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Luca Traini condannato a 12 anni di carcere per il raid di Macerata: strage con odio razziale

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Luca Traini è stato condannato a 12 anni con l'aggravante dell'odio razziale. Lo hanno stabilito i giudici della corte d’assise di Macerata dopo una camera di consiglio durata poco piu’ di tre ore. La condanna accoglie dunque in pieno la richiesta del pubblico ministero, Giovanni Giorgio, e in particolare i reati di strage, porto abusivo d’armi, danneggiamenti con l’aggravante dell’odio razziale.
Senza lo sconto di un terzo della pena per il rito abbreviato, la condanna sarebbe stata di 22 anni. Questa mattina, Traini era entrato in aula apparentemente sereno e ha chiesto di rendere una dichiarazione spontanea prima della requisitoria del pm: su cinque foglietti, scritti a mano e con lettere maiuscole, ha manifestato il suo pentimento, come mai aveva fatto prima. Non per il gesto in sé, conseguenza piuttosto di "un’infanzia difficile", di "una ex fidanzata tossicodipendente", della voglia di "giustizia per Pamela" e delle continue notizie legate allo spaccio di droga ("con particolari raccapriccianti" sui media", ha detto) prodotto dagli extracomunitari. Ha evitato Traini di dire che mentre lui stava per sparare, il nigeriano Innocent Oseghale compariva davanti al gip per l’udienza di convalida dell’arresto: quel giorno era accusato solo di spaccio, mentre più avanti, l’inchiesta sulla morte di Pamela Mastropietro, lo porterà in carcere con le accuse più gravi di omicidio volontario con
l’aggravante dello stupro, vilipendio e distruzione di cadavere, oltre che per spaccio di droga. Secondo Traini, insomma, dietro i colpi della sua Glock calibro 9x21, che hanno ferito 6 nordafricani, 5 dei quali presenti oggi in aula ("chiedo scusa a tutti loro, in carcere ho capito di aver sbagliato", ha detto), e colpito le vetrine di due bar e della sede del Pd non c’è "né un matto, né una persona borderline,  né un razzista". 

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