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Ricordando un anno dopo il filosofo Armando Plebe:abbandonò Marx per Almirante

(G.p)Il 17 marzo di un anno fa, è andato oltre il filosofo Armando Plebe. Formatosi  come studioso del pensiero marxista al quale dedicò diversi studi, nella maturità se ne distacco con una scelta politica clamorosa dovuta anche alla sua contestazione del Sessantotto, che lo portò ad aderire al Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale, partito politico del quale fu anche senatore tra il 1972 ed il 1979.
Nel corso della sua esperienza politica nel Movimento Sociale Italiano fu nominato da Almirante prima presidente del Fronte Universitario d'Azione Nazionale poi responsabile del settore culturale del partito. Nel 1972 fu eletto senatore nel collegio del Piemonte, confermato nel 1976. Nel gennaio del 1977 rompe con il Movimento Sociale aderendo, in qualità di indipendente al gruppo parlamentare scissionista denominato Democrazia Nazionale. Non rieletto alle politiche del 1979 abbandona la vita politica attiva segnata dal tentativo di laicizzare la destra.
. E per connotare la sua nuova collocazione politica, nata all’insegna del gran rifiuto, si richiamo’ al poeta Orazio: “‘Odio la massa e me ne tengo lontano’. Solo in questo sono uomo di destra”.
Plebe, che era nato 90 anni fa ad Alessandria, aveva conosciuto negli anni giovanili Benedetto Croce il quale lo aveva convinto a pubblicare i suoi scritti con l’editore Vito Laterza di cui sarebbe stato testimone di nozze. Cominciò la sua carriera accademica nell’Università di Perugia nel 1959.Due anni dopo passo’ all’Università di Palermo come professore di storia della filosofia. Tra le sue opere principali “Hegel filosofo della storia” (1949); “Discorso semiserio sul romanzo” (1965); “L’estetica italiana dopo Croce” (1968); “Filosofia della reazione” (1971); “La civilta’ del postcomunismo” (1975); “Dimenticare Marx?” (1993). In un libro di cinque anni fa (“Memorie di sinistra e memorie di destra”) aveva fissato i punti salienti della evoluzione del suo pensiero filosofico e politico in quelli che chiamava gli “anni ruggenti

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