Giorno del ricordo e Macerata: un bilancio in chiaroscuro
E' un bilancio in chiaroscuro quello della Giornata del Ricordo, ma sostanzialmente positivo. Su 150 manifestazioni, infatti, soltanto due sono state segnate da incidenti tra gli antagonisti e le forze dell'ordine: a Torino e a Piacenza. E nel secondo caso non si tratta neanche di un evento sulle foibe ma la contestazione a distanza, una settimana dopo, dell'inaugurazione della sede di CasaPound.
A questi due vanno aggiunti altri due episodi nei giorni precedenti: giovedì a Padova (scontri per una commemorazione dei Fratelli di Italia) venerdì a Trento (raid degli anarchici in centro dopo la contestazione al raduno di casaPound per ricordare le vittime delle foibe). A Milano l'unico problema i fischi dei dimostranti dei centri sociali alla Boldrini, peraltro rientrati. Due su 150 visto il clima bollente è un buon risultato.
Così come è andata bene a Macerata. Grande (e giusta) l'ondata di indignazione per lo spezzone di corteo che hanno invocato le foibe con una pessima cover di Raffaella Carrà. Erano pochi tra gli almeno ventimila dimostranti? Comunque troppi. Al di là dell'indignazione, resta il dato politico significativo. Nonostante le defezioni delle "istituzioni" storiche della sinistra (Anpi, Cgil e Arci) i movimenti sono riusciti a riempire la piazza in una città chiusa a riccio. Una piazza che ha confermato la propria ostilità non solo ai fascisti ma anche ai democratici e al suo leader. Giusta, alla fine, la scelta di Minniti di consentire la manifestazione, evitando peggiori rischi.
Un'ultima notazione. Con gli ultimi fermi le indagini sulla morte di Pamela prendono una direzione precisa: omicidio volontario come conseguenza di una violenza sessuale di gruppo. Un fatto di cui gli scettici come me devono prendere atto con rispetto e che finirà per pesare molto sulla vicenda processuale di Luca Traini.
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