11 marzo 1972: la morte di Tavecchio. Ma chi c'era in piazza a fare gli scontri?
Quello del sistema archivistico nazionale è un sito istituzionale, essendo uno dei contenuti del portale del Ministero dei Beni Culturali. E se la mission degli Archivi è "non dimenticare" desta particolare scalpore la fake news sulla causa della morte del pensionato Tavecchio. Perché quel giorno gli scontri in piazza li fece l'estrema sinistra, in piazza per Valpreda, come racconta uno degli arrestati, Vincenzo Arenella, nel sito diritti distorti:
La piazza è gremita da manifestanti che chiedono la verità sui fatti di Piazza Fontana e l’assoluzione di Pietro Valpreda, l’anarchico ingiustamente accusato della “Strage di Stato".Dai celerini schierati contro i dimostranti parte un candelotto lacrimogeno, sparato ad altezza d’uomo, che colpisce il pensionato Giuseppe Tavecchio uccidendolo.Le prime dichiarazioni parlano di morte per collasso da vecchiaia o per paura, l’autopsia poi conferma la verità: la morte è causata dal candelotto sparato su un ordine arbitrario del capitano di p. s. Dario Del Medico, incriminato per “omicidio colposo”.La condanna al processo di primo grado viene cassata in appello con l’assoluzione del capitano perché “il fatto non costituisce reato”.Quel giorno per me sarà purtroppo indimenticabile, perché durante uno dei tanti rastrellamenti, i carabinieri mi presero mentre cercavo riparo in un portone, mi menarono e mi fecero fare 4 mesi e mezzo di S. Vittore, dopo avermi accusato delle violenze più varie. All'inizio fui accusato perfino di "devastazione" per aver contribuito ad incendiare il Corriere della Sera di Montanelli.Al processo, da accusati diventammo accusatori, grazie ad un gruppo di grandi difensori come Spazzali, Piscopo, l'allora “compagno” Pecorella e tanti altri. Fummo quasi tutti assolti.Dello stesso avviso Sandro Provvisionato, all'epoca militante di Avanguardia Operaia, in seguito giornalista e grandissimo esperto dei Misteri d'Italia:
È bene prendere nota delle date: se il 3 marzo segnò il battesimo di quella che sarebbe diventata la maggiore organizzazione terroristica italiana, l’11 marzo, a Milano, vide la prima manifestazione davvero violenta della sinistra, allora detta extra parlamentare, che aveva già pianificato, con il servizio d’ordine di Potere operaio, lo scontro fisico di piazza. La città si trasformò in terreno di guerriglia. Perse la vita, anche lui colpito da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo, il pensionato Giuseppe Tavecchio. Quattro giorni dopo, a Segrate, vicino a Milano, venne trovato il cadavere dell’editore rosso Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato la sera prima da un ordigno che lui stesso stava collocando su di un traliccio per provocare un black out elettrico che avrebbe oscurato anche il congresso del Pci in corso al Palalido. Ecco il 3, l’11, il 14 marzo 1972: tre date che oggi possiamo considerare simboliche.
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