Gianfranco Fini rinviato a giudizio con l'accusa di riciclaggio
L'ex presidente della Camera dei Deputati nonché ultimo presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini è stato rinviato a giudizio per riciclaggio.
Cosi ha stabilito il giudice per le indagini preliminari di Roma che ha mandato a processo anche Elisabetta Tulliani, compagna di Fini, il padre ed il fratello di quest'ultima, Sergio e Giancarlo e Francesco Corallo, imprenditore catanese del settore delle slot machine.
Il processo è stato fissato per il 30 novembre. Un'inchiesta che ha preso il via dalla compravendita opaca del famoso appartamento di Montecarlo.
Dieci le persone coinvolte nella vicenda che, il 13 dicembre del 2016, aveva portato all'arresto dell'imprenditore, dei suoi stretti collaboratori, Rudolf Theodoor, Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, e dell'allora deputato di Forza Italia Amedeo Labocetta, ritenuti capi e partecipi di un'associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Il profitto illecito dell'associazione, una volta depurato, secondo chi indaga veniva impiegato da Corallo in attività economiche e finanziarie, in acquisizioni immobiliari, e destinato anche ai membri della famiglia Tulliani.
I fatti risalgono al 2008 e nel fascicolo si parla di un giro di riciclaggio di oltre 7 milioni di euro. A tanto ammontano, secondo gli inquirenti, i profitti illeciti accumulati da Sergio e Giancarlo Tulliani, insieme alla moglie dell'ex presidente della Camera.
I Tulliani dopo aver ricevuto, attraverso le loro società offshore, enormi trasferimenti di denaro disposti da Corallo ed operati da Rudolf Baesten, privi di qualsiasi causala o giustificati con documenti contrattuali fittizi, avrebbero trasferito e occultato, con frazionamenti e movimentazioni ad hoc, il profitto illecito del gruppo utilizzando conti accesi in Italia e all'estero.
Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l'altro, sarebbero stati 2,4 milioni di euro, che Sergio Tulliani avrebbe trasferito ai figli, Elisabetta e Giancarlo, dopo averli ricevuti da Corallo. Secondo gli inquirenti, il denaro, reimpiegato in acquisizioni immobiliari a Roma e provincia, arrivò da Corallo in coincidenza dell'approvazione del decreto 78/2009 che rinnovò la disciplina del settore del gioco d'azzardo a vantaggio delle società finite nell'inchiesta.
Nel fascicolo è finito anche il plusvalore, di oltre 1,2 milioni di euro, derivante dalla vendita dell'appartamento di Montecarlo, in boulevard Princesse Charlotte 14, già di proprietà di Alleanza Nazionale di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Corallo, che avrebbe anche provveduto alla creazione di società offshore riferite ai Tulliani.
E' doveroso da parte di tutti i militanti del defunto MSI che se per caso incrociassero il giuda Fini, per strada ricoprirlo di sputi. Che il sangue dei camerati assassinati dalla bestia rossa e dalla reazione, possa ricadere su di lui e sulla sua malnata discendenza, estensibile alla parentela.
RispondiElimina