Lega non più Nord
Articolo che riportiamo per intero.
L’annuncio di Matteo Salvini di togliere la scritta NORD nel simbolo della Lega alle prossime elezioni ha riacceso alcune polemiche tra i militanti della partito e soprattutto ha innescato un’azione di delegittimazione dello stesso. Il dibattito si concentra su due punti accusatori:
togliere NORD significa diventare un partito nazionalista e quindi non in linea con lo statuto, la Lega è un partito fortemente radicato al Nord, togliere la scritta è un suicidio politico. I due punti hanno certamente qualcosa di vero, se analizzati in modo superficiale.
togliere NORD significa diventare un partito nazionalista e quindi non in linea con lo statuto, la Lega è un partito fortemente radicato al Nord, togliere la scritta è un suicidio politico. I due punti hanno certamente qualcosa di vero, se analizzati in modo superficiale.
La questione del partito nazionalista.
La confederazione dei movimenti identitari che compongono il partito denominato Lega Nord è composto da: Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista, Union Ligure, Lega Emiliano-Romagnola, Alleanza Toscana. I movimenti si sono confederati nel 1989 per promuovere un progetto specifico: l’Italia federale. In questi decenni, però, il partito non ha ottenuto nessun tipo di risultato e soprattutto ha dovuto “ingoiare” molte leggi non condivisibili. Nel nord, parte del paese in cui si produce la ricchezza dell’Italia, anche con il 30% e oltre dei voti non si è riusciti ad incidere La domanda, quindi, che tutti si dovrebbero fare è: come mai?
Matteo Salvini ha compreso la risposta e quindi ha iniziato ad agire di conseguenza: il paese si può cambiare e migliorare solo con una forza presente su tutto il territorio che dia maggiore personalità all’azione degli eletti e soprattutto possa candidare una figura come presidente del consiglio.
Parlandoci chiaro, la Lega Nord di Bossi aveva un limite insuperabile: essendo solo al nord non poteva certamente rappresentare la volontà dei cittadini di tutto il paese e questo ne limitava l’azione politica, ma grazie alla svolta di Matteo Salvini le prossime elezioni, se vinte, potranno portare a:
il primo governo con un Presidente del consiglio della Lega Nord
parlamentari eletti da Nord a Sud per promuovere il federalismo
Un federalista convinto e sincero dovrebbe essere assolutamente a fianco di Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti.
Togliere Nord è un suicidio politico?
Nel 2013 si svolsero le ultime elezioni politiche e la Lega Nord guidata da Roberto Maroni raggiusne il 4,08% alla camera e il 4,33% al senato; il partito era in grande difficolta a causa degli scandali per l’uso inappropriato del denaro del rimborso elettorale. Matteo Salvini prese la guida di una nave alla deriva, si rimboccò le maniche, si spese all’impossibile e alle elezioni europee dell’anno seguente ottenne il 6,2 %. Un successo inatteso da tutti. Ma, non soddisfatto del risultato, continuò a girare il paese anche dopo la vittoria delle elezioni europee, facendo crescere il partito oltre il 10% (i sondaggi danno la Lega intorno al 14,5%, in crescita).
Togliere NORD dal nome del partito non è certamente un suicidio politico, anzi, come dimostrano i sondaggi e i risultati delle ultime elezioni amministrative, la Lega Nord è decisamente in crescita, ma non ha la capacità di prendere i voti al Sud in quanto la parola NORD ne limita l’attrazione da parte dei cittadini meridionali.
La questione è:
la Lega deve essere un partito di “presenza”?
la Lega deve essere un partito del cambiamento?
Matteo Salvini ha certamente scelto la seconda impostazione e soprattutto ha compreso che per incidere politicamente si deve essere rappresentativi di tutto il territorio e non solo del Nord. Le idee del partito non sono cambiate, la sostanza è la stessa e il fine è lo stato federale. Cambia la forma con cui presentarsi ai cittadini e le modalità per arrivare all’obiettivo: non più partito esclusivamente del Nord, ma soggetto politico presente su tutto il territorio.
