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28 ottobre, la sfida delle date. Un vecchio schema di Forza Nuova

La scelta provocatoria della "marcia su Roma" per il 28 ottobre ha assicurato a Forza Nuova più di un quarto d'ora di celebrità. In realtà si tratta di un vecchio schema di gioco, un dispositivo che il movimento ha più volte adottato. Per fortuna nulla è più inedito della carta stampata e quindi ci tocca riprodurre quanto scritto da Ugo Maria Tassinari nel volume "Naufraghi. Da Mussolini alla Mussolini. 60 anni di storia della destra radicale" nel capitolo dedicato a Forza Nuova


Il gruppo gestisce abilmente lo scontro frontale con l’estrema sinistra, che si autoalimenta in una spirale continua di sfide, interdetti e ritorsioni, assicurando un duplice risultato politico:da una parte offre visibilità nel barnum mediatico, ben felice di riesumare gli stereotipi degli anni ’70,dall’altra consolida l’identità militante e seleziona i quadri,forgiati nella durezza di una contrapposizione giocata spesso in condizioni di inferiorità numerica. Così si scelgono date simboliche per affermare il diritto a scendere in piazza, solleticando il riflesso condizionato dell’antifascismo militante. La prima sfida è lanciata, nel maggio 2000, proprio su una ferita sanguinante della sinistra, la Bologna appena conquistata dal POLO con Guazzaloca. Buona parte dei 600700 camerati mobilitati sono veneti. Dopo il fronteggiamento tra i due presidi, il meeting internazionale (con comizi, concerti e birra a volontà) si svolge regolarmente a Granarolo, mentre i “compagni” sfogano la rabbia devastando l’arredo urbano in centro. Nel novembre 2000 il boicottaggio di un convegno della TRILATERAL scatena scontri durissimi con i CENTRI SOCIALI milanesi decisi a difendere il monopolio del mercato politico anti-globalizzazione. Tra gli episodi più clamorosi, nel 2001, vanno segnalati il 10 febbraio a Verona, il 25 aprile a Milano, il 30 giugno a Genova (l’anniversario della rivolta antifascista del 1960: lo sciopero prontamente annunciato dai portuali contro la “provocazione fascista”,innesca il divieto di manifestare accettato a malincuore da FN), il 18 novembre a Roma. 
Sfide rinnovate,nei mesi successivi,a Torino(il 22 febbraio 2002,un appuntamento no global, la “giornata del disobbediente”) e a Trieste (per il vertice italo-tedesco del 7 marzo 200253). Regolarmente scattano i divieti per motivi di ordine pubblico e un buon ritorno pubblicitario gratuito, perché FORZA NUOVA si accredita come il gruppo che risolleva le bandiere lasciate cadere da ALLEANZA NAZIONALE. Altrettanto evidente è il debito con la tradizione di TERZA POSIZIONE, che costruì le sue fortune con l’ostinata battaglia per la riconquista degli spazi. Così, alla sistematica pressione no global per impedire l’apertura delle sedi si contrappone una campagna per chiudere i CENTRI SOCIALI,rinominati beceramente “cessi sociali”. In qualche caso i sindaci di centrodestra impongono lo sgombero,tra il tripudio forzanovista.

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