Alemanno: il sovranismo necessita di una destra diffusa e plurale
Si è svolto nel pomeriggio di giovedì presso la Sala Meeting Hespresso in via Genova 14 a Roma, su iniziativa di Azione Popolare, Movimento nazionale per la sovranità, Pronti per Il Sud, Mezzogiorno Nazionale, La nostra destra, un incontro dibattito sul tema, "La destra a un bivio: andare oltre o scomparire".
All'incontro erano presenti, in qualità di relatori, diversi esponenti di quella che fu la destra di governo, incarnata da Alleanza Nazionale come Mario Landolfi,
già ministro delle Comunicazioni, Adriana Poli Bortone ministro della Politiche Agricole e Forestali, Pasquale Viespoli, sottosegretario di Stato del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e degli onorevoli Gennaro Malgieri, Giorgio Conte, Massimo Corsaro, Elena Donazzan, Marcello Taglialatela, Vincenzo Zaccheo.
Le conclusioni sono stati affidate all'ex sindaco di Roma, ora segretario nazionale del Movimento nazionale per la sovranità Gianni Alemanno che ha sottolineato, la necessità ed l'urgenza per il sovranismo di una destra diffusa e plurale.
Le recenti elezioni politiche e, ancor più, l’evolversi dei rapporti fra le forze e gli schieramenti parlamentari nella formazione del nuovo Governo, hanno messo in evidenza la discontinuità che sta cambiando radicalmente la politica italiana.
Ormai non ha più senso, dichiara Alemanno, parlare del centrodestra come l’abbiamo vissuto per tutta la seconda Repubblica e in questo quadro anche gli eredi della Destra italiana sono chiamati a compiere delle scelte nette che diano un futuro alla nostra area politica.
Come la prima Repubblica è scomparsa sotto l’onda di cambiamento prodotta dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine dei blocchi Est-Ovest, così la vera causa della fine della seconda Repubblica è il nuovo conflitto che si sta scatenando in tutto il Mondo tra la Globalizzazione mondialista e le sovranità nazionali e popolari. L’operazione in atto da diversi anni è, innanzitutto, una manovra di carattere finanziario.
Nell’eliminazione dei confini, continua l'ex sindaco di Roma, essa ha individuato il primo atto simbolico di un capitalismo senza patria e senza frontiere. L’obiettivo, peraltro a buon punto nella sua riuscita, è la neutralizzazione del Politico insieme alla rimozione della Sovranità nazionale, secondo la profezia di Carl Schmitt. Ci troviamo, insomma, di fronte ad una scientifica campagna di frammentazione degli Stati e di deterioramento progressivo dell’Autorità fondata sulla sovranità popolare. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: decostruzione della identità collettiva, sradicamento delle radici storiche, psichiche, antropologiche, etniche, culturali dei singoli popoli.
Le nuove forze cosiddette “populiste” e “sovraniste”,precisa Alemanno, reagiscono, spesso confusamente, alle imposizioni politiche ed ideologiche delle élite finanziarie e tecnocratiche. Questo spiega la nascita del “Governo del cambiamento” di Giuseppe Conte, con tutta la sua carica di novità e con tutte le sue contraddizioni. La fragilità del nuovo quadro deriva anche dalla fine dei vecchi modelli di partito, che non vengono sostituiti da nessun nuovo modello di partecipazione popolare e di radicamento nel territorio.
In questo quadro, diventa urgente e indispensabile recuperare in forme nuove il patrimonio ideale e umano della Destra diffusa, che deve contribuire in modo determinante a costruire nell’area del centrodestra una nuova alleanza attorno a quel Polo identitario e sovranista che si sta caoticamente aggregando attorno alla Lega di Matteo Salvini.
Se è vero che il vecchio centrodestra italiano è morto, conclude il leader sovranista, è altrettanto vero che in tutta Europa gli schieramenti sovranisti vincenti sono quelli che riescono a mettere insieme forze politiche diverse, in grado di lanciare un progetto identitario sia sul versante populista che su quello moderato. La spaccatura tra Gollisti e Front Nazional consegna la Francia a Macron, mentre l’alleanza tra popolari di destra e sovranisti vince in Austria e in tutti i paesi del Gruppo di Visegrád.
