3 novembre 2008: muore Domenico Leccisi. Liberò la salma di Mussolini
Un post di facebook di cinque anni fa. Giacinto Reale, riportando il racconto dell'impresa che lo ha reso celebre, commemora il decennale della morte di Domenico Leccisi, il fascista che "liberò" la salma del duce
“22 aprile 1946: Giungemmo, come Dio volle, al campo 16. localizzata la fossa, secondo le indicazioni fornite dal soldato tedesco prigioniero , Ferruccio e Rino cominciarono a scavare. Al primo colpo di piccone, si fermarono stupiti: il fragore dell’attrezzo calato al suolo echeggiava (siamo intorno alla mezzanotte ndr) fortemente nella quiete della notte. Sembrava battessero su delle pietre. Dopo un attimo di incertezza, gli amici ripresero il lavoro. Superato il primo strato di terra indurita, il rumore cessò. Io, intanto, perlustravo i vialetti contigui, districandomi tra le tombe: pronto a dare l’allarme in caso di necessità….
Dopo circa un’ora e mezza di lavoro, Rino e Ferruccio si accorsero di essere giunti, con la punta dei loro attrezzi, a pochi centimetri da un corpo solido. Lavorarono di sole pale, finchè il coperchio nerastro di una cassa spuntò nel fondo della fossa. Si volsero verso di me, che non li perdevo di vista, facendomi un segno. Li raggiunsi di corsa….abbandonai il piccone e mi calai nella fossa. Afferrai i lati del coperchio, e, con uno strappo, lo divelsi. Accesi la torcia dirigendo il fascio luminoso nel fondo della bara: apparve subito, riconoscibilissima, la testa di Mussolini. Il labbro superiore leggermente contratto scopriva i denti incisivi in una smorfia che appariva come un triste sorriso…..Mussolini giaceva completamente nudo su di uno strato di trucioli di legno anneriti. I calzoni militari di tessuto diagonale, che indossava all’atto dell’arresto e che si vedono strappati e lordi di sangue nelle fotografie che lo ritraggono a piazzale Loreto, buttati sul ventre e sopra le gambe, gli facevano da sudario…..
A gran fatica riuscimmo a far passare una grossa corda sotto il torace ed un’altra sotto le gambe della salma. Agganciate le due legature, riuscimmo ad estrarla del tutto…lo adagiammo sopra un’asse che trovammo lì vicino….
Finalmente vidi Ferruccio avanzare di corsa dal fondo del viale…depositammo la salma nel telo tenda che Ferruccio aveva portato con sé e prendemmo la via del ritorno…Fatti pochi passi, ci accorgemmo che il peso di quel corpo era terribilmente superiore alle nostre forze…fortunatamente, passando per un vialetto interno trovammo, sulla rotonda del Campo 24 una carriola…divenne, ai nostri occhi, il più lussuoso ed ambito carro funebre che potessimo offrire a Mussolini in quel momento…..senza volerlo, formavamo un piccolo corteo funebre. Ferruccio e Rino spingevano la carriola, ed io, indietro, mi guardavo attorno, facendo la guardia…pensai che quello era il primo (e sarà anche l’ultimo funerale concesso all’ex Capo del Governo d’Italia, ed ebbi un moto di ribellione: “Perdonaci, duce, se siamo costretti a renderti gli onori funebri”
(Domenico Leccisi “Con Mussolini, prima e dopo piazzale Loreto”, Roma 1991)
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