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Alemanno: il movimento Nazionale per la sovranità pronto per le amministrative

(G.p)Domenica 11 giugno gli elettori residenti nelle regioni ordinarie di oltre 1000 comuni, saranno chiamati al voto amministrativo. Si voterà in 25 comuni capoluogo di Provincia come Verona, Spezia, Lucca, Padova, Taranto, Trapani e 4 capoluoghi di regione, Catanzaro, Genova, L'Aquila e Palermo.
Anche il Movimento nazionale per la sovranità, movimento politico nato pochi mesi fa dall'unione di due distinti movimenti, la Destra del Senatore Francesco Storace ed Azione Nazionale, dell'ex sindaco di Roma nonché leader della destra sociale in An prima, nel Pdl poi, Gianni Alemanno, che in un articolo, pubblicato da Il Giornale d'Italia, fa il punto della situazione sul radicamento del Movimento nazionale per la sovranità presente un po' dappertutto alle prossime amministrative.
Articolo che riportiamo per intero.



La presentazione delle Liste per le elezioni comunali del prossimo giugno ha riservato sorprese positive, importanti per il futuro del centrodestra.

Innanzitutto il Movimento Nazionale per la Sovranità, nonostante sia nato da meno di tre mesi, è presente con propri candidati un po’ dappertutto: nell’80% dei comuni capoluogo e in una porzione significativa dei principali comuni in cui si va al voto. I nostri dirigenti sono presenti, spesso come promotori, principalmente nelle Liste civiche di sostegno ai candidati Sindaci del centrodestra, ma sono inseriti anche come indipendenti nelle liste dei partiti del centrodestra: la Lega ad Alessandria, Forza Italia a Monza, Direzione Italia a Padova e perfino Fratelli d’Italia a Frosinone. Questo è testimonianza di un forte radicamento nel territorio che ha fatto fallire ogni tentativo di emarginarci dal centrodestra. Abbiamo letto sui giornali alcune fastidiose interviste di esponenti di Fratelli d’Italia che demonizzavano il nostro Movimento ed escludevano qualsiasi nostro coinvolgimento nel centrodestra. Ebbene, l’unico effetto concreto di questi veti si è avuto a Pieve Emanuele (Milano) dove, di fronte alla dichiarazione di incompatibilità di FdI nei nostri confronti, il candidato Sindaco Cerminara ha preferito escludere i candidati del partito della Meloni e tenersi i nostri. Esistiamo, siamo presenti in ogni parte d’Italia, non siamo un “movimento di colonnelli” in cerca di poltrone, nessuno ci può cancellare o escludere, soprattutto perché siamo utili alla vittoria del centrodestra.
Ma c’è un’altra importante conseguenza di questa tornata elettorale. Se consideriamo i 25 Comuni capoluogo che andranno al voto, scopriamo che ben in 22 il centrodestra si ritrova unito (l’88% del totale). Nonostante le polemiche giornalistiche tra i diversi leader del centrodestra, alla prova dei fatti, nel concreto scontro elettorale, il nostro schieramento si ritrova quasi sempre unito. Insomma, mettere insieme sovranisti e liberal-popolari, partiti consolidati, liste civiche e movimenti allo stato nascente come il nostro, non è impossibile, anzi appare abbastanza a portata di mano.
Per questo ci siamo permessi di lanciare una proposta che potrebbe avere un effetto estremamente positivo sulle dinamiche della nostra area: convocare, appena terminate le elezioni comunali, gli Stati Generali del centrodestra. Cosa vuol dire? Affrontare i nodi che dividono il nostro schieramento non nel chiuso di qualche riunione di vertice, ma in mezzo alla gente, al popolo che non si vuole rassegnare a stare a rimorchio di Renzi o di Grillo. A questa grande Convention devono essere invitati tutti, non solo i partiti che hanno rappresentanza parlamentare, ma i movimenti, le associazioni e le liste civiche in cui si è dispersa buona parte delle energie del centrodestra. Non ci illudiamo, ovviamente, che tutto si possa risolvere in un contesto di questo genere, ma siamo convinti che dopo un confronto a tutto campo in mezzo alla gente, sarà molto più facile trovare convergenze in contesti più ristretti.
Quali sono i nodi da affrontare in questi Stati Generali? Innanzitutto la nuova Legge elettorale, verso cui sarebbe opportuno non andare in ordine sparso per evitare il ritorno al proporzionale della Prima Repubblica. Poi le Primarie che, normate per legge o organizzate spontaneamente, non possono continuare a essere appannaggio esclusivo del Pd. In più, bisogna definire dei criteri di formazione delle liste elettorali che devono essere ispirate a criteri oggettivi e al massimo coinvolgimento del territorio.
Infine, last but not least, la posizione da prendere sull’Unione europea, che è il vero discrimine di tutti i contenuti programmatici. Il dissidio tra noi sovranisti e gli aderenti al Ppe sembra inconciliabile, ma se guardiamo alle scadenze concrete che abbiamo di fronte forse il divario si può significativamente ridurre. A fine anno il fiscal compact rischia di essere definitivamente inserito nella normativa comunitaria, mentre la creazione di un Ministro delle finanze europee appare una minaccia più che un’opportunità per l’economia italiana. Partendo dai dati concreti dell’occupazione, dello sviluppo e dell’uscita dalla crisi economica, forse anche questo nodo potrebbe essere superato, non con un compromesso al ribasso ma con una proposta di alto profilo.
Ci illudiamo? Forse sì ma non possiamo permetterci di andare divisi alle prossime elezioni politiche senza avere perlomeno provato a costruire un centrodestra unito, forte e con le idee chiare. Ce lo chiedono i nostri elettori, ne avrebbe bisogno l’Italia.

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