«Fascisti? No, democratici». I fasci italiani del lavoro si difendono
(G.p)Il movimento Fasci italiani del lavoro, dopo l'apertura dell'inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Mantova nella quale risultano indagate 9 persone per ricostituzione del disciolto Partito nazionale fascista, continua imperterrito sulla sua strada, per cui la giovane Fiamma Negrini, democraticamente eletta in consiglio comunale a Sermide e Fellonica non si dimetterà. D'altronde il movimento è ben lontano dal voler sovvertire le istituzioni, avendo sempre rispettato le regole democratiche, come ci racconta il collega Matteo Sbarbada dalle colonne de la Gazzetta di Mantova, con un interessante articolo che riportiamo fedelmente.
Il terremoto giudiziario e mediatico nel quale sono finiti non sembra scalfire le loro convinzioni. «Seguiremo lo sviluppo dell’inchiesta con la massima serenità. Abbiamo ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà. La prima azione messa in atto con il nostro avvocato Federico Donegatti è stata quella di querelare il quotidiano La Repubblica, che ha accesso i riflettori sulla questione simbolo l’11 giugno, ad urne aperte».
Il tema è caldissimo e rilanciato da tutti media dello Stivale. Sulle presunte nostalgie del Ventennio, però, Negrini taglia corto. «Qui nessuno ci ha votato per il colore della camicia, ma per la nostra posizione su argine, piscina, aree verdi. In tanti, evidentemente, erano stanchi delle promesse. Mi dispiace solo per la comunità di Sermide e Felonica. Un paese piccolo che non meritava di finire in questo tritacarne mediatico».
Oltre all’inchiesta giudiziaria, sul piatto resta il ricorso presentato al Tar da due cittadini sermidesi, Luigi Franceschini e Giulio Zangherati, nel quale si contesta la proclamazione degli eletti fatta dal Comune.
«Il risultato di un elezione va sempre accettato, credo che il loro sia un enorme autogol. Al loro posto non l’avrei mai fatto, mi sembra un modo di agire poco democratico. In 334 ci hanno dato fiducia, noi non indietreggiamo».
Negrini, intanto, incassa l’appoggio della galassia dei movimenti di destra. Pensa ad azioni eclatanti il commissario federale di Mantova della Fiamma Tricolore Pier Giorgio Sganzerla. «Sono disposto anche ad autodenunciarmi - commenta -, visto che ho dato una mano al Movimento dei fasci in questi anni. Abbiamo offerto loro il nostro appoggio, ma sono convinto che tutto finirà in una bolla di sapone. Non c’era nessuna volontà di commettere reati». Sganzerla chiude andando al contrattacco. «Dal 2002 ad oggi nessuno si è accorto di niente, ora tutto questo. Dov’era il procuratore della Repubblica? Perché si è mosso solo adesso? A mio avviso si dovrebbe procedere per reato di omissione».
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