Casa di Montecarlo e riciclaggio, Fini verso il rinvio a giudizio
(G.p)L'indagine sul re delle slot Francesco Corallo, che ha scoperchiato la vera storia della casa di Montecarlo mettendo in difficoltà l'ex presidente della Camera dei deputati nonché ultimo presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini per riciclaggio, va verso la richiesta di rinvio a giudizio per l'ultimo segretario missino.
Secondo indiscrezioni che ci giungono da ambienti vicini alla Procura della Repubblica di Roma sarebbe imminente la notifica da parte dei pubblici ministeri dell'avviso di chiusura indagine che prelude alla richiesta di andare a processo.
Gianfranco Fini potrebbe difendersi alla sbarra dalle pesanti accuse della procura di Roma, sostenendo la solita tesi del "coglione"abbindolato dalla famiglia d'acquista.
Secondo la procura, invece, il suo ruolo nell'intreccio di affari e nei passaggi di denaro tra Corallo e i Tulliani( in particolar modo la compagnia Elisabetta e suo fratello Giancarlo, ma pure il padre Sergio è indagato) è ben lungi dall'essere quello della vittima inconsapevole.
Infatti le toghe capitoline riterrebbero Gianfranco Fini protagonista dell'indagine, convinti che l'asse fosse tra lui e l'imprenditore catanese Francesco Corallo.
D'altronde i Tulliani non sono capitani d'impresa, per cui il loro coinvolgimento sarebbero dovuto solo al rapporto di parentela con l'ex terza carica dello Stato, che avrebbe, secondo i pubblici ministeri, potuto aiutare il re delle slot agevolando l'adozione di provvedimenti e decreti favorevoli al padrone di Atlantis.
Un ruolo da regista Fini l'avrebbe avuto anche nella famigerata vendita della casa di Montecarlo ricevuta da Alleanza Nazionale come lascito della contessa Colleoni per la buona battaglia, nell'interesse esclusivo del partito, finita invece svenduta tramite una serie di società offshore al cognato del presidente della camera Giancarlo Tulliani, fino a quando lo storico quotidiano milanese Il Giornale scoprì il gioco immobiliare chiedendo per anni, chiarimenti a Fini.
Quella compravendita, secondo i magistrati romani, è stata finanziata interamente da Francesco Corallo, che si sarebbe occupato anche dell'infrastruttura offshore al fine di nascondere l'operazione, il tutto ovviamente con la piena consapevolezza dell'ex leader di Alleanza Nazionale.
Tanto che la ricca plusvalenza( l'immobile fu venduto al reale prezzo di mercato a 1,4 milioni di euro 2 anni fa) sarebbero finiti sui conti di Giancarlo Tulliani ed Elisabetta moglie dell'ex politico.
Ad onor del vero, Fini ha sempre sostenuto di non aver nemmeno mai saputo che l'acquirente fosse stato il cognato, ma la procura non sembra credegli.
Infatti oltre ad un sequestro di beni per un valore di 7 milioni di euro chiesto ed ottenuto al giudice per le indagini preliminari per i Tulliani hanno sequestrato 2 polizze vite per un valore di quasi 1 milione di euro.
Secondo indiscrezioni che ci giungono da ambienti vicini alla Procura della Repubblica di Roma sarebbe imminente la notifica da parte dei pubblici ministeri dell'avviso di chiusura indagine che prelude alla richiesta di andare a processo.
Gianfranco Fini potrebbe difendersi alla sbarra dalle pesanti accuse della procura di Roma, sostenendo la solita tesi del "coglione"abbindolato dalla famiglia d'acquista.
Secondo la procura, invece, il suo ruolo nell'intreccio di affari e nei passaggi di denaro tra Corallo e i Tulliani( in particolar modo la compagnia Elisabetta e suo fratello Giancarlo, ma pure il padre Sergio è indagato) è ben lungi dall'essere quello della vittima inconsapevole.
Infatti le toghe capitoline riterrebbero Gianfranco Fini protagonista dell'indagine, convinti che l'asse fosse tra lui e l'imprenditore catanese Francesco Corallo.
D'altronde i Tulliani non sono capitani d'impresa, per cui il loro coinvolgimento sarebbero dovuto solo al rapporto di parentela con l'ex terza carica dello Stato, che avrebbe, secondo i pubblici ministeri, potuto aiutare il re delle slot agevolando l'adozione di provvedimenti e decreti favorevoli al padrone di Atlantis.
Un ruolo da regista Fini l'avrebbe avuto anche nella famigerata vendita della casa di Montecarlo ricevuta da Alleanza Nazionale come lascito della contessa Colleoni per la buona battaglia, nell'interesse esclusivo del partito, finita invece svenduta tramite una serie di società offshore al cognato del presidente della camera Giancarlo Tulliani, fino a quando lo storico quotidiano milanese Il Giornale scoprì il gioco immobiliare chiedendo per anni, chiarimenti a Fini.
Quella compravendita, secondo i magistrati romani, è stata finanziata interamente da Francesco Corallo, che si sarebbe occupato anche dell'infrastruttura offshore al fine di nascondere l'operazione, il tutto ovviamente con la piena consapevolezza dell'ex leader di Alleanza Nazionale.
Tanto che la ricca plusvalenza( l'immobile fu venduto al reale prezzo di mercato a 1,4 milioni di euro 2 anni fa) sarebbero finiti sui conti di Giancarlo Tulliani ed Elisabetta moglie dell'ex politico.
Ad onor del vero, Fini ha sempre sostenuto di non aver nemmeno mai saputo che l'acquirente fosse stato il cognato, ma la procura non sembra credegli.
Infatti oltre ad un sequestro di beni per un valore di 7 milioni di euro chiesto ed ottenuto al giudice per le indagini preliminari per i Tulliani hanno sequestrato 2 polizze vite per un valore di quasi 1 milione di euro.
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