1 marzo 1968: I fascisti a Valle Giulia. Il racconto di Oreste Scalzone
A proposito della presenza dei fascisti a Valle Giulia e della testimonianza in merito di Oreste Scalzone ci fu qualche anno fa una polemica a cui contribuii per qualche approssimazione nei miei ricordi. Quello che segue è il testo integrale del capitolo (diviso in due parti per l'eccessiva lunghezza) del libro Biennio Rosso, la biografia del 68-69 narrata da Oreste Scalzone e trascritta materialmente da me. La registrazione è dell'estate 1987.
Il 29 febbraio
Negli ultimi giorni di febbraio la
situazione si radicalizza ancora di più: i fascisti assaltano la
Facoltà di Legge, che viene sgombrata. A Lettere l'attacco viene
respinto. L'indomani i compagni rioccupano Giurisprudenza, respingono
un altro attacco, riportando dei feriti, mentre a Lettere cominciano
gli esami aperti: discussione dei voti, bocciature non registrate. I
picchetti di occupazione fanno filtro, ma gli studenti possono
entrare. Poche ore dopo D'Avack dichiara nulli gli esami e minaccia
lo sgombero. Nel pomeriggio la polizia libera le facoltà. Parte
dall'Università un corteo tesissimo che va in centro a scontrarsi
duramente con i celerini. Quella sera stessa una lunghissima riunione
notturna del comitato di agitazione decide di rioccupare
Architettura. Impossibile rientrare alla Sapienza, lo schieramento di
Polizia è troppo imponente. Ma il movimento ha bisogno vitale di una
sede fisica, di un luogo di organizzazione. Si tenne dunque questa
riunione del comitato di agitazione, non ricordo quali fossero i
mezzi di trasmissione che quasi magicamente facevano mobilitare
migliaia di persone nelle diverse scadenze, anche quando non c'erano
le Facoltà occupate. Probabilmente avremo dato un appuntamento a
Piazza di Spagna. C'era una straordinaria capacità di comunicazione
e di propagazione. E anche quella volta i tamburi nella notte
funzionarono.
Credo che Valle Giulia possa essere
considerata il battesimo del fuoco del movimento studentesco a Roma.
Per la prima volta si organizzò un embrione di servizio d'ordine che
era veramente primitivo. Non c'erano i caschi da motociclista e
neanche i caschetti montedison che comparvero solo poco dopo. I
membri del servizio d'ordine avevano tutti il distintivo della Roma:
figurarsi nel caos che ci fu a Valle Giulia, tra il fumo dei
candelotti l'efficacia dell'accorgimento!
Piazza di Spagna
A Piazza di Spagna formammo il corteo,
aperto da uno striscione, Via D'Avack, Via Moro, Via la polizia, e
arrivammo a Valle Giulia. Li ci aspettavano schierati i celerini,
anche loro primordiali rispetto a quelli che abbiamo conosciuto dopo,
con scudi ed elmetti di plexiglas: erano li con il cappotto blu e il
casco, molto tradizionali e per niente adatti a rincorrerci per le
collinette di Valle Giulia. Volevamo invadere la Facoltà e
riprendercela. Non possedevamo molte informazioni sugli effettivi
della polizia. Non si riuscivano ad immaginare le modalità dello
scontro, ma c'era una grande determinazione. Cominciammo con un
lancio di uova contro i celerini, risposero con le cariche e per i
prati, i vialetti e le montagnole della zona iniziò uno scontro
furibondo e assolutamente improvvisato. La gente spezzava le stecche
delle panchine per farne bastoni. La cosa diventò spettacolare, ci
furono pulman e gipponi della polizia incendiati con tecniche
rudimentali, e un continuo correre avanti ed indietro sui prati
perché si alternavano cariche e controcariche.
Manifestazioni con tafferugli ce ne
erano state tante tra i gauchistes di varia estrazione e i servizi
d'ordine del Pci. Questa era, per esempio, la conclusione canonica
delle mobilitazioni per la guerra del Vietnam. Poi interveniva la
polizia, e aveva la meglio. Si trattava più che altro di cariche con
botte, fermi, arresti. Valle Giulia rappresenta, da questo punto di
vista, una svolta: come dice la canzone di Paolo Pietrangeli “Non
siam scappati più”. E' stata una vera battaglia di strada e non
semplicemente una fuga con inseguimento della polizia. (1-continua)
Qui puoi leggere la seconda parte
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