Dal no euro allo stop immigrati.Il programma di governo di Lega e M5S
Il collega Antonio Rapisarda dalle colonne dello stesso giornale ha fatto il punto su questo spettro che aleggia sulla politica italiana immaginando anche i provvedimenti di un ipotetico e spero fantomatico governo Cinque stelle Lega.
Articolo che riportiamo per intero.
L'asse programmatico e di (possibile) governo tra Lega Nord e Movimento 5 Stelle è come la tela di Penelope: di mattina sembra lì per lì per essere composto ma la notte si scompone di nuovo per poi ricominciare da capo. Ieri, ad esempio, è stato il turno della discordia, a causa della sospensione dei conti corrente del Carroccio per mano della magistratura. Davanti all'indignazione di Matteo Salvini (e a quella di Matteo Renzi, ma qui per la vicenda Consip) per un provvedimento esecutivo giudicato “censorio” e politico i pentastellati hanno abbassato la visiera dell'elmetto: «È molto grave, ai limiti dell'eversione, quest'asse Lega-Pd contro la magistratura – hanno spiegato in commissione Affari costituzionali -. Salvini, invece di gridare al complotto, dovrebbe rispettare le sentenze dei giudici e chiedere scusa agli italiani per la truffa ai danni dello Stato attuata dal suo partito». Pronta la replica del leader leghista: «Pd, grillini e toghe rosse alleati per trasformare l'Italia come la Turchia con i partiti che diventano fuorilegge a colpi di sentenze – ha attaccato -. Due facce della stessa medaglia giustizialista che se ne frega della democrazia e della volontà dei cittadini».
Sulla giustizia, si sa, una coscienza concreta matura via via con la crescita “biologica” del proprio partito: la Lega di lotta, ad esempio, era forcaiola esattamente come lo sono adesso i pentastellati. E anche i grillini, dopo le prime disavventure di governo, hanno iniziato ad ammorbidire regole e limiti (come si è visto con il regolamento sulle primarie per il premier, da adesso aperto anche agli indagati). Insomma, su questo versante esiste ancora una certa distanza tra leghisti e grillini. Stesso discorso sui temi cosiddetti eticamente sensibili – con i 5 Stelle spostati su posizioni liberal e libertarie, come nel caso della legge Cirinnà – e sulla gestione dell'immigrazione nei territori, con il Movimento che in questa legislatura ha presentato un odg per esentare i comuni dal patto di stabilità per quanto riguarda le spese dell'accoglienza: non proprio una misura gradita ai sindaci col fazzoletto verde.È nei fatti però – e nonostante le precisazioni di un leghista di “alto governo” come Giancarlo Giorgetti (che su Tempi ha definito l'asse Lega-5 Stelle, di cui si parlava qualche settimana fa, come «un'esigenza artificiale» del momento da sventolare come spauracchio a Berlusconi e Renzi che tornavano a fiutarsi a proposito di legge elettorale alla tedesca) – che le assonanze tra i due soggetti stanno via via coprendo le divergenze.
Il ghiaccio storicamente lo ha rotto Salvini quando, durante il turno delle Amministrative dell'anno scorso, non ha avuto dubbi nel sostenere ufficialmente i candidati del Movimento nei ballottaggi contro il Pd: è avvenuto a Roma e a Torino. Un anno dopo è arrivato il primo riconoscimento ufficiale dall'altra sponda. A parlare è stato Carlo Sibilia, deputato ed ex membro del direttorio: «Con la Lega Nord ci può essere una convergenza sui migranti, a patto che il Carroccio si liberi dei suoi elementi più propagandistici: penso ad esempio a quando Bossi diceva di voler sparare sui barconi. Di certo su questi temi c'è più vicinanza con loro che con il Pd che vuole ripopolare i borghi disabitati con i profughi».
È proprio qui, nel combinato disposto tra svolta securitaria di Grillo sui campi rom a Roma e l'astensione dei grillini al Senato sullo ius soli, cioè sulla ribattezzata “svolta a destra” del Movimento, che l'asse Lega-5 Stelle è diventato qualcosa di più concreto di un'ipotesi o di un elemento perturbante in funzione anti-Nazareno. Se a questo aggiungiamo che con la vigente legge elettorale non è per nulla scontato che il centrodestra possa convergere in un'unica lista alla Camera, riemerge allora con prepotenza l'eventualità di un governo di minoranza targato Grillo, dato che il Movimento è dato primo in tutti i sondaggi. E con chi potrebbe cercare l'intesa punto su punto se non con la Lega?
Un governo del genere, ad esempio, non potrebbe non “ascoltare” i cittadini sul tema dell'euro. Se il referendum sulla moneta unica è impossibile, di certo grillini e leghisti insieme avrebbero tutto l'interesse a ottenere un mandato popolare per lo meno per sbattere i pugni con l'Ue, minacciando l'Italexit (con il famoso decreto proposto dalla Lega, ad esempio). Con un esecutivo “Penta-Lega”, poi, non ci sarebbe praticamente scampo per la riforma Fornero – contrastata in tutti i modi possibili da entrambi –, come non ci sarebbe più la tentazione di concedere lo ius soli, ossia l'accelerazione per la cittadinanza ai figli degli immigrati, e per le misure del decreto Lorenzin sui vaccini. Così come tirerebbero un sospiro di sollievo i collezionisti di memorabilia del Ventennio – e i monumenti... - che si sentono minacciati dall'introduzione del reato di opinione. Sul mercato del lavoro, poi, una riforma comune prevederebbe la reintroduzione dell'articolo 18 (ma non certamente il “reddito di cittadinanza” dei 5 Stelle), ma non tornerebbero di certo diritti per le Ong di fare il bello e il cattivo tempo nel Mar Mediterraneo. E in politica estera? A brindare sarebbe Vladimir Putin: basta sanzioni alla Russia, infatti, è il leit motiv che la Lega e, con un linguaggio diverso, i 5 Stelle hanno portato avanti fin dalla crisi ucraina. Siamo certi, dunque, che una misura del genere verrebbe salutata in Aula con fiumi di vodka.
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