Il comune di Parma approva il reddito di solidarietà. La protesta di CasaPound
Nell'ultima seduta del consiglio comunale di Parma, città governata dal civico Pizzarotti, ex esponente di primo piano del Movimento Cinque Stelle è stato varato il reddito di solidarietà
La misura, come aveva chiarito in commissione l'assessore al Welfare Laura Rossi, si propone di "distribuire meglio le risorse a disposizione per arrivare ad aiutare chi è escluso dai sostegni recentemente introdotti a livello nazionale e regionale, cioè Res e Rei. Un contributo continuativo mensile che si basa su un patto tra il servizio che eroga e la persona che riceve: 'ti sostengo tutti i mesi a fronte di un percorso verso l'autonomia lavorativa, linguistica, culturale'.
Una misura, secondo Casa Pound poco chiara, che già dai presupposti sembra l'ennesimo impegno della giunta a favore degli stranieri a discapito dei parmigiani. Con queste chiare parole Luca Furlotti, responsabili città del movimento politico guidato da Simone Di Stefano boccia il reddito di solidarietà varato dal comune nel corso dell'ultimo consiglio.
“A quanto ammonterà l’assegno? A chi andrà e per quanto tempo? Con che criteri? E quanti fondi sono previsti per il suo finanziamento?” sono le domande che si pone Furlotti, evidenziando come “nonostante i fallimenti già sperimentati in altre esperienze analoghe in Italia, l’amministrazione Pizzarotti decide comunque di varare una misura dal sapore molto assistenzialista”.
Il segretario cittadino di Casa Pound ricorda il caso di Livorno, “dove a pochi anni dal varo di una misura analoga, i risultati sono pressoché inesistenti ma nel frattempo centinaia di migliaia di euro sono stati sottratti alle spese per il sociale”.
“Non solo Parma, che già da anni deve fare i conti con tasse al massimo e servizi in continuo calo, ma i nostri concittadini saranno ancora una volta penalizzati perché la giunta ha deciso di non riconoscere alcuna precedenza ai residenti da più anni in città”.
In questo modo, prosegue Furlotti, “a beneficiare della misura saranno ancora una volta i cittadini stranieri, tanto più che per l’ennesima volta non sono previsti, a dispetto di quanto prevede la legge, controlli sulle loro auto-dichiarazioni”. Con il rischio, conclude, “che Parma diventi un porto franco per chiunque voglia trasferirsi qui a spese della collettività”.
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