Un ricorso storico, in un certo senso, potrebbe essere la Lega Italia per combattere Roma.
PS: era il 1993, Bossi tentò il primo sbarco al sud. E l’ultimo tentativo di Bossi fu con Giovanni Fava nel 2009
La confederazione dei movimenti identitari che compongono il partito denominato Lega Nord è composto da: Lega Lombarda, Liga Veneta, Piemont Autonomista, Union Ligure, Lega Emiliano-Romagnola, Alleanza Toscana. I movimenti si sono confederati nel 1989 per promuovere un progetto specifico: l’Italia federale. In questi decenni, però, il partito non ha ottenuto nessun tipo di risultato e soprattutto ha dovuto “ingoiare” molte leggi non condivisibili. Nel nord, parte del paese in cui si produce la ricchezza dell’Italia, anche con il 30% e oltre dei voti non si è riusciti ad incidere La domanda, quindi, che tutti si dovrebbero fare è: come mai?
Matteo Salvini ha compreso la risposta e quindi ha iniziato ad agire di conseguenza: il paese si può cambiare e migliorare solo con una forza presente su tutto il territorio che dia maggiore personalità all’azione degli eletti e soprattutto possa candidare una figura come presidente del consiglio.
Parlandoci chiaro, la Lega Nord di Bossi aveva un limite insuperabile: essendo solo al nord non poteva certamente rappresentare la volontà dei cittadini di tutto il paese e questo ne limitava l’azione politica, ma grazie alla svolta di Matteo Salvini le prossime elezioni, se vinte, potranno portare a:
il primo governo con un Presidente del consiglio della Lega Nord
parlamentari eletti da Nord a Sud per promuovere il federalismo
Un federalista convinto e sincero dovrebbe essere assolutamente a fianco di Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti.
Togliere Nord è un suicidio politico?
Nel 2013 si svolsero le ultime elezioni politiche e la Lega Nord guidata da Roberto Maroni raggiusne il 4,08% alla camera e il 4,33% al senato; il partito era in grande difficolta a causa degli scandali per l’uso inappropriato del denaro del rimborso elettorale. Matteo Salvini prese la guida di una nave alla deriva, si rimboccò le maniche, si spese all’impossibile e alle elezioni europee dell’anno seguente ottenne il 6,2 %. Un successo inatteso da tutti. Ma, non soddisfatto del risultato, continuò a girare il paese anche dopo la vittoria delle elezioni europee, facendo crescere il partito oltre il 10% (i sondaggi danno la Lega intorno al 14,5%, in crescita).
Togliere NORD dal nome del partito non è certamente un suicidio politico, anzi, come dimostrano i sondaggi e i risultati delle ultime elezioni amministrative, la Lega Nord è decisamente in crescita, ma non ha la capacità di prendere i voti al Sud in quanto la parola NORD ne limita l’attrazione da parte dei cittadini meridionali.
La questione è:
la Lega deve essere un partito di “presenza”?
la Lega deve essere un partito del cambiamento?
Matteo Salvini ha certamente scelto la seconda impostazione e soprattutto ha compreso che per incidere politicamente si deve essere rappresentativi di tutto il territorio e non solo del Nord. Le idee del partito non sono cambiate, la sostanza è la stessa e il fine è lo stato federale. Cambia la forma con cui presentarsi ai cittadini e le modalità per arrivare all’obiettivo: non più partito esclusivamente del Nord, ma soggetto politico presente su tutto il territorio.
Un ricorso storico, in un certo senso, potrebbe essere la Lega Italia per combattere Roma.
PS: era il 1993, Bossi tentò il primo sbarco al sud. E l’ultimo tentativo di Bossi fu con Giovanni Fava nel 2009
Nessun commento: