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De Concilis: Junio, il sorriso più dolce del mondo

Oggi, 20 maggio, ricorre il trigesimo della morte di Junio Guariento, uno dei protagonisti della scena musicale non conforme fin dalle origini. Infatti inizia a suonare nel 1976 nel "Gruppo Padovano di Protesta Nazionale", poi divenuto, l’anno dopo, "Compagnia dell’Anello". Della "Compagnia" sarà uno dei principali artefici fino al 1983 quando se ne staccherà. Ritorna ad esibirsi da solo in concerto nel 1991. Ho avuto l'onore di vederlo all'ultimo Campo Hobbit, dove è stato un protagonista con Jack Marchal.
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In suo onore, l'avvocato Ettore De Concilis, storico riferimento della destra sociale irpina, ci ha inviato un suo personale ricordo che pubblichiamo volentieri.
Il sorriso più dolce del mondo era proprio quello di Junio. Tutti hanno scritto di lui, della sua capacità artistica, della sua sensibilità non comune, delle sue gesta militanti, anche della sua forza combattiva nell'affrontare la malattia che gli è risultata fatale. Chi lo ha conosciuto e ha condiviso con lui pezzi più o meno grandi di impegno politico, sicuramente può ricordare episodi di Junio in ogni angolo d'Italia, avendo egli sempre risposto alla chiamata di ogni realtà militante, anche la più sperduta, con in spalla la sua chitarra. Chi non lo ha conosciuto, invece, ne ha comunque cantato migliaia di volte le canzoni, le cui rime e melodie, in qualche modo, offrono uno spaccato della sua personalità gentile, caratterizzata soavemente da una ricercatezza intellettuale discretamente celata da un profumo costante di melanconica umiltà e intelligente, sottile, ironia. Ecco questo è Junio che vorrei ricordare, quello del suo pizzetto rinascimentale che ispirava una forza pacata ma sicura e una saggezza delicata, che metteva a proprio agio chiunque gli abbia parlato, almeno una volta, pur con la riverenza che gli era legittimamente dovuta per essere stato un pilastro della nostra comunità umana, un riferimento di purezza, un esempio di abnegazione, l'emblema stesso di uno spirito, di uno stile, di una essenza complessiva di come quelli come noi stanno al mondo. Già. Perché anche se ormai le realtà politiche nelle quali il nostro mondo si è collocato sono plurime, eterogenee e finanche conflittuali fra loro, quelli come noi si riconoscono subito; chiunque si sia formato nelle fumose pareti di una sezione, fra la colla dei manifesti e le macchie di vernice di mille striscioni, poi ha spontaneamente forme di rispetto, di contegno, di condotta e di impostazione esistenziale che diventano parte sistemica del suo stesso paradigma esistenziale, al punto di diventare elementi identificati ed indentificanti di una identità riconoscibile.
 Junio parlava coi giovani, partecipava ai loro campi e alle loro riunioni, non si limitava certo a cantare ma effettivamente, con garbo, li ha sempre svezzati, indirizzati, guidati verso nobili sentieri in cui l'onore è la categoria escatologica da praticare per tutti quegli spiriti, solitari ma comunitari, che sempre antepongono, doverosamente volentieri, il sacrificio al tornaconto. Junio insegnava la pace interiore agli animi inquieti, rappresentava la calma determinata come indirizzo esistenziale, come il suo intero agire può testimoniare. Junio aveva il sorriso più dolce del mondo, come diceva una delle sue canzoni più belle e struggenti, e lo offriva a mani nude a tutti. Era un sorriso indimenticabile perché non solo sincero, autentico e fraterno, ma anche impegnativo, che poi ti obbligava ad esserne all'altezza. Junio aveva cuore, e infatti si faceva promotore di tante iniziative solidali, ma sempre in punta di piedi, senza comparire più di tanto, avendo cura di fare del bene senza esibizionismi e senza imbarazzare i beneficiari della sua operosità. Junio intagliava il legno, faceva opere splendide, minuziose e pazienti di cesello su tavole e bastoni, quasi a rimarcare, anche in questo, il suo romantico appartenere ad un altro secolo, ad un altro mondo, ad un altro livello.
 Anche in questo Junio offriva una proposta di sé molto più adatta alla vita nella Contea della Terra di Mezzo che non all'ombra della nostra contemporaneità cinica, materiale, relativista e utilitaristica. Adesso Junio riposa, adesso Junio è in pace, lontano dagli affanni del quotidiano.
 Ma il suo ricordo vivrà a lungo, nelle labbra che canteranno le sue canzoni e nei cuori dei tanti che lo hanno conosciuto. Adesso Junio, sono sicuro, sta sorridendo a tutti noi.

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