26 novembre 1980, Milano. I Nar uccidono il brigadiere Lucarelli
La carrozzeria Luki secondo i giudici di Bologna
Essenziale, a Milano, fu il contatto con la carrozzeria Luki, che, ha detto Soderini, garantì loro la disponibilità di macchine. A Roma, infatti, fino a quel momento non avevano avuto “dei ladri di auto con i quali avere un rapporto continuativo”. Tramite la carrozzeria Luki (in particolare tramite il suo titolare, un amico dell'Addis, soprannominato "Napoli", alias Cosimo Simone), invece, avevano in giornata le auto che a loro servivano per qualsiasi tipo di attività illegale.
La rapina di Cologno
Varie dichiarazioni, assertive di diversi episodi e circostanze, tutti convergenti, lo comprovano. Stefano Soderini (dich. Ass. Milano dell'1.10.1986), ad esempio, ha riferito che per la rapina di Cologno Monzese Cristiano Fioravanti e Mario Rossi vennero appositamente. Anch’essi facevano riferimento alla carrozzeria Luki, dove si fermavano a dormire (e dove c’era anche un forno). Quella rapina fu fatta con due auto procurate dall’Addis, più altre due "del cambio macchina" (ossia, auto su cui salire abbandonando le altre) su cui stavano in una, appunto, Cristiano Fioravanti, Mario Rossi, Belsito, Addis, e nell’altra Valerio Fioravanti, Mambro, Cavallini e lui (Soderini).
L'Opel di Flavia
La ben nota Opel Rekord della Sbrojavacca, (con cui Cavallini e gli altri sarebhero andati a Padova la mattina del 2 agosto 1980 (intestata al concessionario Rodolfo Zannerio, parente della Sbrojavacca), era alla carrozzeria Luki il giorno 26 novembre 1980, quando venne ucciso il brigadiere Ezio Lucarelli.
Gilberto Cavallini, all’udienza del 30.1.2019, ha detto che, poiché a Treviso non riusciva a venderla, decise di portarla lì per ”darle una sistemata”, in quanto "aveva un po' di "cosette da sistemare", e poi cercare di venderla a Milano, che era una piazza più grande, dove si potevano trovare più acquirenti. I proprietari della carrozzeria erano compaesani di Mauro Addis, di Vimodrone, che glieli aveva presentati. Cavallini ne ha ricordato uno, Mimmo (Cosimo Simone).
A Luki andavano balordi e poliziotti
Era un posto frequentato un po' da balordi e anche da poliziotti (che volevano risparmiare e chiudevano un occhio magari sull’attività del Mimmo. Cominciarono quindi ad appoggiarsi a questa carrozzeria per fare le targhe, i libretti, vi collocarono una macchina da scrivere a testina rotante, tutto l’armamentario per poter falsificare o duplicare i documenti di un’automobile. Divenne un loro punto d’appoggio.
Un giorno Vi andarono lui e Soderini e vi trovarono i Carabinieri, che facevano dei controlli, Dopo di che vi fu la sparatoria, e uccisero il brigadiere Lucarelli. Cavallini ha puntualizzato che prima non conoscevano Cosimo Simone, né sua moglie né tutto il contorno di persone (che c’erano, a parte il Todaro, che quindi la frequentava).
La testimonianza della segretaria
Maria Rosa La Fianda è comparsa a testimoniare in questo processo all’udienza del 6.3.2019. Lavoro alla carrozzeria Luki come segretaria dall’aprile 1980 fino al giorno della sparatoria. Il titolare era Cosimo Simone, con lui c’era anche suo nipote Michele Simone.
Il 26 novembre 1980 ella vide due carabinieri che erano venuti a fare dei controlli e una perquisizione. Arrivarono in auto i due terroristi (Cavallini e Soderini) che cercavano Cosimo Simone. Erano uomini che aveva già visto in carrozzeria, sicuramente da settembre 1980 in poi. Uno dei due lo aveva già visto appartarsi varie volte con Cosimo Simone. Era soprannominato ”il ragioniere” (si trattava di Cavallini). L’altro era più giovane. Poi, in quel frangente, accadde che uno dei carabinieri chiese i documenti a Cavaliini, questi disse che li aveva in macchina, andarono nella macchina e Cavallini sparò al carabiniere.
La teste ha poi confermato quanto allora dichiarò a verbale, che aveva redatto la scheda della Opel Rekord di Cavallini e che Cosimo Simone ben conosceva il Cavallini, ii quale nel mese di ottobre si era recato più volte in carrozzeria.
La scheda dell'auto e il ruolo di Addis
La stheda dell’auto era pero intestata a Mauro Addis, non a Cavallini, secondo quanto le ordinò di fare Cosimo Simone, che anzi le disse che l’auto era di Mauro Addis. Ella riconobbe l'Addis in foto. Vide varie volte Addis fermarsi a parlare con Cavallini, e dal loro modo di fare davano l’impressione di essere ”buoni amici”. Cavallini e Addis erano soliti incontrarsi in carrozzeria con altre persone, per la maggior parte giovani.
