La memoria rimossa dei prigionieri non cooperanti in Sudafrica
Costruito a 43 km da Pretoria, tra l’aprile del 1941 e il gennaio del ’47 ha ospitato oltre 100 mila soldati italiani catturati dagli inglesi nei fronti dell'Africa Settentrionale e orientale. Zonderwater fu il campo di prigionia più grande costruito dalle forze alleate durante la seconda guerra mondiale.
Per non dimenticare quell'esperienza, ogni anno l'associazione degli ex prigionieri di guerra (Prisoners of war) organizza un incontro tra gli ex prigionieri di guerra e le loro famiglie. Quest' anno l'appunto è fissato per il giorno 9 settembre a Concorrezzo, in Brianza.Ad aprirlo, il presidentedell’associazione Emilio Coccia, arrivato direttamente dal Sudafrica. Tra gli ospiti, l’ex Pow Pietro Scottu (classe 1918),a testimoniare la sua esperienza di prigionia. Tra gli interventi, quello di Costantino Demuru, che nel suo libro "La valigia di latta - Dalle bandiere dell’impero ai lager inglesi"racconta la storia di guerra e prigionia del padre Giuseppino, edel regista italo-argentino Riccardo Preve che con il suo film-documentario "Tornando a casa" ricorda i marinai superstiti del sommergibile Macallè e la loro prigionia a Zonderwater dopo l’affondamento in Sudan nel Giugno 1940.
Gli incontri dell’associazione, come precisano gli organizzatori, nascono dalla volontà di preservare la memoria di un esperienza che ha accomunato i destini di oltre 100 mila italiani che si incrociarono con il filo spinato del campo di una terra che sinora è apparsa troppo lontana per conservarne la memoria.
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