In Fratelli d'Italia è scontro sulla fiamma
(G.p)Dopo tante battaglie vinte rivendicando, con orgoglio, la possibilità di usare la fiamma tricolore del glorioso Movimento sociale Italiano, ora all'interno di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale si discute sull'opportunità di mantenere la Fiamma nel simbolo del partito.Ad accendere la miccia sono state alcune indiscrezioni su un presunto vertice tra la leader Giorgia Meloni ed i big del partito Guido Crosetto ed Ignazio La Russa come ci racconta il collega Carlo Antonio Solimene pubblicato sul numero di sabato 12 agosto su Il Tempo, storico quotidiano romano.
Puntale come i tormentoni estivi, riparte il dibattito in Fratelli d'Italia sull'opportunità o meno di mantenere la fiamma nel simbolo del partito. Ad accendere la miccia sono state alcune indiscrezioni giornalistiche su un presunto vertice tra la leader Giorgia Meloni e i big Ignazio La Russa e Guido Crosetto( in realtà quest'ultimo da tempo fuori dalla politica puer se sempre vicino al suo ex partito) nel quale si sarebbe deciso di accantonare una volta per tutte il logo di An presente all'interno di quello di Fdi da oltre 3 anni.
Una circostanza, però smentita seccamente da uno dei protagonisti della presunta riunione: è semplicemente una bufala, spiega Ignazio La Russa.
Che non nega sia in corso da tempo un dibattito sull'argomento, ma specifica che non sono certo cose che si decidono in una riunione il 10 agosto. Se proprio si dovrà affrontare il tema, insomma se ne parlerà nella sede competente, ovvero il congresso che si terrà alla fine di ottobre e l'inizio di novembre.
Sarà in quell'occasione, quindi, che la platea dei delegati provinciali potrebbe essere chiamata ad esprimersi su un argomento, che, in ogni caso, scalda ancora il cuore dei militanti. Nel partito di chi vorrebbe recidere ogni legame con la tradizione aennina c'è da tempo Giovanni Donzelli, membro della direzione nazionale di Fratelli d'Italia che un anno fa, proprio da questo giornale, lanciò la provocazione. Normale che se ne riparli adesso, specie ora che anche un partito vicino come la Lega sta discutendo se procedere a una svolta storica: l'eliminazione della parola Nord dal simbolo per inserire, invece, il nome del leader, Salvini.
In Fratelli d'Italia, al di là delle intenzioni, il passaggio potrebbe rivelarsi un pò più complicato. Basti pensare a quanto accaduto ogni qual volta che si è discusso del destino di quella Fiamma di proprietà della Fondazione Alleanza Nazionale.
Già all'assemblea dell'ente nell'inverno 2013, si sfiorò la rissa tra le varie correnti, ( meloniani da una parte, alemannianni dall'altra) per decidere chi dovesse ereditare il logo.
La battaglia fu vinta propria dalla leader di Fratelli d'Italia, per un affidamento momentaneo che poi sarebbe stato prorogato fino all'assemblea successiva dell'autunno 2015.
Anche in quel caso l'assise fu tutt'altro che serena: i finiani si affiancarono a chi, come Alemanno, auspicava la rinascita di An, ma anche in virtù del sostegno dei delegati vicini a Gasparri e Matteoli, Fratelli d'Italia riusci a tenersi il simbolo, stavolta senza limiti temporali.
Difficile sapere cosa potrebbe accadere se la Fiamma smettesse di ardere sul logo di Fdi, come in tanti auspicano per aprire il più possibile le porte del partito della Meloni anche a chi non proviene dalla tradizione aennina.
La prossima assemblea della Fondazione An, che da statuto dovrebbe tenersi ogni due anni, quindi entro la fine del 2017, potrebbe diventare di nuovo terreno di scontro. Senza contare il possibile sconcerto di chi, tra i militanti della destra, resta affezionato a un simbolo che, nonostante il giudizio controverso sull'esperienza finiana ricorda anche gli amatissimi anni di Almirante. Al congresso la scelta.
Che non nega sia in corso da tempo un dibattito sull'argomento, ma specifica che non sono certo cose che si decidono in una riunione il 10 agosto. Se proprio si dovrà affrontare il tema, insomma se ne parlerà nella sede competente, ovvero il congresso che si terrà alla fine di ottobre e l'inizio di novembre.
Sarà in quell'occasione, quindi, che la platea dei delegati provinciali potrebbe essere chiamata ad esprimersi su un argomento, che, in ogni caso, scalda ancora il cuore dei militanti. Nel partito di chi vorrebbe recidere ogni legame con la tradizione aennina c'è da tempo Giovanni Donzelli, membro della direzione nazionale di Fratelli d'Italia che un anno fa, proprio da questo giornale, lanciò la provocazione. Normale che se ne riparli adesso, specie ora che anche un partito vicino come la Lega sta discutendo se procedere a una svolta storica: l'eliminazione della parola Nord dal simbolo per inserire, invece, il nome del leader, Salvini.
In Fratelli d'Italia, al di là delle intenzioni, il passaggio potrebbe rivelarsi un pò più complicato. Basti pensare a quanto accaduto ogni qual volta che si è discusso del destino di quella Fiamma di proprietà della Fondazione Alleanza Nazionale.
Già all'assemblea dell'ente nell'inverno 2013, si sfiorò la rissa tra le varie correnti, ( meloniani da una parte, alemannianni dall'altra) per decidere chi dovesse ereditare il logo.
La battaglia fu vinta propria dalla leader di Fratelli d'Italia, per un affidamento momentaneo che poi sarebbe stato prorogato fino all'assemblea successiva dell'autunno 2015.
Anche in quel caso l'assise fu tutt'altro che serena: i finiani si affiancarono a chi, come Alemanno, auspicava la rinascita di An, ma anche in virtù del sostegno dei delegati vicini a Gasparri e Matteoli, Fratelli d'Italia riusci a tenersi il simbolo, stavolta senza limiti temporali.
Difficile sapere cosa potrebbe accadere se la Fiamma smettesse di ardere sul logo di Fdi, come in tanti auspicano per aprire il più possibile le porte del partito della Meloni anche a chi non proviene dalla tradizione aennina.
La prossima assemblea della Fondazione An, che da statuto dovrebbe tenersi ogni due anni, quindi entro la fine del 2017, potrebbe diventare di nuovo terreno di scontro. Senza contare il possibile sconcerto di chi, tra i militanti della destra, resta affezionato a un simbolo che, nonostante il giudizio controverso sull'esperienza finiana ricorda anche gli amatissimi anni di Almirante. Al congresso la scelta.
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