Ma vi siete anche fatti finanziare Miss Padania? «Era un evento del partito a Torino, dove avevamo contribuito con un gazebo, distribuzione di volantini e del giornalino (che allora redigevamo come gruppo della Lega) da parte dei dipendenti e c’era anche una quota per il palco. E adesso mi vengano a dire che tutto questo non rientra nell’attività istituzionale».
Tino Rossi, uno dei quattro della provincia di Alessandria indagati nell’inchiesta Rimborsopoli Bis (2008-2010) sui consiglieri regionali del Piemonte, più che indignato è rassegnato: «Ma si sapeva che sarebbero arrivati anche a noi. Soprattutto adesso - insinua - che almeno due esponenti politici di quel periodo sono stati eletti a Roma». Lui era capogruppo della Lega, all’epoca: «Così oltre alle mie spese mi tocca rispondere anche di quelle degli altri. Ma se mi contestano anche due giocattoli. Sa che cosa sono? Uno è un pupazzo di Pinocchio che Dutto consegnò alla Bresso come emblema delle bugie dette da lei; l’altro è un grande rospo verde che lanciai contro Luca Robotti di Rifondazione durante un dibattito sulla Tav urlandogli “ingoia anche questo” e fui espulso dall’aula». Rossi, che dopo essere stato eurodeputato ha smesso con la politica attiva, contesta comunque l’inchiesta: «Il regolamento del 2002 consentiva quel tipo di spese e non venne mai bocciato dalla Corte dei conti. Se adesso i magistrati lo mettono in discussione che posso farci?». LEGGI TUTTO
FONTE: La Stampa
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