Da qui è necessario muovere verso alcuni obiettivi.
1. Dare rappresentanza politica e culturale al forte bisogno di appartenenza che emerge in tutti gli strati popolari, incanalandolo verso una decisa rivendicazione di identità e sovranità nazionale, a cominciare dalla difesa dei confini di fronte all’emergenza dell’invasione migratoria.
2. Alimentare un articolato sistema di iniziative culturali, formative e mediatiche che contrasti alla radice i dogmi del pensiero unico e del “politicamente corretto”.
3. Lanciare una linea di politica economica chiaramente alternativa rispetto all’ideologia neo-liberista dominante a Bruxelles, che alimenta la finanziarizzazione dell'economia e i poteri forti che da essa traggono vantaggio, con il crescente impoverimento del ceto medio e dei lavoratori creato in nome della competitività internazionale.
4. Ritorno all'impegno civile come partecipazione diretta alla formazione delle scelte politiche, con l’obiettivo di costruire la “Repubblica degli Italiani”: presidenzialismo, maggioritario, federalismo responsabile e maggiori poteri e risorse ai Comuni (unici organismi comunitari e "naturali" insieme con la famiglia).
5. Nuova economia sociale fondata sull'impresa-comunità, dove viene incentivata la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’azienda, sulla sussidiarietà e sulla conseguente rivalutazione del ruolo dei corpi intermedi, secondo il modello della “Big Society” sostenuto dai “conservatori sociali" di molti paesi europei.
6. Salvaguardare l’ambiente, i beni culturali e il paesaggio italiano da ogni forma di aggressione determinata dallo “sviluppismo”, come alibi agli speculatori di ogni tipo per impossessarsi delle risorse fondamentali della nostra Terra.
7. Promozione della cultura italiana, della sovranità e dell’identità nazionale, in chiave di dialogo con le altre culture nel contesto europeo e mediterraneo, per un ritorno all'Europa dei Popoli e delle Nazioni, proiettata nel Mediterraneo e amica della Russia, contro la concezione tecnocratica e dirigista oggi dominante nell’Unione Europea.
8. Difesa dei diritti dei popoli come linea guida della politica internazionale: sovranità, indipendenza, autodeterminazione. Rifiuto di ogni intervento di “polizia internazionale” che ingerisca nella vita interna di Stati sovrani, che non siano espliciti promotori di atti di terrorismo fondamentalista.
9. Lotta alla decrescita demografica e alla crisi educativa, sostenendo le famiglie naturali e difendendo i valori non negoziabili della vita e della persona umana. Salvaguardare i simboli e la cultura cristiana come elementi imprescindibili della nostra identità nazionale e della civiltà del nostro Popolo. In questo quadro la prima riforma fiscale di cui ha bisogno la nostra comunità nazionale è il “quoziente familiare” che garantisce la riduzione delle tasse alle famiglie più numerose e veri incentivi alla natalità.
10. Rilanciare, nel quadro dell’Unità nazionale, una politica di sviluppo per il Sud e per tutte le aree territoriali economicamente in difficoltà, superando le vecchie logiche dell’assistenzialismo e del clientelismo con un’equa ripartizione delle risorse e con la responsabilizzazione dei territori. In questo quadro reinserire il principio della valorizzazione del Mezzogiorno nella Costituzione italiana.Sulla base di questi indirizzi, e di altri che li arricchiranno, si deve puntare a raccogliere sotto un tetto comune la cosiddetta "destra diffusa" oggi dispersa e priva di effettiva rappresentanza; una destra inclusiva e non discriminante. Che abbia l'obiettivo di federarsi con altri movimenti di quel Polo identitario e sovranista che deve essere il cuore del nuovo schieramento che nascerà dalle ceneri del vecchio centrodestra.
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