No al villaggio islamico di Veggia: la protesta di Azione Identitaria
Nella serata di sabato 12 maggio, i militanti emiliani di Azione Identitaria hanno affisso uno striscione con scritto: No al villaggio islamico, stop islamizzazione sul ponte della ferrovia nei pressi dell'ex mattatoio di Veggia di Casalgrande in provincia di Reggio Emilio, luogo prescelto dalla Associazione Islamica di Sassuolo per edificare una "cittadella islamica", con tanto di scuola coranica, centro ricreativo, un mercato ed una moschea.
Il messaggio dei militanti identitari è stato ribadito anche con la diffusione di volantini in zona dal titolo No al villaggio islamico a Veggia.
Il senso di questa iniziativa, ci viene chiarito, con maggiori dettagli, con un comunicato, diffuso alla stampa, che riportiamo volentieri.
Azione
Identitaria intende esprimere tutto il suo appoggio e la
sua solidarietà agli abitanti del luogo, che in sede di Consiglio Comunale e
attraverso raccolte firme e manifestazioni, hanno da tempo espresso un fermo NO
al progetto, nonostante il Comune si dimostri ancora ambiguo a riguardo,
affermando di non volere un “luogo di culto” nell’area, dove già la presenza
immigratoria è massiccia, ma non esprimendo ancora un diniego deciso e chiaro
ai “sogni” dell’associazione islamica che ha preso possesso dell’area.
Il timore degli abitanti, e
la nostra certezza, è che il centro islamico funga da faro catalizzatore per
una ulteriore colonizzazione della frazione e dell’area: timori giustificati,
visto che, da tempo, l’edificio abbandonato è già presidiato da immigrati che
vi risiedono abusivamente e vi svolgono attività di ogni tipo.
La presenza estranea viene
letteralmente imposta, di fatto, con il presidio fisico e illegale del luogo
prescelto. L'idea dei musulmani residenti è quella di aprire non tanto “una
moschea”, ma un luogo “dove si insegna il
Corano per mantenere vive le tradizioni ai figli di musulmani nati in Italia e
dove si faccia cultura, aperto a tutti”, il responsabile locale Hicham
Ouchim dell’Associazione Islamica di Sassuolo, marocchino, ci tiene a precisarlo
affermando inoltre che il centro avrà la funzione di “utilizzare il circuito di
donazioni dei fedeli per opere sociali”.
I fedeli musulmani sono
infatti tutti tenuti a versare alla loro comunità una elemosina mensile
obbligatoria, da utilizzare per la comunità.
Le “donazioni dei fedeli”
alle comunità islamiche sono in minima parte prelevate direttamente dalle
famiglie immigrate, ma provengono massimamente da milionarie donazioni delle
monarchie musulmane del Nordafrica e della Penisola Arabica, o dalle
congregazioni madri nei Paesi d’origine. Ad esempio, l’UCOII, la realtà
islamica più diffusa in Italia, riceve donazioni dai Fratelli Musulmani, una
congregazione politico-religiosa che allo stesso tempo ha finanziato il
jihadismo e le rivolte armate contro l’Egitto laico di Mubarak, oltre che formazioni
armate in Siria e in Libia, così come le monarchie del Quatar, dell’Arabia
Saudita, le congregazioni estremiste del Pakistan, hanno finanziato in tutto il
mondo rivoluzioni armate, terrorismo o comunque segregazione e radicalizzazione
politico-religiosa. Veggia rischia di trasformarsi in una enclave musulmana,
dove vige la Sharia, dove oggi si ostenta apertura e tolleranza e un domani si
avanzeranno richieste di segregazione e autogoverno sempre più pressanti, come
già avviene, in contesti simili, in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia ed a
questo poniamo il nostro NO più fermo.
Come sottolineato dal
sacerdote cattolico della zona, i musulmani residenti godono già del sostegno
della parrocchia, in termini di spazi concessi e di aiuto alle famiglie in
difficoltà, senza parlare di quello dello Stato Italiano. Ovviamente questo
porta ad una grande commistione tra i ragazzi stranieri e quelli locali. Che
l’Ass. Islamica intenda erigere un proprio spazio per diffondere una maggior
segregazione tra gli autoctoni e gli ospiti immigrati, “insegnandogli la
propria tradizione”? A quale scopo? Ce lo spieghino.
L’Islam, specialmente
sunnita, NON necessita di “luoghi di culto”. Le moschee NON sono chiese, non
sono templi, NON sono necessarie alle funzioni religiose. Sono oratori e spazi
civici, di natura politica e aggregativa. Non sono necessari alla celebrazione
di riti di nessun tipo, che possono invece, tranquillamente, essere celebrati
in spazi totalmente privati e familiari. Opere faraoniche come il “Villaggio
Islamico” di Veggia, il Centro Islamico di Mirandola finanziato dal Quatar e i
tentativi di costruzione di una immensa “Cittadella dell’Islam” a Bologna hanno
un solo significato: prove di forza di natura politica,
incentrate sulla colonizzazione di popolamento di un territorio,
ancorandosi a sempre nuove strutture e ad una economia parallela in costante
espansione.
Anche a questo poniamo,
assieme alla popolazione di Veggia, il nostro NO più fermo.
Il nostro NO è radicale: NO
all’islamizzazione, NO alla diffusione di ideologie che non hanno nessun legame
con il territorio, con la sua Storia e con la sua gente. NO al villaggio
islamico, perché sarebbe un simbolo di un avvenuto radicamento sul territorio.
Un radicamento che non ci vergogniamo di NON auspicare, per nessun motivo, da
parte di quelli che sono tuttalpiù “ospiti temporanei”, e la quale stessa
presenza massiccia, in questi numeri, è materia di profondo conflitto
all’interno delle dinamiche politiche locali e nazionali e tutt’altro che
scontata e accettata.
Chiediamo prima di tutto
alle Amministrazioni di Casalgrande e di Sassuolo che TUTTI i finanziamenti e i
rapporti di filiazione e amicizia di questa “Associazione Islamica di Sassuolo”
siano chiariti e alla luce del sole, anche soltanto per continuare le sue
attività.
Chiediamo inoltre che le
amministrazioni locali abbiano una visione lungimirante a riguardo di quello
che è un cambiamento etno-culturale repentino e potenzialmente senza via di
ritorno. Gli uomini, le culture, le religioni, sono tutte degne di rispetto, ma
non sono intercambiabili l’una con l’altra. Il “villaggio islamico” è sentito
come una violenza da parte di una Terra che ha altri colori, altri sapori,
un’altra lingua, un’altra Storia.
Una diversità sentita anche
dai musulmani immigrati, che non a caso intendono ricreare realtà proprie dei
loro Paesi d’origine in terra d’Emilia. Un fenomeno di proporzioni mai viste
nella Storia, che creerà fratture e conflitti generazionali, forse eterni, come
avvenuto nei vicinissimi Balcani.
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