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In ricordo di Tomaso Staiti: libero e bello fino alla fine

Ha molto e bene e intensamente vissuto Tomaso Staiti di Cuddia (nella foto con Cesare Ferri, appena uscito dal carcere dopo il processo per la strage di Brescia e Marco Valle: è l'apertura della campagna elettorale del 1987) che se n'è andato ieri e oggi starà ridendo delle nostre ciuotarie insieme all'amico del cuore, Albert Spaggiari. Non si è fatto mancare niente: donne e beffe, cazzotti e cazzate ma anche un impegno politico serio, rigoroso, mai servo ma sempre libero e non timoroso di superare i limiti. Questo gli ha permesso di farsi cacciare dal Msi il giorno che Fini si era ripreso la segreteria perché insieme a una dozzina di altre belle teste (tra cui Croppi, Nanni, Granata, Briguglio) presentò una mozione in Direzione nazionale con cui contestava lo stanco nostalgismo, la continuità senza visione e senza futuro in nome del quale il leader aveva riconquistato il controllo del partito. Ha avuto così modo di essere protagonista delle iniziative per dar vita a un soggetto politico della destra radicale (dalla Lega nazionalpopolare alla cosiddetta "cosa nera") al fianco di "cattivi soggetti" come Stefano Delle Chiaie e Paolo Signorelli. E ancora oltre, fino agli ultimi approdi scandalosi: il riconoscimento, nel dibattito aperto dal secondo volume di Nicola Rao della Trilogia della celtica, che sì, nelle stragi c'era qualche manina nera, l'endorsement grillino alle ultime elezioni politiche. Libero e bello fino alla fine

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