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Un Mussolini all’Europarlamento? Lo chiediamo a lui, a Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del Duce.

di Antonio Cacace.

 Caio Giulio Cesare Mussolini potrebbe essere, dopo Alessandra Mussolini, il nuovo discendente del Duce eletto al Parlamento Europeo. Caio deve il suo nome all’incrociatore militare intitolato al genio romano che in molte lingue, dal russo (Czar) al tedesco (Kaiser), incarna il Capo per antonomasia. E' pronipote di Benito Mussolini, nipote di Vittorio e figlio di Guido Mussolini. Indiscrezioni sempre più insistenti lo indicherebbero come un candidato di punta di Giorgia Meloni alle elezioni europee che si terranno nel prossimo maggio. Lui non conferma né smentisce: dice di non aver ancora preso una decisione definitiva ma, negli ultimi mesi, lo si vede sempre più spesso (e in forme sempre più ufficiali) ad eventi, convegni e manifestazioni di Fratelli D’Italia, non ultima “Legio”, la kermesse di Gioventù Nazionale (il movimento giovanile del partito) che si è svolta il 6 e 7 ottobre scorsi a Giugliano in Campania, alle porte di Napoli.

 Chi conosce Caio Mussolini lo descrive come una persona gentile, affabile e determinata. Ha cinquant’anni, è nato a Buenos Aires in Argentina, cresciuto in Venezuela, ha trascorso molti anni a Taranto e La Spezia e ora vive negli Emirati Arabi Uniti. Ama lo sport, ha due lauree, parla correntemente l’inglese e lo spagnolo e, dopo la carriera come ufficiale nella Marina Militare Italiana, conclusasi dopo il comando navale nel 1999,  è diventato un manager affermato nel campo della difesa lavorando prima in Oto Melara, poi Finmeccanica e ora in Drass. Lo intervistiamo oggi, come personaggio del giorno, per Fascinazione.info.

Buonasera Caio e benvenuto su Fascinazione.info. Rompiamo subito il ghiaccio con tre domande dirette: lei è di destra? Cosa ne pensa di Salvini e della sua politica sull’immigrazione? E’ vero che si candiderà alle prossime elezioni europee con Fratelli D’Italia?

 Vedo che iniziamo subito con domande “semplici”... Bene! Intanto lei dovrebbe spiegarmi bene cosa si intende per “essere di destra” oggi, poiché è sempre più difficile e complicato dare una precisa etichetta politica. Il PD, partito di sinistra, ha massacrato i lavoratori e favorito le banche, mentre CasaPound, di destra, nel suo programma chiede l’abolizione delle leggi che favoriscono il precariato e la “flessibilità” col potenziamento della legge sull’apprendistato, sono contro le privatizzazioni, per l’aumento delle pensioni minime e chiedono anche la cancellazione della Legge Fornero. Quindi, parliamone...
 Senza scomodare troppo la filosofia, se oggi essere di destra vuol dire amare la patria, essere orgoglioso di sentirsi italiano per le nostre tradizioni e cultura e volerla preservare, ritenere che uno stato debba tutelare prima i propri cittadini, chiedere un freno all’immigrazione clandestina, essere contro le droghe o l’utero in affitto, credere nella meritocrazia e nell’onestà, ritenere primario il primato dello stato sugli interessi privati, allora penso di potermi definire di persona di destra, anche se oggi questo concetto é molto sfumato rispetto al passato.
 Per quanto riguarda la domanda su Salvini, le sue politiche sull’immigrazione a mio parere sono solo politiche di buon senso. Gli attacchi contro di lui sono pretestuosi e vergognosi. Semplicemente l’Africa in Italia non ci sta...   
 In merito alle prossime elezioni, come già ho avuto modo di dire nei giorni scorsi, sto ancora valutando. Da sommergibilista, sono in fase di ascolto e di acquisizione dati. 

 Diretto ed esaustivo, non potevo sperare in un inizio migliore. Del resto, chi la conosce bene mi aveva anticipato queste sue doti. Elezioni a parte, la vediamo sempre più spesso alle kermesse di Fratelli D’Italia. Perché ha scelto il partito di Giorgia Meloni e cosa l’ha convinta?

