Marco Valle ci racconta Marine, la donna che spaventa questa Europa. Un’analisi di un’ascesa in chiaroscuro
Il collega Francesco Marotta dalle colonne virtuali di Destra.it recensisce il nuovo libro di Marco Valle intitolato Le Pen, la donna che spaventa l'Europa, edito da Il Giornale storico quotidiano meneghino in una collana denominata Fuori dal Coro.
Recensione che pubblichiamo volentieri.
Recensione che pubblichiamo volentieri.
Cosa spinge molti, soprattutto in Italia, a credere che la corsa per l’Eliseo di Marine Le Pen, sia la vittoria di una Destra capace di primeggiare ? Nulla. Tanto è vero che Marco Valle, amico autentico, giornalista, scrittore e storico, con cui ho scambiato a tal proposito innumerevoli discorsi sulla questione, esce in edicola con l’allegato a Il Giornale, intitolato Le Pen, la donna che spaventa l’Europa-Il Giornale-Collana Fuori dal Coro, facendo chiarezza sul “giochino” di casa Le Pen, sulle dinamiche interne e del successo politico
Nel momento in cui, il Front National, giocherà la sua partita al secondo turno che sancirà, purtroppo, una sconfitta annunciata. La figlia di Jean Marie, Marine, al primo turno ha preso pressappoco il cinque, quasi il sei percento di voti in più del padre, che 15 anni prima duellò con il socialista Jospin, facendogli fare una figura da crumiro e da porta acqua dell’establishment.Quella di Jean Marie, rappresentò indubbiamente una vittoria difficile, inaspettata, che per i politologi da strapazzo e per i tuttologi del web e della Tv, fu l’equivalente del ricevere un violentissimo schiaffo del soldato, faccia a faccia. Ed è doveroso ricordare che nel 2002, Jospin era il primo ministro di un governo che comprendeva tutte le componenti della Sinistra francese, decidendo di non aderire al manifesto social-liberale di T. Blair e G. Schröder.
Insomma, la vittoria del Front National, non era come abbiamo avuto modo di constatare per nulla scontata e, riuscire a battere l’ultimo politico della tradizione socialista francese, era pressappoco impensabile. Soprattutto perché, il partito di casa Le Pen, rappresentava già da molti anni, un’ imitazione molto ben riuscita ma, politicamente vincente, dell’ex Movimento Sociale Italiano.
All’epoca, un partitino dell’ultra destra francese, che aveva l’obiettivo di uscire dall’impasse di un elettorato e di una dirigenza, composti da reduci delle guerre moderne, pied-noir, mitomani, una manciata di esaltati e quattro impresentabili che se non fossero stati “inquadrati” da papà Le Pen… Insomma, su questo bisogna dargli atto, anzi. Diciamo pure, che le fortune di madame Marine, hanno un retroterra, tipicamente di stampo familiare: e’ riuscita a realizzare, tutto quello che il padre, vuoi per ostinazione e per il mantenimento delle chiavi del patrimonio di famiglia, osteggiò pur essendone l’artefice iniziale.
Tornando allo scritto di Marco, possiamo dire che siamo molto lontani dal contesto politico e culturale di allora: a mio avviso è errato pensare ad un Front National che non si discosta da uno schematismo bipolare, in particolar modo da un immaginario esemplificativo del “populismo” di Destra. Le dichiarazioni di Marine, sono indicative in tal senso ed il suo voler ribadire, quanto sia inattuale la dicotomia Destra-Sinistra, la dice lunga.
Basta leggere, sempre dalle pagine de Il Giornale, l’articolo di Sergio Rame, intitolato “Mossa a sorpresa della Le Pen: lascia la guida del Front National” di lunedì 24 aprile, per farsi un’idea della motivazione principale: «Marine Le Pen ha annunciato di essersi dimessa da presidente del Front National, il partito fondato dal padre e da cui è stato defenestrato dalla figlia per rimuovere le stratificazioni nostalgiche della Francia di Vichy e dell’Algeria dell’Oas».
Ciononostante, c’è da chiedersi se dopo un’agguerrita campagna elettorale per le presidenziali, sia opportuno analizzare nella sua interezza la parabola “populista” che sembra essere giunta all’apice di una scalata impensabile, destinata a calare ineluttabilmente. Così vorrebbero…Oppure, molto probabilmente, quanto in realtà la classe decisionale che in questo caso ha presentato la candidatura di Macron, sia ancora una volta l’unica ad aver vinto ?
Anche perché, l’asse Macron-Repubblicani è dietro l’angolo e ha tutte le fattezze di un «patto del Nazareno» alla francese che comprenderebbe anche la Sinistra, messo a punto per non far superare, nella migliore delle ipotesi quel 38% di preferenze, indicati dai sondaggisti che per una volta in Francia, potrebbero dire di averle azzeccate tutte.
Lo scritto di Marco Valle che trovate più o meno in quasi tutte le edicole, è un ottimo vademecum per capire la “creatura” di casa Le Pen, ed è molto utile per comprendere sin dove potrà arrivare il Front National. E perché no, per capire un filone del “populismo” europeo che i ben pensanti del «pensiero unico» si ostinano a descrivere, in tutte le sedi possibili, al pari di una sciagura da evitare ad ogni costo.
Provando persino a cambiarne il pessimo aggettivo qualificativo che si sono inventati e che coincide, ormai su tutti i dizionari italiani, con il significato improprio del termine, demagogia. Luci e ombre sul quel partito che ha sconvolto completamente l’impalcatura del sistema politico francese. Molto, molto più complesso di quello che appare, soprattutto per i replicanti sconclusionati di casa nostra che lo hanno eletto ad animale Totem.
Distaccandosi, solo a parole, con quelle metodiche del calcolo politico con cui Marine e tutto il Front National, luci e ombre comprese, dovranno vedersela il 7 di maggio.
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