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Verso Campo Hobbit, Marina Simeone intervista Maurizio Murelli

(G.p) Mancano solo 3 giorni al fatidico 23 giugno, giorno in cui a Montesarchio, in provincia di Benevento ci sarà il tanto atteso quarantennale del primo Campo Hobbit, ideato e voluto da Generoso Simeone.
La collega Marina Simeone, figlia di Generoso, in esclusiva per i lettori del sito Campo Hobbit 40 ha intervistato l'editore Maurizio Murelli su cosa hanno rappresentato i campi hobbit per la sua generazione, sui presenti legami tra i campi e la violenza estremista degli anni settanta, su cosa è la destra ed infine sul ruolo della cultura in questi anni caratterizzati dal pensiero debole ed unico dominante.
Intervista che riportiamo fedelmente.


Cosa hanno rappresentato i campi Hobbit per la sua generazione?
Non credo di poter parlare a nome di tutta la mia generazione e in ogni caso io sono tra quelli che quando prese il via l’esperienza dei Campi Hobbit era incarcerato, addirittura, a quel tempo, ero detenuto nel carcere speciale dell’Asinara, dove le notizie da fuori arrivavano raramente, di rimbalzo e spesso in modo distorto o insufficiente anche solo per farsi un’idea di massima. Dunque di Campo Hobbit ho appeso più tardi, se non ricordo male, forse addirittura ad esperienza finita.
In ogni caso ne ho tratto un’idea piacevole perché era evidente che si era davanti ad un processo di trasformazione antropologica di quella che era la destra giovanile. Si passava dal reducismo e nostalgismo a proposte al passo con i tempi. Nascevano stili musicali caratteristici, si individuavano nuove tematiche, ci si poneva per il confronto con l’avversario in modo più moderno e al passo con i tempi. Quelli come me allora aderivano ad una diversa opzione dell’azione politica, non c’è dubbio, e dunque non erano emotivamente coinvolti. Col tempo però, si è capito che effettivamente, oggettivamente, fu un gran salto di qualità per quella destra giovanile.



Nell’ultimo libro di Baldoni è riportata una circolare di Giorgio Almirante nella quale era condannato un legame tra i campi hobbit e la violenza estremista degli anni settanta. Lei è d’accordo. La contestazione dell’Hobbit ha favorito l’estremismo di destra?
Non sono mai stato tra quelli che ha ipercriticato Almirante e la dirigenza missina. Ma è del tutto evidente che hanno compiuto, sopra tutto a partire dal 1968, errori clamorosi, alcuni fin dall’immediato dopo guerra, a partire dalla sua fondazione, altri che si sono evidenziati in seguito. E dunque, senza astio e senza preconcetti, posso dire che questa uscita di Almirante, cioè collegare l’esperienza dei campi Hobbit con il radicalismo ribellistico “di-destra” è una delle tante bestialità che gli si possono tranquillamente imputare. Oltre tutto, semmai, si può sostenere l’esatto contrario. Il nuovo corso della destra giovanile ha fatto argine alla deriva della lotta armata perché non pochi giovani insoddisfatti trovarono in quell’esperienza una certa gratificazione e motivo di impegno politico-sociale.


 Di quelle idee e di quei propositi rivoluzionari chi ha raccolto l’eredità?Difficile dire. Come sempre capita le nuove esperienze liberano nell’aria semi destinati a germogliare nelle più diverse compagini che via via vengono alla ribalta. Capita che spesso ci sia mancato riconoscimento ai meriti di chi è venuto prima, oppure non se ne abbia neppure perczione. Di certo se alcuni nuovi movimenti oggi alla ribalta si orientano anche verso una milizia nel sociale e affrontano certi argomenti, come l’ecologia, l’animalismo, la geopolitica, la geoenergia, la questione della tecnica e delle neoscienze lo si deve anche alle aperture di quelli che allora parteciparono ai campi Hobbit, elaborarono un nuovo pensiero in una miriade di riviste e nelle radio libere, che giusto a quel tempo presero piede e permisero di aggirare la censura di regime dei media istituzionali.


Che cosa è oggi la destra?
Non saprei dire, perché “destra” è la definizione di una categoria politica troppo allargata ed equivoca. Tant’è che c’è una “destra” liberale e una destra sovranista. E tant’è che spesso è la neosinistra a fare politiche di “destra reazionaria” e macroscopicamente filo atlantista a dispetto degli interessi nazionali ed europei. Io personalmente prescindo da questa etichetta e mi porto oltre “destra” e “sinistra”. Ma se devo interpretare bonariamente la domanda, potrei dire che “destra sovranista” è un baluardo concettuale e politico alla disintegrazione della nazione.


5) In questi anni di desertificazione ideale e politica la cultura può essere la pietra miliare da cui riprendere un viaggio?
Che la cultura abbia per me un importante ruolo è certificato dal fatto che ho fondato una casa editrice fin dal 1979, poi rilanciata con diversa denominazione e che oggi pubblica testi che io considero importanti e fondamentali. Ovviamente la cultura non è sufficiente se non accompagnata da una precisa azione sul territorio. Tra l’altro, diciamoci la verità: la cultura propria della “destra” o della conformazioni politiche antagoniste che si collocano oltre la “destra” e la “sinistra” è diffusa da case editrici marginali, che non hanno possibilità, data l’ostilità del Sistema e il criminale operato dei media che ne sono servitori, di raggiungere le masse. Un demente come Saviano (tanto per citarne uno tra i tanti) è retto nella sua propaganda ideologica dal concerto di tutti i media. Un buon autore antagonista, sopra tutto “di destra” (uso questo termine per capirci anche se lo ritengo fuorviante) non accede al grande pubblico televisivo o anche solo cartaceo. Le grandi Case editrice pubblicano schifezze volte solo a far cassa. Allora quale il compito delle piccole editrici? Quello di coltivare soggetti che intendono impegnarsi per il mutamento, per la resistenza, per la controffensiva. Un militante culturalmente ben preparato è molto efficace e ha più potenzialità di un militante che si muove solo dentro un linguaggio fatto solo di emblemi, parole d’ordine, simboli e slogan.
Inoltre le nostre piccole editrici hanno il compito di salvare a futura memoria il pensiero elaborato nel secolo scorso dai nostri consimili, cioè dai nostri padri e nonni.

1 commento:

  1. Bravo Maurizio, anch'io scrivo per una rivista per abbonati di super nicchia, e promuovo conferenze di storia. Sostengo un paio di riviste...è poco ma non si può fare di più!

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