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Caso Anna Frank, gli ultras della Lazio non sono soli

Gli ultras della Lazio non sono soli. Il messaggio che arriva dai principali stadi è forte e chiaro: le frange estreme del tifo rivendicano il diritto all'odio peggiore. In vari modi hanno contestato la lettura del Diario di Anna Frank, il gesto riparatorio deciso per sarcire lo strappo con la comunità ebraica infuriata. Slogan e cori fascisti (“Me ne frego”) a Bologna per i supporter biancoazzuri (e non c'erano i reprobi che hanno innescato la bufera: gli Irriducibili che hanno diffuso gli adesivi con la vittima della Shoa in maglietta giallorossa), inno di Mameli a Torino, canti giallorossi all'Olimpico, semplici fischi a Firenze. Qui l'allenatore granata, il serbo Mihalovic, ha rivendicato il diritto all'ignoranza, battibeccando con un giornalista sui libri non letti. Così abbiamo appreso che nella Jugoslavia di Tito il Diario di Anna Frank non rientrava nei programmi scolastici. Resta il dubbio che non sia del tutto innocente il buco culturale del campione, amico del cuore di Arkan, il leader degli ultrà belgradesi diventato capo della più feroce milizia cetnica nella guerra civile che ha insanguinato i Balcani negli anni 90.
Gli ultras della Lazio non sono soli. Ci sono anche il presidente e la società nella tempesta. A poco è servito il bel gesto di mandare la squadra in campo con il volto della ragazzina ebrea morta ad Auschwitz sulla maglietta. A gettare benzina sul fuoco è arrivata la testimonianza (suffragata da una registrazione) di chi ha sentito l'ineffabile Lotito parlare di una “sceneggiata” a proposito della visita alla sinagoga di Roma. La sua difesa (“si tratta di un equivoco: parlavo a telefono con un esponente della comunità ebraica”) non ha convinto. Qualche giovane del Ghetto aveva già provveduto a gettare nel Tevere la corona di fiori portata dalla delegazione laziale alla Sinagoga. Di una diretta responsabilità della Lazio nell'affissione degli adesivi antisemiti è infatti convinta la procura federale della Figc che ha già chiuso un'inchiesta lampo per slealtà sportiva. Sotto accusa la decisione della società di aggirare la chiusura della curva Nord per insulti razzisti nella precedente precedente casalinga, consentendo agli abbonati di quel settore di entrare in curva Sud pagando un solo euro. E tra questi c'era il manipolo di ultras (ne sono stati già identificati 20) che si è macchiato della grave provocazione. Non tutti ragazzini: ci sono anche vecchi tifosi, un over 40 e un over 50 almeno ...

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