Cardini: Renzi? Un Machiavelli che non si rassegna
(G.p)Il collega Antonio Rapisarda, in esclusiva per i lettori de Il Tempo, storico quotidiano romano, intervista Franco Cardini sui temi dell'attualità politica, partendo da alcune considerazioni di tipo culturale sull'ex premier Matteo Renzi, passando per la legge Fiano ed il vertice di Tallin, concludendo con lo ius soli e l'eventuale rischio di naturalizzare persone che poi prenderanno vie radicali.
Intervista che riportiamo per intero.
«Matteo Renzi? È una carissima persona. Avrebbe dovuto studiare di più. Ma non ha avuto tempo, ha avuto successo troppo presto». Per Franco Cardini, storico tra le massime autorità sul Medioevo, non può che essere il rapporto con la storia il terreno sul quale confrontare scelte e prospettive dell'Italia e dei suoi rappresentanti.
Renzi doveva studiare più Machiavelli o Guicciardini?
"Preferirebbe Machiavelli, perché è un decisionista. Non credo che Matteo abbia qualcosa di Guicciardini il quale si distingue per due cose: il desolato cinismo e la conoscenza precisa delle forze in gioco, cosa che Machiavelli non ha in quanto astrae molto spesso su quelli che i politici possono fare. Matteo è sicuramente un machiavellico, convinto di dover restare protagonista della scena politica italiana: non è un uomo che si adegua al fatto compiuto, non si rassegna al fatto compiuto. In questo sarebbe un pessimo allievo di Guicciardini che ha sempre fatto diagnosi esatte su quello che stava succedendo".
Il tormentone renziano dell'estate è la legge Fiano. Quant'è “attuale” reprimere le opinioni?
"Premessa. Fiano è uno dei migliori parlamentari che ci sono adesso sia per cultura che per serietà ed impegno. Svolge sempre un ruolo equilibrato, evidentemente però quando si toccano certi problemi rispetto alla sua identità ebraica si trovano i nervi scoperti. Ciò è più che comprensibile e su questo gli va data solo solidarietà".
Basta l'indignazione per introdurre nuovi reati?
"Salvando la sua onestà intellettuale, in questo momento, al di là della sua indignazione davanti a certi “spettacoli” di quattro gatti che fanno il saluto romano - rispetto ai quali lui stesso è consapevole dell'irrilevanza e che comunque non rappresentano un pericolo neofascista - non è escluso che Fiano, che appartiene al gruppo più renziano del Pd (e non è un caso che Renzi si sia pronunciato con la massima urgenza sottolineando di essere perfettamente d'accordo), si sia mosso nella direzione di una manovra diversiva".
Manovra diversiva con quale obiettivo?
"Il Pd è in una situazione di grande difficoltà. Allora si ricorre alla mozione degli affetti per ritrovare una forma di unità additando un pericolo che non c'è: quindi smettiamo di parlare delle cose serie – immigrazione, debito – e ritroviamoci su un campo in cui siamo d'accordo tutti. A questo bisogna aggiungere un carattere di oggettiva pericolosità. Le leggi contro il liberticidio, anche se può sembrare un gioco di parole o un paradosso, sono delle leggi liberticide. Non si può in un paese civile impedire a nessuno di pensare quello che vuole salvo che ciò che vuole non sia chiaramente contrario alle leggi. Non si può ammettere il delitto di opinione".
Alla kermesse si è unita anche Laura Boldrini “tentata” da furia iconoclasta nei confronti delle testimonianze architettoniche del Ventennio e madrina della revoca del “parco Mussolini” a Latina...
"Si tratta di un atteggiamento fortemente emozionale che astrae dalla realtà storica di quello che noi sappiamo del fascismo. Possiamo cambiare i nomi a tutte le piazze e a tutti i parchi ma non possiamo chiudere gli occhi davanti a un fatto: il fascismo ha investito come pochi altri sulla politica culturale, ed è un male che la signora Boldrini non lo capisca perché persona dotata di una certa cultura. L'architettura cosiddetta “fascista” è sui libri di storia dell'arte ed è protagonista in tutto il mondo. Tutto questo patrimonio non è che va ascritto al fascismo ma allo sviluppo della società italiana in quegli anni. L'idea di distruggere o celare un monumento solo perché disturba qualche partigiano è aberrante".
Al vertice di Tallin si è cristallizzato l'egoismo franco-tedesco sul tema immigrazione. L'Italia è sempre più isolata.
"L'Europa purtroppo è stata sempre, come espressione geopolitica, il risultato dell'asse franco-tedesco. L'Europa, o meglio l'Ue, è stata sempre la Germania, la Francia con qualche cosa intorno. Qualcosa di bellissimo, di importante ma il nerbo politico, finanziario ed economico è quello. In questo senso penso che l'Italia debba diventare davvero padrona del proprio destino. Dovrebbe avere il coraggio di fare una scelta seria."
In che senso?
"Credo che il dibattito sullo ius soli sia una svolta fondamentale. Dobbiamo prendere atto che la situazione, per colpa dei nostri partner europei, ci porterà a un peggioramento della situazione. Questa però va affrontata, simbolicamente, in un modo da dare un messaggio forte, anche morale: dire che coloro i quali nascono in Italia sono italiani. Così come accade negli Usa. Allo stesso tempo, però, noi dobbiamo imporre a chi viene in Italia una disciplina diversa da quella basata sull'eccessiva elasticità. Devono smetterla di pensare di poter arrivare in un Paese dove si può non lavorare e far quello che si vuole. Dobbiamo proporre un patto nuovo ai migranti e rispondere all'Ue: ci abbandonate? Noi ci gestiremo da soli rappresentando un modello. Credo che si debba adottare un atteggiamento di sinistra, sul piano dei grandi problemi umanitari, e di destra, sul piano della conduzione giornaliera di questo fenomeno. Cioè la massima attenzione e il massimo rigore".
Il governo ha stoppato la riforma sullo ius soli. Gli italiani non sembrano per nulla entusiasti...
"Le dico una cosa brutale: l'Italia è arrivata a un livello di destrutturazione sociale, politica, culturale pesantissimo. È necessario un cambiamento. E questo deve venire anche da scelte culturali, se si vuole da scelte fisiologiche, diverse. Abbiamo bisogno di una rottura per rifondare certi valori: e con delle forze nuove, anche fisiologicamente nuove, questa è possibie. Se noi continuano a vivere con una società malata, anche moralmente, continueremo a vivere come gli ammalati cronici che prima o poi vengono uccisi dalla malattia. Lo ius soli invece può definire da qui a breve un cambiamento. Ecco, abbiamo bisogno di sangue nuovo: e anche se questo può sembrare paradossale, trovare sangue dal suolo può essere una scelta".
Lei è serio conoscitore del mondo islamico. Non si rischia di naturalizzare anche persone che poi prenderanno vie radicali?
"La radicalizzazione si combatte intensificando dialogo e controllo. Intensificare mezzi di controllo contestualizzando ciò, però, con un rapporto amichevole e franco. Mentre oggi si fa in un clima di tensione e di polemica. È un bene, insomma, che i musulmani si facciano le moschee per tanti motivi. Perché hanno diritto di pregare ma anche perché più vanno in moschea e più sono facilmente controllabili e riconoscibili. Se non ci fossero le moschee gli elementi patogeni presenti tra i musulmani dissimulerebbero molto più facilmente. Le moschee invece agiscono come la carta moschicida nei confronti delle mosche: in questo modo si possono isolare meglio".
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