Cavallini e Cosimo Simone, di regola, si fermavano a parlare tra loro all’esterno dell’ufficio, altre volte si fermavano a discutere in ufficio, dicendole di andarsene a fare un giro e di ritornare non prima di mezz’ora. Dovevano parlare di cose che lei non doveva sentire.
La testimonianza di Soderini
Stefano Soderini (int. PM di Roma del 19.3.1986) si è soffermato diffusamente sulla carrozzeria Luki. Quando Cosimo Simone fu scarcerato, nel 1983 Cavallini lo contattò. Fioravanti poi gli disse, al processo a Padova, per l’attentato al Distretto Militare, che Cavallini temeva che il Simone "cantasse" in quanto stufo di essere arrestato.
Ha poi riferito (int. G.I. di Milano del 3.5.1986) che commisero una rapina a Cologno Monzese lui, Belsito, Addis (che indossava un passamontagna), i fratelli Fioravanti (Valerio aveva il volto travisato con la fodera del poggiatesta dell’autovettura), la Mambro (pure col passamontagna), Mario Rossi e Cavallini. Avevano un FAL che si trovava nel doppio fondo di una Dyane presso 1a carrozzeria Luki, insieme a un M12 e ad altre armi. Era intestate a un amico del Cavallini, e di essa Lorenzo Prudente forniva i tagliandi dell'assicurazione. Dopo la rapina la vettura fu recuperata e portata a Cavallini da tale Graziano Brocchi (l”’uomo da miliardi" di Valerio Fioravanti).
Un ruolo nevralgico
Questo già dimostra quanto la carrozzeria Luki e Cosimo Simone siano stati ”nevralgici” nel periodo milanese dei NAR (e dei loro soci). Ancora Soderini (dich. Ass. Milano dell'1.10.1986 e Ass. App. Milano del 13.10.1987) ha detto che era Addis ad avere tutto il necessario per potere falsificare la documentazione delle auto che erano nella carrozzeria Luki. Nelle carrozzeria venivano tenute le armi che non erano nella dotazione strettamente personale dei singoli, e altre pistole come i grandi revolver, che stavano tutte nascoste nel doppio fondo di una Dyane.
Infatti, proprio per il fatto che erano occultate in un doppio fondo, i Carabinieri, quando fu ucciso il brigadiere Lucarelli, non le trovarono. Poi ci pensò Graziano Brocchi a riportarle al Cavallini (l’auto non fu sequestrata in quanto in regola con i documenti...).
Le confidenze di Fioravanti a Soderini
Soderini ha anche riferito (dich. PM Bologna del 18.2.1987) che Valerio Fioravanti, in carcere, durante l’ora d’aria, gli disse che Addis, a Milano, aveva ricevuto gratuitamente due fucili d'assalto M16 e due M12, che erano in deposito in un luogo che conosceva Cosimo Simone, il quale custodiva le armi per Addia in previsione di una sua imminente scarcerazione. Cristiano Fioravanti (int. PM Milano del 12.6.1981 e del 14.5.1982) ha dichiarato che le armi si trovavano nel doppio fondo della Dyane e che non furono recuperate, erano un FAL belga, un M12 e altre. Prima di essere arrestato, Brocchi riusci a rientrare in possesso della vettura, quando fu dissequestrata, recuperate le armi e riconsegnarle al Cavallini, che da Roma,dove si trovava, risalì a Milano per riprendersele.
Cristiano Fioravanti sulle armi
Secondo Cristiano Fioravanti, ad eccezione del FAL, che fu poi trovato nascosto in un barile vicino a Viterbo, le altre armi furono poi rinvenute e Roma, nel covo di via Prenestina (Ass. Milano 6.11.1986, pp. 150-151). La Dyane fu poi restituita a tale Angelo Rovelli, che ne figurava ancora formale intestatario, il quale non fece obiezioni a riceverla in quanto era stata da lui sostanzialmente venduta al Simone, ma questi non aveva mai provveduto al passaggio di proprietà né lo aveva interamente pagato. Sulle auto intervenivano Cosimo Simone e i suoi lavoranti (quindi, il doppio fondo della Dyane fu opera del Simone e dei suoi) (Ass. App. Milano 5.11.1987, p. 186). Ciò prova ancor più che Simone si valeva della propria attività per mettere a disposizione dei suoi amici criminali vetture che non fossero a loro riconducibili. La carrozzeria Luki fu quindi un luogo di importanza vitale per gli interessi del gruppo criminale facente capo ai NAR e ad Addis: fungeva da deposito di armi e all'occorrenza da alloggio. Vi si svolgevano riparazioni e lavori necessari in officina, e Cosimo Simone si adoperava anche per tenere le armi depositate in luoghi sicuri, altrove.
