Spiaggia fascista a Chioggia, ordinanza del prefetto: "Via cartelli, manifesti e simboli"
(G.p) Dopo la scoperta, con 20 anni di ritardo, dell'esistenza di una spiaggia "fascista" a Chioggia, in provincia di Venezia da parte del quotidiano La Repubblica grazie ad una inchiesta condotta dal collega Paolo Berizzi è arrivato il primo provvedimento nei confronti del titolare del lido per cui ha dovuto togliere, in tempi rapidi, ogni riferimento al fascismo che potrebbe provocare esplicite reazioni di riprovazione e sdegno nell'opinione pubblica.
Della rimozione dallo stabilimento di ogni riferimento al fascismo ci parla anche oggi l'ottimo Paolo Berizzi con un interessante articolo che pubblichiamo per intero.
La spiaggia fascista ha dovuto smantellare i suoi simboli. Via tutto: cartelli, manifesti, scritte inneggianti a Benito Mussolini e ai saluti romani, ai 'me ne frego!' e al 'manganello', all''ordine e la disciplinà del duce. Come anticipato da Repubblica - che domenica ha sollevato il caso Chioggia - l'intervento della prefettura e della questura sulla vicenda di 'Playa Punta Cannà si è tradotto in un primo provvedimento: un'ordinanza del prefetto di Venezia, Carlo Boffi, obbliga il titolare del lido balneare, Gianni Scarpa, a rimuovere immediatamente 'ogni riferimento al fascismo' affisso tra cabine e ombrelloni.
Sempre nell'ordinanza prefettizia, si intima all'imprenditore nostalgico del 'regime' di "astenersi dall'ulteriore diffusione di messaggi contro la democrazia". Gli audio pubblicati da Repubblica inchiodano Scarpa, la cui voce sabato è stata diffusa dagli altoparlanti in spiaggia: un mini comizio per intrattenere i 650 clienti del lido, tra insulti alla democrazia ("mi fa schifo"), inni al regime e minacce di "sterminare tutti i tossici". Denunciato dalla Digos per apologia di fascismo, al proprietario di Punta Canna il provvedimento del prefetto è stato notificato questa mattina in questura a Venezia. E di fronte ai poliziotti Scarpa ha ammesso di avere pronunciato le frasi riportate (e registrate) dal nostro giornale.
Nell'ordinanza il prefetto motiva le ragioni del suo provvedimento facendo riferimento alla condotta di Scarpa: c'è "il pericolo concreto ed attuale - scrive - che la persistenza di tali comportamenti possa provocare esplicite reazioni di riprovazione e sdegno nell'opinione pubblica, così vivamente turbata, con conseguenti manifestazioni avverse e di riflesso, il rischio di turbative dell'ordine pubblico".
E dunque per ora, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari, e anche in attesa di capire se il Comune di Chioggia sulla base di quanto stabilito dalla Prefettura revocherà la concessione demaniale a Punta Canna, Scarpa dovrà tenere a freno il suo protagonismo neofascista. E levare dallo stabilimento tutti quei pezzi di arredo inequivocabili: foto del Duce e immagini di saluti romani, richiami alle 'camere a gas' e alla 'legge del fucile', cartelli discriminatori che indicano i servizi igienici per 'uomini, donne, gay e lesbiche'. A dir poco surreali le dichiarazioni rilasciate dall'imprenditore di Mira in piena bufera: "Fascista io? Ma quando mai".
Stupore, vista la gravità della vicenda, hanno destato anche le parole minimizzanti del vicesindaco di Chioggia, Marco Veronese, che ha definito il tutto una "questione di folklore": "Perché sprecare le già risibili risorse di uomini della polizia in cose come queste, invece di occuparsi del controllo degli abusivi in spiaggia cui la polizia locale non riesce a far fronte?" - ha detto il vicesindaco che è anche assessore al demanio. "Lo stabilimento, per quello che so, non ha avuto mai problemi di ordine pubblico o altro. Si sapeva che il titolare era un 'personaggiò con simpatie di destra, stravagante, eccessivamente goliardico. Tutto qui".
A Veronese replica Giovanni Paglia, della segreteria nazionale di Sinistra italiana: "Questo è il vicesindaco M5S di Chioggia, a proposito del fatto che nel suo Comune uno stabilimento balneare è stato trasformato in centro di propaganda neofascista. Intanto i suoi soci in Parlamento non votano la legge che punisce l'apologia di fascismo, perché "liberticida". Si sono messi a cercare voti nella spazzatura", scrive su Facebook. Lo stesso Paglia ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Economia per chiedere "se non ritenga di dover immediatamente procedere alla revoca e riassegnazione ad altro soggetto della concessione demaniale" a Scarpa.
Nell'ordinanza il prefetto motiva le ragioni del suo provvedimento facendo riferimento alla condotta di Scarpa: c'è "il pericolo concreto ed attuale - scrive - che la persistenza di tali comportamenti possa provocare esplicite reazioni di riprovazione e sdegno nell'opinione pubblica, così vivamente turbata, con conseguenti manifestazioni avverse e di riflesso, il rischio di turbative dell'ordine pubblico".
E dunque per ora, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari, e anche in attesa di capire se il Comune di Chioggia sulla base di quanto stabilito dalla Prefettura revocherà la concessione demaniale a Punta Canna, Scarpa dovrà tenere a freno il suo protagonismo neofascista. E levare dallo stabilimento tutti quei pezzi di arredo inequivocabili: foto del Duce e immagini di saluti romani, richiami alle 'camere a gas' e alla 'legge del fucile', cartelli discriminatori che indicano i servizi igienici per 'uomini, donne, gay e lesbiche'. A dir poco surreali le dichiarazioni rilasciate dall'imprenditore di Mira in piena bufera: "Fascista io? Ma quando mai".
Stupore, vista la gravità della vicenda, hanno destato anche le parole minimizzanti del vicesindaco di Chioggia, Marco Veronese, che ha definito il tutto una "questione di folklore": "Perché sprecare le già risibili risorse di uomini della polizia in cose come queste, invece di occuparsi del controllo degli abusivi in spiaggia cui la polizia locale non riesce a far fronte?" - ha detto il vicesindaco che è anche assessore al demanio. "Lo stabilimento, per quello che so, non ha avuto mai problemi di ordine pubblico o altro. Si sapeva che il titolare era un 'personaggiò con simpatie di destra, stravagante, eccessivamente goliardico. Tutto qui".
A Veronese replica Giovanni Paglia, della segreteria nazionale di Sinistra italiana: "Questo è il vicesindaco M5S di Chioggia, a proposito del fatto che nel suo Comune uno stabilimento balneare è stato trasformato in centro di propaganda neofascista. Intanto i suoi soci in Parlamento non votano la legge che punisce l'apologia di fascismo, perché "liberticida". Si sono messi a cercare voti nella spazzatura", scrive su Facebook. Lo stesso Paglia ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Economia per chiedere "se non ritenga di dover immediatamente procedere alla revoca e riassegnazione ad altro soggetto della concessione demaniale" a Scarpa.
Nessun commento: