Il saluto romano al Cimitero Maggiore di Milano del "cappellano dei camerati"
(G.p)Ha destato scalpore il caso della cerimonia commemorativa per Salvatore Umberto Vivirito. All'occhio vigile di Saverio Ferrari e Paolo Berizzi non è sfuggito il saluto romano nel rito del presente da parte di un giovane sacerdote milanese. E cosi Fascinazione è tornata all'attenzione della stampa nazionale grazie ad un abbondante articolo di Paolo Berizzi pubblicato sul numero odierno di Repubblica che cita la fonte giornalistica. Lo ringraziamo per la correttezza e l'attenzione.
E il prete fece il saluto romano per commemorare il rapinatore squadrista. «Per il camerata Umberto Vivirito… presente! Per il camerata Umberto Vivirito… presente!». Scandito due volte. Con il sacerdote che allunga il braccio destro accanto alle tombe e alla bandiera di Avanguardia Nazionale. Cimitero Maggiore di Milano, sabato 20 maggio. Lo stesso luogo dove il 29 aprile scorso mille camerati hanno sfidato (e beffato) il divieto della Prefettura mettendo in piedi una parata in stile paramilitare in ricordo dei caduti della Rsi.
Questa volta la cerimonia è ristretta: si celebra il quarantennale della morte di Salvatore Umberto Vivirito, ex militante neofascista di Avanguardia Nazionale, morto il 21 maggio 1977, a soli 22 anni, a seguito di una ferita da arma da fuoco rimediata nel corso di una rapina, due giorni prima, a una gioielleria di piazza Udine, a Milano. Vivirito assassinò, crivellandolo con sei colpi di pistola, il titolare del negozio, Ernesto Bernini (anche la moglie di quest’ultimo rimase gravemente ferita). L’assalto doveva servire — stando agli avanguardisti — per finanziare un non precisato gruppo eversivo di estrema destra di cui lo squadrista, assieme ad altri “sanbabilini”, faceva parte dopo lo scioglimento di Avanguardia.
Torniamo a sabato scorso: la cerimonia per Vivirito — vi partecipano parenti e amici — è celebrata da don Orlando Amendola, cappellano del Campo X del cimitero Maggiore (dove sono sepolti appunto i caduti della Rsi). Nella sua orazione il sacerdote ricorda il camerata rapinatore sottolineandone le qualità di “eroe della solidarietà”, il “coraggio di combattente”, l’ostinazione nel “battersi quando vedeva l’ideale umano oltraggiato”. Passaggi paradossali ai quali seguono le testimonianze di altri due camerati: uno tiene in mano la bandiera con il simbolo di Avanguardia Nazionale (la formazione neofascista nata nel 1960, dichiarata fuorilegge dal Ministero dell’Interno nel 1976 e rinata l’anno scorso con a capo ancora il leader Stefano Delle Chiaie). La commemorazione di Vivirito si chiude con il rito fascista del “presente”. Eseguito da tutti, prete compreso. Il video è stato postato su Youtube e sul sito di “Fascinazione” (lo ha notato l’Osservatorio sulle nuove destre).
La cosa che colpisce di più è il saluto romano di don Amendola (il gesto è vietato dalla legge italiana). Ma chi lo conosce sa che il sacerdote non è nuovo a esibizioni “politiche” a sostegno dell’estrema destra. Un anno fa si fece fotografare a un gazebo elettorale con il candidato Stefano Pavesi (della formazione neonazista Lealtà Azione) eletto con la Lega Nord. Il “cappellano dei camerati”: lo chiamano così, don Amendola. Ogni anno è presente alla cerimonia in ricordo dei caduti della Rsi nel “suo” Campo X. Una cerimonia che i camerati facevano cadere provocatoriamente il 25 aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo. Quest’anno la Prefettura l’ha vietata. I militanti “neri” hanno “rimediato” quattro giorni dopo, il 29 aprile. Con la benedizione del loro amato prete.
E il prete fece il saluto romano per commemorare il rapinatore squadrista. «Per il camerata Umberto Vivirito… presente! Per il camerata Umberto Vivirito… presente!». Scandito due volte. Con il sacerdote che allunga il braccio destro accanto alle tombe e alla bandiera di Avanguardia Nazionale. Cimitero Maggiore di Milano, sabato 20 maggio. Lo stesso luogo dove il 29 aprile scorso mille camerati hanno sfidato (e beffato) il divieto della Prefettura mettendo in piedi una parata in stile paramilitare in ricordo dei caduti della Rsi.
Questa volta la cerimonia è ristretta: si celebra il quarantennale della morte di Salvatore Umberto Vivirito, ex militante neofascista di Avanguardia Nazionale, morto il 21 maggio 1977, a soli 22 anni, a seguito di una ferita da arma da fuoco rimediata nel corso di una rapina, due giorni prima, a una gioielleria di piazza Udine, a Milano. Vivirito assassinò, crivellandolo con sei colpi di pistola, il titolare del negozio, Ernesto Bernini (anche la moglie di quest’ultimo rimase gravemente ferita). L’assalto doveva servire — stando agli avanguardisti — per finanziare un non precisato gruppo eversivo di estrema destra di cui lo squadrista, assieme ad altri “sanbabilini”, faceva parte dopo lo scioglimento di Avanguardia.
Torniamo a sabato scorso: la cerimonia per Vivirito — vi partecipano parenti e amici — è celebrata da don Orlando Amendola, cappellano del Campo X del cimitero Maggiore (dove sono sepolti appunto i caduti della Rsi). Nella sua orazione il sacerdote ricorda il camerata rapinatore sottolineandone le qualità di “eroe della solidarietà”, il “coraggio di combattente”, l’ostinazione nel “battersi quando vedeva l’ideale umano oltraggiato”. Passaggi paradossali ai quali seguono le testimonianze di altri due camerati: uno tiene in mano la bandiera con il simbolo di Avanguardia Nazionale (la formazione neofascista nata nel 1960, dichiarata fuorilegge dal Ministero dell’Interno nel 1976 e rinata l’anno scorso con a capo ancora il leader Stefano Delle Chiaie). La commemorazione di Vivirito si chiude con il rito fascista del “presente”. Eseguito da tutti, prete compreso. Il video è stato postato su Youtube e sul sito di “Fascinazione” (lo ha notato l’Osservatorio sulle nuove destre).
La cosa che colpisce di più è il saluto romano di don Amendola (il gesto è vietato dalla legge italiana). Ma chi lo conosce sa che il sacerdote non è nuovo a esibizioni “politiche” a sostegno dell’estrema destra. Un anno fa si fece fotografare a un gazebo elettorale con il candidato Stefano Pavesi (della formazione neonazista Lealtà Azione) eletto con la Lega Nord. Il “cappellano dei camerati”: lo chiamano così, don Amendola. Ogni anno è presente alla cerimonia in ricordo dei caduti della Rsi nel “suo” Campo X. Una cerimonia che i camerati facevano cadere provocatoriamente il 25 aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo. Quest’anno la Prefettura l’ha vietata. I militanti “neri” hanno “rimediato” quattro giorni dopo, il 29 aprile. Con la benedizione del loro amato prete.
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RispondiEliminaGran campione di faziosità questo venditore di fumo in parole.
RispondiEliminaE firma con le iniziali.
"G.p" che non credo significhino "giovin porcello".
Mah!?!
Detto da un anonimo l' obiezione e' ridicola. E falsa. Il pezzo e' regolarmente firmato nella mascherina: Giuseppe Parente che corrisponde, vedi tu, a g.p.
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