19 febbraio 1960: nasce a Roma Cristiano Fioravanti
Cristiano Fioravanti è il fratello minore di Valerio ma è lui a iniziarlo alla “battaglia della via Pal”. A 13 anni, infatti, Cristiano è già protagonista delle prime risse con i compagni di Monteverde e per proteggerlo Valerio comincerà ad armarsi e a farsi coinvolgere nell'escalation della violenza politica. Già nell'inverno 1976 si aggrega la banda che costituirà il primo gruppo di fuoco dei Nar, con Franco Anselmi, i fratelli Fioravanti, Alessandro Alibrandi.
Il primo gruppo di fuoco dei Nar
La tragedia segna la fine del gruppo di fuoco. Valerio parte per il servizio militare, lui si lega con Massimo Sparti, un malavitoso ultraquarantenne di simpatie fasciste che finisce per “adottarlo”: con lui organizza rapine ai negozi di filatelia mentre con altri camerati amici, Tiraboschi e Pucci, organizza piccoli attentati dimostrativi, contro sedi politiche di sinistra e centraline ACEA. Quando Valerio gli affida un gruzzolo si compra subito una moto nuova. Durante le vacanze di Natale si ferisce a Madonna di Campiglio mentre sta maneggiando un petardo e perciò non partecipa a RCF. L'8 febbraio 1979 partecipa alla rapina a una ditta di giubbotti antiproiettili Cab. Il giorno dopo è fermato con Alibrandi - che è scagionato - e altri due camerati: sono andati a distruggere l'auto usata per la rapina e cade anche un giubbotto antiproiettile rapinato. E' scarcerato il 14 marzo, alla vigilia dell'Omnia sport. Nell'aprile 1979 rapina con Valerio e Alibrandi la compagna del cantante Fred Buongusto: bottino ricco, 500 milioni. Un anno dopo è arrestato per le armi del covo di CasalPolocco, usato da un gruppo di fuoco di Ostia che a lui fa capo. Ottiene la libertà provvisoria due giorni dopo la strage di Bologna.
Dall'omicidio Mangiameli alla sparatoria di Padova
Riprende i rapporti con Valerio e all'inizio di settembre partecipa all'omicidio di Ciccio Mangiameli: accompagna Dario Mariani all'appuntamento, guida l'auto fino a Castel Fusaro, minaccia con la pistola il leader di Terza posizione e lo spintona all'interno del boschetto, apre il fuoco per primo colpendolo all'altezza dell'orecchio. Il giorno dopo con Giorgio Vale incrocia per strada la moglie di Ciccio e la porta da Marcello de Angelis. Il 13 novembre, sempre in compagnia di Vale disarma due Carabinieri che controllano i loro documenti a Siena, dopo il fallimento di un tentativo di evasione di un detenuto comune, amico di Cavallini, trasferito dalle isole toscane a Pisa. La sera del 5 febbraio 1981 partecipa al conflitto a fuoco di Padova e ammazza l'appuntato che aveva ferito Valerio. Si fa prendere dal panico quando il fratello rischia il dissanguamento nel rifugio e insiste con Francesca Mambro per scapparsene prima che arrivi la polizia. Al ritorno a Roma Carminati gli trova ospitalità da un amico di Marcello Colafigli. Lui mette in contatto i fuoriusciti di Terza posizione Belsito e Soderini con Colafigli e Mancini.Il pentimento
E' arrestato l'8 aprile tradito dal telegramma giornaliero che deve spedire alla fidanzata detenuta. Accusato da Sparti che conosce anche gli ultimi episodi (compreso Padova) si pente e le sue confessioni danno vita al primo blitz contro il Fuan Nar, con 55 imputati. Una sua soffiata porta le forze dell'ordine al Valico con la Svizzera ad attendere l'espatrio di Cavallini: ma nell'auto c'è Massimo Carminati con due avanguardisti. In quell'occasione il futuro boss della malavita romana perde l'occhio. Nell'autunno 1981 tenta tre volte il suicidio nel carcere di Velletri e poi di Treviso (dove era stato trasferito per il processo per una rapina in oreficeria), con sedativi, tagliandosi col rasoio (giunge in coma all'ospedale), strappandosi le bende.
Nell'ambiente intossicato del carcere di Paliano si lascia intossicare da Angelo Izzo e gli fa dà sponda nelle accuse più fantasiose e infamanti nei confronti del fratello (dal ruolo di killer per la P2 al coinvolgimento nella strage di Bologna) ma alla fine della giostra dei processi Valerio lo perdona e riprende i rapporti con il fratello che comunque è il pentito che si fa più galera (12 anni).
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