 Quando ero ufficiale in Marina non ho mai, ritengo giustamente, partecipato a nessun evento politico. Un ufficiale deve essere apolitico e super-partes secondo me. Poi, avendo vissuto tanti anni all’estero era anche difficile partecipare. In questi ultimi anni, specie vedendo la situazione politica ed economica dell’Italia, ho iniziato ad interessarmi maggiormente e a partecipare a qualche evento, portando il mio contributo personale di esperienza in settori che ritengo conoscere abbastanza bene. Ad esempio, lo scorso agosto sono stato a Taranto, e abbiamo organizzato un evento per parlare di immigrazione presso la sede di Gioventù Nazionale, poi c’è stato Legio, a Giugliano.

Perché Fratelli D’Italia e non la Lega ad esempio? Cosa li differenzia?

 Ci sono alcune differenze importanti. Salvini è oggi il leader di un movimento che nasce anti-italiano e lui ha radici personali di sinistra. Io ricordo bene quando la Lega Nord premeva per separare il nord Italia, e pur capendo e giustificando alcune delle insofferenze del nord, non ho mai pensato che la secessione potesse essere una soluzione ai problemi dell’Italia. La destra vera invece è per una Italia unita, forte e che cresca tutta assieme per migliorare il benessere di tutti i cittadini.
 Purtroppo, bisogna riconoscere che la Lega ha saputo sicuramente parlare e comunicare meglio, appropriandosi di temi storicamente di destra. Salvini è senza ombra di dubbio un grande comunicatore, con un team di persone molto valide che lo supporta da anni guidate da Luca Morisi definito un Filosofo del web, un guru di Internet che ha costruito la nuova immagine di Salvini.
 Basti pensare al soprannome di “Capitano”. Pensiamoci un attimo: ma capitano di cosa? Mi pare che Salvini abbia fatto il militare in fanteria, ma da qui a farsi chiamare Capitano ce ne passa, eppure la gente lo chiama così. Quando mi chiamano Comandante, è perché io ho fatto il comandante di una nave da guerra della Marina Militare Italiana, mica perché un guru lo ha deciso...
 Avrete poi notato che Salvini ha citato nelle ultime settimane più frasi di Mussolini o D’annunzio che nessun altro politico. Sta continuando a porsi come unico referente della “destra” in Italia. Tuttavia la Lega secondo me non può essere confusa con la destra italiana, quella storica, poiché la destra sociale del nostro Paese, ora rappresentata da Fratelli D’Italia ha radici ben più profonde e molto diverse dalle sue.
 Tuttavia, ritengo che in questo momento storico i programmi di FdI e Lega siano convergenti su molti aspetti, e siano sovrapponibili al 90%, e quindi una eventuale partecipazione alle prossime elezioni europee assieme, magari sotto un cappello sovranista, potrebbe essere una novità molto interessante nel panorama politico italiano.

Il raggruppamento dei Sovranisti in un unico listone per le europee è uno scenario nuovo e interessante che sta trapelando in questi mesi - tra conferme e smentite dai leader dei due partiti - e immaginiamo che sarà un argomento che verrà messo sul tavolo e affrontato nei futuri incontri tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Seguiremo gli sviluppi.  Parliamo di Europa, o meglio di Unione Europea. Qual’è per lei la ricetta per far uscire l’Italia dalla morsa dell’UE? Sempre se ritiene che il nostro Paese si trovi in questa situazione.

