristicchi (autore del musical “Magazzino 18”) che si è visto stroncare la carriera dopo aver propagandato revisionismo storico. Lei è un fascista».
Il film, di elevata qualità tecnica e che si avvale di un cast di fama internazionale, approderà nelle sale italiane il 15 novembre.  “Rosso Istria” ci riporta nel settembre 1943, nei giorni in cui nei territori italiani martoriati dalla guerra scoppia il caos: il maresciallo Badoglio, capo del Governo italiano, chiede ed ottiene l’armistizio da parte degli anglo-americani e unitamente al re fugge da Roma, lasciando l’Italia allo sbando. L’esercito non sa più chi è il nemico e chi l’alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati abbandonati a sé stessi nei teatri di guerra ma anche e soprattutto per le popolazioni civili istriane, fiumane, giuliane e dalmate, che si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani comunisti di Tito che avanzano in quelle terre. In questo complesso contesto storico, avrà risalto la figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda all’Università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani titini, per la sola colpa di essere Italiana. Il suo corpo fu recuperato dalla foiba di Surani nel dicembre 1943.  

Maximiliano Hernando Bruno incassa in silenzio gli attacchi sul social trincerandosi dietro a un "no comment". La testata "TriestePrima", che ha tentato di intervistarlo, fa sapere che il regista non intende rilasciare nessuna dichiarazione sull'accaduto.

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