Luki, una vera base dei Nar
I soggetti che avevano maggiore dimestichezza in carrozzeria erano Cavallini, Valerio Fioravanti e Addis. Non stupisce quindi che, secondo quanto ha. riferito ancora Soderini (dich. Ass. Milano del 13.10.1987) essa sia state comprata dal Simone con i proventi ricavati dai NAR dall’autofinanziamento praticato a Roma. E si comprende ancor più, quindi, come e quanto la loro organizzazione criminale fosse ramificata su scala nazionale. Quell'officina carrozzeria costituì una vera e propria ”base” dei NAR e dei loro complici, e anche un’ancora di salvataggio, quando i NAR si trasferirono a Milano dopo l’emissione degli ordini di cattura conseguenti la Strage di Bologna. Lì essi continuarono a progettare attività delinquenziali, che lì venivano sostenute e organizzate. Lì, all'occorrenza i vari componenti della banda trovavano alloggio e riparo.
Sempre Soderini (int. G.I. Milano del 21.9.1983), infatti, riferì che alcune volte dormì all'interno di autovetture che si trovavano nei locali della carrozzeria (Ass. App. Milano 5.11.1987, p. 182). Si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d.’Assise di Milano del 6.11.1986 (pp. 145-146) che la carrozzeria Luki era divenuta "una vera e propria base logistica del gruppo, la prima e più importante di cui questo poté disporre periodo milanese. Li venivano ricoverati e taroccati gli automezzi da utilizzare nelle varie imprese, lì si falsificavano i documenti, lì trovavano ospitalità i latitanti del gruppo; punto di partenza e di arrivo per le varie imprese, essa doveva inevitabilmente divenire anche crocevia per le armi e, quando necessario, deposito per quel che non costituiva la dotazione personale dei singoli militanti.
Materiali incompatibili con il lavoro del carrozziere
L’esito della perquisizione compiuta il 26.11.1980 conferma tutto questo... l’occultamento delle armi nei locali di via Ofanto era un fatto conosciuto e accettato da tutti gli appartenenti, ‘politici’ o ’comuni’, alla ‘societas’, che di questa carrozzeria disponeva", si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Appello di Milano del 5.11.1987, relative alle attività criminali dei NAR e dei loro alleati durante il periodo milanese: ”La carrozzeria ospitò uomini e mezzi, fu punta di ritrovo e di appoggio per le varie attività criminose, al suo interno venivano falsificati documenti (la carrozzeria fu dotata da Cavallini di apposite macchine da scrivere).
In sede di perquisizione susseguente all‘omicidio del brigadiere Lucarelli fu rinvenuto un sacchetto con piombi e punzoni tipografici, oltre a 27 punzoni con lettere dell’alfabeto da otto millimetri, del tutto estranei a una ‘tipica' e lecita attività di carrozziere. Quando Soderini e Cavallini si recarono da Simone e poi uccisero il brigadiere Lucarelli, avevano una serie di materiale rilevante per la falsificazione di documenti, come timbri della Prefettura di Milano, di passaporti, di lastrine con la riproduzione di stemmi e diciture, che per la mole e la vastità è impensabile recassero sempre con sé. Ivi (nella carrozzeria) venivano ricoverati e, se necessario, ’taroccati’, gli automezzi usati dai componenti della banda per i loro spostamenti e per la varie azioni criminose”.
Ancora sull'Opel di Cavallini
Nella perquisizione effettuata in occasione dell’omicidio del Lucarelli, ”fu ivi rinvenuta una vettura Opel risultata poi appartenere al Cavallini, sulla cui scheda era state segnato, da un'impiegata su istruzione dello stesso Simone (si tratta di La Fiandra, che testimoniò anche allora), il nome di Addis come colui che si interessava del veicolo e ne aveva la disponibilità” (p. 189 sentenza). La carrozzeria ‘Luki, costituiva ”una vera e propria base logistica per la custodia di uomini e armi", per la loro manutenzione, per la falsificazione di documenti, per il ricovero e la contraffazione di veicoli, per la realizzazione delta varie imprese criminose costituenti finalità a breve e medio termine della ritenuta banda armata" (p. 443 sentenza).
La capacità di riorganizzazione dei Nar
Quest'ultimo particolare è significativo anche dell'importanza che si annetteva al personaggio Cavallini e alla ”delicatezza” delle sue imprese criminali, se addirittura alle sue attività veniva data copertura da un soggetto del calibro di Addis. Cristiano Fioravanti, interrogate dal G.I. di Bologna il 14.5.1981 e il 9.12.1981, ha riferito che, presso la carrozzeria dove poi fu ucciso il Brigadiere Luaarolli, si parlava di preparare “delle auto militari” (Ass. Bologna 11.27.1988, 1.3.4).
La carrozzeria Luki fu un "covo” in piena regola o in grande stile. Si ripete: il fatto che i NAR abbiano saputo rifondarsi e riorganizzarsi con questo esatte modalità in meno di un mese (da fine. agosto, quando furono emessi gli ordini di cattura per la strage di Bologna, a settembre) dimostra la loro capacità espansiva e l’esistenza di ambienti su cui potevano sempre contare per proseguire 1a loro attività criminale” All’interno dell’officina fu anche trovato on libro, ”Meir Laben” (”La mia vita"), autobiografia di Adolf Hitler, Che è automatico riferire a Gilberto Cavallini.
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