 Ho sempre sostenuto che il problema politico principale della UE fosse l’Euro, la moneta, che ha di fatto creato oggi una Europa a due velocità, con grandi squilibri, che vedono alcuni paesi con un ruolo di strozzini e altri nel ruolo di strozzati. I parametri imposti (e ahimè accettati) stanno indebolendo tutte le strutture di welfare che fungevano da cuscinetto nel nostro Paese, creando un effetto spiralizzante perverso: si taglia per pagare il debito, si riducono gli investimenti e la spesa nel sociale, si aumentano le tasse, la gente ha meno denaro, non si rilanciano i consumi e il risultato finale è quello di creare ulteriore povertà... Un ciclo perverso.
 Oggi viviamo una dittatura dell’Euro e delle banche, tutte private, che condizionano pesantemente i governi. E’ vero che la BCE inietta liquidità, ma lo fa alle banche, che speculano e investono in titoli finanziari invece che farli usare dalle aziende. Com’è possibile che la BCE dia denaro allo 0.2-0.3% alle banche, mentre queste richiedono, per dare un mutuo a un imprenditore, un tasso del 7-8%? Quei soldi dovrebbero arrivare direttamente nell’economia reale, non alle banche.  L’economia italiana si basa sulle micro, piccole e medie imprese, dove vengono occupati l’80% dei lavoratori, e invece di favorirle lo Stato accetta che vengano asfissiate, attraverso prestiti da usura e un regime fiscale insostenibile.
 Per migliorare la nostra situazione, dobbiamo riacquistare nella finanza parte della sovranità ceduta. Diventa l’unica soluzione percorribile. Dovremmo inoltre ridiscutere alcuni dei trattati costitutivi, le politiche fiscali e molti degli accordi, come quello anacronistico di Dublino che ci tocca in modo particolare. Ovviamente dobbiamo migliorare drasticamente la nostra efficienza e ridurre gli sprechi che sono ancora enormi, specie nel settore pubblico. 

C’è spazio, secondo lei, per un progressivo recupero della sovranità nazionale in Italia?

 Io lo auspico. Anche se non sarà facile. Bisogna tuttavia fare attenzione poiché è un equilibrio molto delicato e non bisogna cadere nella facile demagogia. Se tutti fanno i sovranisti si ritorna al medio evo. Tuttavia, se non agiamo, rischiamo la perdita delle conquiste ottenute in decenni di sacrifici e lavoro, il depauperamento dello stato sociale, e rischiamo di vedere la generazione dei nostri figli stare molto peggio rispetto a quella nostra. Non li stiamo lasciando nessun futuro.

Le ribalto la domanda di prima sull’Unione Europea: cosa dovrebbe fare la UE per far uscire dalla crisi economica l’Italia? Quali politiche dovrebbe promuovere?

 Intendiamoci, è l’Italia che deve darsi da fare per uscire da sola dalla crisi economica, non è un compito della UE. Certo che, considerando la nostra particolare struttura economica e finanziaria, diverse delle politiche messe in atto dalla UE non ci aiutano molto, e per questo dovremmo essere molto più attivi in sede europea.
 In Italia sono necessarie profonde riforme, prima fra tutte la questione fiscale, bisogna semplificare la burocrazia, ridurre le tasse, supportare gli imprenditori che creano ricchezza, lottare contro la corruzione, combattere il precariato e il lavoro in nero, efficientare la giustizia.
 Io, purtroppo, al momento vedo invece che ci si concentra su leggi come quella sul condono o sul reddito di cittadinanza, che vanno proprio nella direzione opposta a quella secondo me auspicabile. E’ solo spesa, assistenzialismo becero che non attiverà i consumi.

Veniamo, allora, al governo italiano. Si sente di dare un consiglio al Premier Conte e al ministro Tria, anche in virtù di quello che sta accadendo in questi giorni? Su domande come queste, le anticipo, accettiamo anche risposte in politichese, non vogliamo crearle casi diplomatici” prima del tempo. 

 La ringrazio per la premessa, non mi sarei comunque permesso di dare un consiglio al nostro Presidente del Consiglio o a un Ministro. Loro sono al governo e quindi che governino, al meglio delle loro possibilità e capacità, poiché i problemi dell’Italia sono tanti e non ci si può comportare come se fossimo in perenne campagna elettorale.

A proposito di campagna elettorale, pensa anche lei che le prossime elezioni europee saranno determinanti?

 Si, penso che le prossime elezioni europee potrebbero portare grandi novità e cambiamenti che sicuramente modificheranno l’attuale stato delle cose. Questa Europa non piace a molte persone poiché la sentono lontana dalle esigenze reali. Le istituzioni europee, la finanza e la burocrazia hanno preso il sopravvento sull’uomo, e quando c’è stata la necessità di avere una unione europea forte a supporto di una nazione (nel nostro caso penso ai nostri Marò in India, o al caso Regeni in Egitto) si vedono tutti i limiti dell’attuale architettura. Vi pare poi possibile che una nazione europea, la Francia, bombardi una nazione sovrana come la Libia in maniera autonoma e senza nessuna concertazione europea o internazionale? Vi sembra normale che la Gendarmeria francese scarichi immigrati clandestini nel territorio Italiano oppure che definiscano “vomitevole” una nostra decisione, per poi fare molto di peggio? 

