Danneggiata la targa per Fausto e Iaio con una svastica e la scritta Militia
E' stata danneggiata nel corso della notte la targa che ricorda in via Mancinelli, nel quartiere milanese del Casoretto, l'omicidio di Fausto e Iaio. Gli ignoti writer hanno tracciato una svastica (correttamente tracciata), una croce celtica e le scritte merde e Militia (usando come iniziale il glifo della M usato da Mussolini come firma, segno grafico adottato dall'omonimo movimento della destra radicale).
A dare la notizia la pagina facebook di Infoaut, portale di controinformazione dell'area antagonista, che promette vendetta:
Milano, 12 Marzo 2018
Fascisti imbrattano la lapide per Fausto e Iaio.
La memoria per gli infami è sempre un qualcosa che fa paura, perché rende vivo e attuale ciò che si è provato a rendere morto e dimenticato.
Vendicheremo anche questo misero affronto.
In nottata il leader di Militia, Maurizio Boccacci, ha fermamente condannato la provocazione: "I fascisti hanno il senso dell'onore, non offendono i morti".
Domenica prossima, il 18 marzo, sarà il 40esimo anniversario dell'omicidio dei due giovanissimi attivisti milanesi del centro Sociale Leoncavallo, ammazzati a colpi d'arma da fuoco in un agguato due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro e l'annientamento della sua scorta.
A dare la notizia la pagina facebook di Infoaut, portale di controinformazione dell'area antagonista, che promette vendetta:
Milano, 12 Marzo 2018
Fascisti imbrattano la lapide per Fausto e Iaio.
La memoria per gli infami è sempre un qualcosa che fa paura, perché rende vivo e attuale ciò che si è provato a rendere morto e dimenticato.
Vendicheremo anche questo misero affronto.
In nottata il leader di Militia, Maurizio Boccacci, ha fermamente condannato la provocazione: "I fascisti hanno il senso dell'onore, non offendono i morti".
Domenica prossima, il 18 marzo, sarà il 40esimo anniversario dell'omicidio dei due giovanissimi attivisti milanesi del centro Sociale Leoncavallo, ammazzati a colpi d'arma da fuoco in un agguato due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro e l'annientamento della sua scorta.
I due giovani autonomi erano impegnati in un lavoro di schedatura degli spacciatori del quartiere Lambrate, nel quadro di un più ampio lavoro dell'estrema sinistra milanese per mettere capo a un "Libro bianco sullo spaccio dell'eroina". A suo tempo le indagini furono orientate sull'estrema destra milanese e in particolare su neofascisti che risultavano in contatto con il mondo dello spaccio d'eroina.
Una pista nera esplicitamente politica fu accreditata dopo una rivendicazione dell'Esercito nazionalrivoluzionario Nucleo Franco Anselmi. Furono indagati Mario Corsi e Massimo Carminati ma l'inchiesta si concluse con un proscioglimento al termine dell'istruttoria.
La vicinanza del luogo del delitto con il covo brigatista di via Montenevoso, in cui nel mese di ottobre fu ritrovato il testo del cosiddetto memoriale Moro, ha alimentato nei cultori dei misteri d'Italia la convinzione di un intreccio tra le due vicende.
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