Di destra, scomodi, scorretti.Ecco i militanti di Lealtà Azione
(G.p)Il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano, con uno speciale racconta che cosa è Lealtà Azione, la realtà emergente del panorama della destra non conforme italiana.Quella destra che fa impazzire l'onorevole Emanuele Fiano, l'associazione nazionale partigiani d'Italia, i giornali di De Benedetti.
Un interessante speciale dove i protagonisti sono unicamente i diretti interessati. Solo memoria? Tutt'altro: organizzano la spesa sociale per gli italiani ed eventi sulla lotta alla pedofilia, compiono missioni di solidarietà nelle enclavi serbe in Kosovo, si occupano di tutela degli animali e di promuovere l'alpinismo. Ma non finisce qui. Stanno anche – e proprio qui è la “pietra dello scandalo” per la sinistra – nelle istituzioni: con un consigliere di circoscrizione eletto a Milano nelle liste della Lega Nord e un assessore, nonché il consigliere più votato del centrodestra eletto con FdI, a Monza. E alle prossime Regionali in Lombardia non è escluso che vogliano dire la loro.
Stiamo parlando di Lealtà Azione, la realtà emergente dell'area non conforme italiana. Per i detrattori sono «l'ultradestra», i «neonazisti», presi di mira dagli “osservatori”, dai network liberal alla ricerca della “prova” per incriminarli, per lo meno politicamente. La loro risposta? Hanno scelto Il Tempo per raccontarsi. Se sul loro sito ufficiale si presentano come «scuola di militanza», con richiami biblici a Giobbe («vita est militia»), a noi spiegano che hanno raccolto una galassia di realtà identitarie in Italia – come il Foro 753 di Roma – con le quali sono pronti ad organizzare «il rinnovamento della Patria» con un modello che non ti aspetti: «Vogliamo fare come Comunione e liberazione ma a modo nostro ovviamente: dare una direzione, rappresentare una bussola».
Per capire dove vogliono andare è necessario però fare un “passo indietro”. E qui iniziano le polemiche nei loro confronti, come quelle di apologia. «Lealtà Azione dà fastidio perché non vede il fascismo come male assoluto – rispondono -. Pensiamo a tutte le sue conquiste sociali o a quanto c'era di fascista nello Stato durante la Prima Repubblica: e questo non lo sosteniamo noi, lo potrebbe dire anche Bruno Vespa...». Riferimenti al passato prossimo certo, ma anche a quello lontano: «A quei pensatori che possono aiutarci a dare una risposta moderna, attuale a questo mondo dove l'uomo virtuoso è stato sostituito da quello economicus». Nella libreria ideale allora si trovano Gentile, Pirandello, Evola e D'Annunzio «ma anche Mazzini, Carducci, Pico della Mirandola e San Francesco: tutti uomini in controtendenza».
La costruzione dell'antidoto, per loro, non è un fatto strettamente politico. Ce lo spiegano con l'allegoria del lupo, elemento archetipico richiamato nel simbolo. «È l'animale che non si è mai piegato alla volontà dell'uomo, è incorruttibile: nel nostro caso alla volontà del pensiero unico. Ma soprattutto ogni lupo lavora per il branco, è un essere comunitario. Se vive da solo, in un momento di difficoltà, muore: questo vuol essere un chiaro messaggio al cliché che vuole renderci tutti singoli individui, schiacciabili al primo alito di vento».
Comunità umana prima di tutto, quindi. E il rapporto con la politica? Pur non essendo e non volendo essere un partito rivendicano una strategia a cerchi concentrici, con un richiamo alla tradizione dei liberi comuni medievali: «Intendiamo rappresentare un orientamento in ogni luogo, dato che siamo oltre ciò che è accaduto con la fine dell'impero romano. Per questo occorre ricreare un modello sociale a partire dalle città-stato, dalle identità italiane che da sempre sono l'unico anticorpo all'omologazione e oggi al multiculturalismo. È solo con la forza dei territori che l'Italia potrà resistere».
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