Sta parlando, per caso, di quell’Europa dei Popoli e delle Nazioni tanto cara al MSI e a Giorgio Almirante? Che tipo di Europa sogna Caio Mussolini?

 L’Europa è una idea che mi affascina, tuttavia deve essere, appunto, una Europa dei popoli e non della finanza e delle banche, una Europa solidaria, dove ogni paese può mantenere le proprie specificità, e dove l’uomo venga prima di tutto. Se molti cittadini oggi vedono l’Europa come un qualcosa di lontano, un carrozzone burocratico, guidato da funzionari alieni ai problemi reali dei cittadini, qualche ragione di fondo ci sarà pure per questo malcontento?

Allora è vero che è di destra?

 Non é questione di essere di destra, é semplicemente buon senso.

Torniamo sulla politica italiana. Cosa pensa della classe dirigente? Va bene o bisogna rinnovarla? Ed eventualmente: come si forma, visto che i partiti si trovano prevalentemente solo sulla rete? Come si fa, ad esempio, a preparare un buon eurodeputato considerando che, oramai, la maggior parte dei candidati sono esterni ai partiti?

 I partiti si sono trasformati moltissimo, e non esistono più i quadri politici che crescevano frequentando “scuole” tipo quella delle Frattocchie del PCI o della Camilluccia per la DC. La Lega da qualche anno ha iniziato una scuola politica, anche se limitata solo a qualche giorno di partecipazione e anche la Fondazione A.N. emette bandi per la loro scuola di formazione politica. Si avverte ancora l’esigenza di formare i futuri politici ma forse bisognerà trovare vie diverse. 
 Sui 5 Stelle preferirei stendere un velo pietoso, visto che oggi contano di più i like su una pagina Facebook o Twitter, oppure ripetere ossessivamente slogan sostenendo tutto e il contrario di tutto come fanno loro, piuttosto che le vere competenze o conoscenze in un dato settore. Le pare possibile avere un Ministro del Lavoro che non ha mai lavorato prima? Io capisco la voglia di cambiamento, la rabbia delle persone che si sentono tradite da una politica lontana da loro, ma con politici così si rischia di fare la fine del Venezuela.
 Per le elezioni Europee, dato il tipo di attività più “strategica” e considerando che ci si muove in un contesto europeo, sarà importante scegliere persone con un adeguato profilo internazionale, che sappiano agire in quell’ambiente, che parlino le lingue, che risiedano permanentemente a Bruxelles e non ci vadano per un giorno al mese, in modo da sviluppare quella rete di contatti e network utili poi per perorare gli interessi dell’Italia in sede UE. E se non si trovano tra i politici, esistono professionisti capaci e preparati che potrebbero dare il loro contributo, basterebbe coinvolgerli.

Il tema immigrazione sta avendo un ruolo sempre più determinante nella politica nazionale ed europea e spesso, sulla base di come la si pensi sull’argomento, si sta da una parte o da l’altra dello steccato ideologico. Qual’è la sua ricetta e che tipo di accoglienza promuoverebbe se fosse lei, oggi, il Presidente del Consiglio italiano?

