Sofo(Il Talebano) con Salvini la destra torna a vincere
(G.p)Vincenzo Sofo, animatore del laboratorio culturale Il Talebano, che opera attorno al progetto politico di Matteo Salvini al fine di riaggregare la dispersa area della destra politica in modo di arrivare alla nascita di un grande movimento identitario ci racconta, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, cosa è successo domenica a Pontida e il ruolo della destra identitaria italiana all'intero della Lega 3,0.
Ieri a Pontida sono emerse due indicazioni chiare riguardanti il percorso di Salvini, che possono rassicurare il popolo identitario: la prima è il definitivo compimento del rinnovamento del progetto leghista, come dimostra la decisione storica di non dar parola a Bossi in quello che era rimasto l’ultimo palcoscenico del Carroccio nel quale il Senatur ancora manteneva un ruolo di primo piano; la seconda è il chiaro messaggio mandato da Salvini a Berlusconi circa la non intenzione di sottomettersi al ruolo di suo comprimario.
Salvini fuga così in un colpo solo i due grandi dubbi che attanagliano la Destra: da un lato il timore di trovarsi di fronte a un progetto politico a metà, ancora legato al cordone ombelicale del leghismo secessionista della prima maniera, dall’altro la paura di trovarsi davanti un leader ruggente a parole ma poi nei fatti soggiogato al volere dell’ex Cavaliere, accusa che da più parti veniva mossa nei confronti di Bossi.
Se dunque centrodestra dev’essere a causa della legge elettorale, finalmente a differenza del passato assistiamo in quest’area politica a qualcuno con il coraggio di sfidare l’egocentrismo di Berlusconi fino al punto di proporre la gara al “chi prende un voto in più, comanda”.
Da questa gara non può esimersi la Destra identitaria italiana, ultimamente troppo schizzinosa nello spulciare i difetti di Salvini dopo aver digerito in silenzio per decenni una classe dirigente improponibile. Salvini – piaccia o meno – è l’occasione per stoppare il monopolio berlusconiano sulla metà conservatrice del Paese e la destra ha il dovere di armarsi di spirito interventista e supportarlo.
E’ necessario ora costruire un fianco destro solido a Salvini, che lo renda il più solido possibile nella sua lotta con Berlusconi su chi deve prendere in mano il centrodestra del futuro, facendo in modo che quest’ultimo diventi più destra e meno centro raggiungendo quel voto in più. Ma soprattutto mettendo in mano a Salvini le ricette identitarie che poi dovranno diventare parte dell’offerta politica della coalizione che verrà.
Oggi alla Destra non serve giocare a fare i partiti, per il solo gusto presenzialista di mettere una bandierina; oggi alla destra serve mettere le sue idee in mano di chi ha davvero la possibilità di cambiare il destino della metà destra del Paese. Completando politicamente un lavoro iniziato culturalmente con Il Talebano 5 anni fa.
Se dunque centrodestra dev’essere a causa della legge elettorale, finalmente a differenza del passato assistiamo in quest’area politica a qualcuno con il coraggio di sfidare l’egocentrismo di Berlusconi fino al punto di proporre la gara al “chi prende un voto in più, comanda”.
Da questa gara non può esimersi la Destra identitaria italiana, ultimamente troppo schizzinosa nello spulciare i difetti di Salvini dopo aver digerito in silenzio per decenni una classe dirigente improponibile. Salvini – piaccia o meno – è l’occasione per stoppare il monopolio berlusconiano sulla metà conservatrice del Paese e la destra ha il dovere di armarsi di spirito interventista e supportarlo.
E’ necessario ora costruire un fianco destro solido a Salvini, che lo renda il più solido possibile nella sua lotta con Berlusconi su chi deve prendere in mano il centrodestra del futuro, facendo in modo che quest’ultimo diventi più destra e meno centro raggiungendo quel voto in più. Ma soprattutto mettendo in mano a Salvini le ricette identitarie che poi dovranno diventare parte dell’offerta politica della coalizione che verrà.
Oggi alla Destra non serve giocare a fare i partiti, per il solo gusto presenzialista di mettere una bandierina; oggi alla destra serve mettere le sue idee in mano di chi ha davvero la possibilità di cambiare il destino della metà destra del Paese. Completando politicamente un lavoro iniziato culturalmente con Il Talebano 5 anni fa.
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