Raid di Macerata/12. Luca Traini rivendica le sparatorie: volevo colpire gli spacciatori
«Il mio obiettivo erano i neri che spacciano droga». Luca Traini non si pente: nell'udienza di convalida dell'arresto (ovviamente confermato) non risponde al gip ma poi rilascia dichiarazioni spontanee al pubblico ministero per chiarire le sue scelte e la sua posizione. "Per il ferimento della donna - ha spiegato il difensore Giancarlo Giulianelli - ha chiesto scusa. Come pure gli spari verso la pasticceria sono stati, chiamiamoli, un incidente di percorso". Durante l'interrogatorio ha anche detto ai magistrati di "non sentirsi pentito" di quanto ha fatto. Nessun legame sentimentale con Pamela Mastropietro, ma a scatenare la sua rabbia è stata la notizia che la ragazza romana è stata fatta a pezzi dagli immigrati-spacciatori.
L'accusa è di strage aggravata da odio razziale. La procura di Macerata aveva ipotizzato anche il reato di tentato omicidio plurimo, ma il gip non lo ha ammesso, ritenendolo assorbito nell'altra fattispecie. La difesa punta sull'infermità mentale: chiederà una perizia psichiatrica.
Non una sparatoria a casaccio, quindi, ma la scelta di bersagli precisi, con un paio di errori: uno di mira, uno di obiettivo. Del resto nei piccoli centri non è difficile individuare i luoghi dello spaccio. Si conferma quindi la piena e lucida intenzionalità del raid. Smentita, invece, la volontà iniziale di colpire direttamente il "macellaio" di Pamela. Per il difensore, che chiederà l'infermità mentale, si tratta di un'errata interpretazione delle parole di Traini.
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