 Il tema dell’immigrazione mi interessa particolarmente per varie ragioni. La prima è che gran parte della mia famiglia sono stati emigranti. Il padre di mia nonna Orsola emigrò a inizio del 1900 in Sud America, per vendere bilance. Mio nonno assieme alla famiglia furono costretti a emigrare a Buenos Aires dopo la guerra. Mia madre era Argentina. Io stesso sono cresciuto a Caracas, in Venezuela, quando era uno dei paesi più belli e ricchi del mondo prima dell’arrivo di Chavez e Maduro che con la loro ridicola rivoluzione chavista bolivariana in 20 anni lo hanno distrutto; e dal 2007 abito negli Emirati Arabi. Inoltre ho fatto la mia tesi all’università sull’immigrazione italiana in Argentina e le sue conseguenze nei vari ambiti di quel paese.
 Grazie a queste esperienze, sono dell’idea che la gestione scellerata degli ultimi governi di sinistra abbia trasformato l’immigrazione da fenomeno potenzialmente virtuoso a uno dei problemi maggiori in Italia, e lo si è visto con i cittadini che hanno premiato la Lega per le loro posizioni alle ultime elezioni. Pensare di fare entrare 170/180.000 immigrati illegali l’anno senza controlli, dei quali poi solo circa il 7% ha diritto di protezione o asilo è semplicemente una pazzia. Cosa ne facciamo? Dove li mettiamo? E i costi chi li paga? Poi c’è il problema dell’integrazione, che come prima cosa deve essere “voluta” altrimenti non funziona. E devono essere gli stranieri, che vengono nel nostro paese, ad adattarsi ai nostri usi e costumi, e non pretendere il contrario. Chi delinque  deve essere rispedito al proprio paese, immediatamente. Bisogna gestire i flussi migratori decidendo le quote e le tipologie di lavoratori necessari di anno in anno, come fanno in Canada o Australia, finanche decidere i paesi di provenienza. Nessuno mette in discussione che l’immigrazione possa contribuire alla crescita del paese, ma non sono certo le risorse boldriniane che hanno invaso l’Italia negli ultimi anni che ci pagheranno la pensione.

Il rapporto con il suo cognome, particolarmente impegnativo, come lo vive? 

 E’ ovvio che il mio cognome mi abbia condizionato sin da piccolo. Mio nonno Vittorio negli anni ‘80 mi diceva che bisognava aspettare che le persone che avevano vissuto quel periodo morissero, e che solo allora si sarebbe potuto discutere di quegli anni con più serenità, giudicare il fascismo con più obiettività, e di conseguenza noi avremmo potuto vivere più tranquillamente. Purtroppo mio nonno si sbagliava e dopo altri 30 anni dalla fine del Fascismo, siamo forse ora messi peggio di prima.
 Le racconterò un aneddoto: mia zia Marina, la figlia di Bruno, mi disse che a Roma nel 1947, quando era una bimba un medico dell’ufficio di igiene non le fece un vaccino perché si chiamava Mussolini. Le disse: “ancora ce ne sono di questi qui...?” Vogliamo parlare di Romano e dei picchetti per non farlo suonare con la sua banda Jazz? O ancora oggi delle proteste contro mia cugina Edda quando va in giro per l’Italia a presentare il suo libro sulla nonna Rachele? E quello che mi é successo la settimana scorsa con Facebook, dove non ho potuto usare il mio vero cognome come username perché non me lo permette...
 Io ho sempre sostenuto che una persona si ritrova il proprio nome e cognome senza avere fatto nulla, e che si debba essere considerati per quello che si è e quello che si fa. Tuttavia c’è ancora gente prevenuta, che mi giudica ancora prima di conoscermi sia a destra che a sinistra. E ancora oggi, e non solo io ma molti della mia famiglia, continuiamo a dover sempre provare di essere persone ‘normali’... 

Immagino… Chiudiamo questa bella e particolare intervista con un pò di leggerezza, vediamo se riesco a prenderla in contropiede e a far fare lo scoop a Fascinazione: si candiderà alle europee di maggio? Ai lettori di Fascinazione può dirlo, tanto saranno “solo” qualche centinaia di migliaia a leggerla. 

 Ci sto pensando, ma non ho ancora deciso. Avremo modo di riparlarne sicuramente...

Prendo questa risposta come un impegno ufficiale allora e l’attendo sempre qui, su questa sedia e su queste pagine virtuali per sciogliere la riserva. Grazie Caio per la disponibilità, è stato un piacere intervistarla e sapere qualcosa di più su di lei. Un sincero in bocca al lupo per il futuro. A destra si risponde “Viva il lupo”.

 Si, lo sapevo. Ma io da marinaio uso più spesso in “Culo alla balena”!


3 commenti:

  1. Bravo Caio! Bellissima intervista! Un abbraccio.

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  2. Da qualche giorno ho ritrovato il distintivo di sommergibilista di mio padre ... se fosse qui voterebbe per Lei ... ma forse un voto in famiglia si trovera' ugualmente..

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