Marco Ciriello legge il Campo dei Santi
(G.p) Il collega Marco Ciriello, probabilmente dopo aver ascoltato l'intervista che Franco Freda ha rilasciato su Trump, il populismo ed il Campo dei Santi, mercoledì sera alla trasmissione radiofonica Come pecore in mezzo ai lupi, condotta dal professore e blogger Norberto Gallo, dall'avvocato Mario Colella e dal giornalista Giuseppe Parente, recensisce sulle colonne virtuali de Il Mattino, il romanzo dello scrittore francese Jean Raspail il Campo dei Santi edito dalle edizioni di Ar.
Recensione che pubblichiamo volentieri per intero.
Non è Céline, manca di ritmo e musica, non è Nietzsche, manca delle praterie dei suoi pensieri, è “Il campo dei santi” edito da Ar di Franco Freda, e per questo va letto, senza paura, anzi, utilizzando la paura – eventuale – che genera: per riflettere. Il libro, scritto da Jean Raspail nel 1973 e tradotto l’anno dopo negli Stati Uniti, fu portato nell’80 a Ronald Reagan che ne rimase impressionato e lo fece girare al Pentagono, c’era la previsione di un presunto assedio all’Europa, ovvero l’emigrazione di oggi, raccontata con una voce fuori dal politicamente corretto e con un eccesso d’enfasi. Quello che rimane è il dato, l’esploratore Raspail – che aveva guidato un mucchio di spedizioni – intuì anni prima lo spostamento dei popoli dal sud al nord del mondo (immaginando che si muovano dall’India) e ne fece un romanzo, farcendolo con le sue paure di uomo bianco europeo e soprattutto di cultura cattolica. Oggi il libro è un riferimento per Steve Bannon, l’ideologo di Donald Trump, e appare come un prequel di “Sottomissione” di Houellebecq.
Critiche giustissime (Céline e Nietzsche) a un romanzo che ha comunque una potenza fuori dal comune. Le primissime pagine sono memorabili. E tutto il resto non è da meno. Funziona come una specie di ferro-bacio-sprone-missione infuocato.
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