In ricordo di Pietro Golia, quando si rischiava libertà strada per strada
Un pezzo di Ugo Maria Tassinari pubblicato oggi dal Corriere del Mezzogiorno
In questi giorni impazza nei social network il gioco delle location dei “Bastardi di Pizzofalcone”. Ecco, in morte di Pietro Golia Pandolfi, il primo pensiero che mi è venuto è una carrellata dei tanti posti di Napoli dove ci siamo incrociati, per anni, impegnati in una battaglia della via Pal che la mia generazione ha pagato a prezzi altissimi. Perché prima di diventare il più importante editore della controstoria risorgimentale, del revisionismo antiunitario, Pietro è stato uno dei leader della destra radicale napoletana. Ed era letteralmente il mio incubo. Tanto che avevo maturato l'idea, ovviamente errata, che Golia fosse un “nome di battaglia”, legato al fisico taurino e alle capacità di caposquadra. Era il leader, agli inizi degli anni '70 di Lotta di Popolo, il gruppo dei cosiddetti 'nazimaoisti', che si distinguevano dai missini e dagli extraparlamentari di destra per le posizioni originali in politica internazionale: la lotta all'imperialismo russo-americano, il forte sostegno alla lotta del popolo palestinese (da cui l'acronimo OLP: Organizzazione Lotta di Popolo), le simpatie per il maoismo e il castrismo, interpretati in chiave antisovietica e antiyankee. A differenza dei missini, che attaccavano soprattutto quando erano in superiorità numerica, Pietro e i suoi ci provavano sempre. Ed erano un osso duro.
E facciamolo scorrere questo film, non sempre con date precise. 11 ottobre 1969, il mio primo corteo studentesco. Pietro è tra gli attivisti di destra che tentano la conquista del palco a piazza Matteotti facendosi strada a colpi di bomba carta. Autunno 1971: una settimana di battaglie di strada tra la Cumana di Montesanto, piazza del Gesù e il Margherita di Savoia, il magistrale vicino alla loro sede dove avevano un discreto radicamento. E poi via Sanfelice, dove è pestato un suo camerata finito a terra isolato. Primavera 1974: una rissa furibonda a Cisterna dell'Olio, finita con Pietro lanciato nella vetrata del cinema Modernissimo. Febbraio 1977, giusto 40 anni fa. Per rappresaglia per una spedizione punitiva fascista alla Sapienza finito con il ferimento a pistolettate di un compagno, un pattuglione di energumeni lascia un corteo di studenti e disoccupati a piazza Trieste e Trento e va a sfasciare la sua libreria, aperta da un paio di anni a via De Cesare ... Altre volte, ovviamente, erano loro a menare. Intanto, sciolta Lotta di Popolo per sfuggire a una repressione annunciata, aveva avuto modo di rientrare e uscire ancora, nel giro di un anno, dal Msi. La sede di Controcorrente divenne allora un punto di riferimento per le prime liste di disoccupati organizzati di destra che contendevano a una fortissima sinistra extraparlamentare la leadership della protesta sociale. I manifesti e i giornali che infaticabilmente Pietro produceva si caratterizzavano per una grafica molto aggressiva e fortemente caratterizzata: uso quasi esclusivo del giallo e del nero, con i testi in negativo, caratteri bastoni assai corposi
Ricordo perfettamente, invece, la prima volta che ci siamo rivolti la parola, una decina di anni dopo, ai funerali della suocera di un comune amico. Fu poi lui, un anno dopo, a venirmi a salutare, alla festa nazionale del Fronte della Gioventù, alla Rocca di Assisi (1988? 1989?), dove ero impegnato a condurre il dibattito finale tra i due leader dell'organizzazione giovanile missina, tali Gasparri e Alemanno: voleva ringraziarmi per l'impegno da me profuso in difesa di un suo antico “compagno di lotta” (si chiamavano così tra loro i militanti dell'OLP), bersaglio della grottesca accusa di aver organizzato una strage fallita davanti alla Questura di Milano. Cominciavo allora ad essere risucchiato in quella ossessione per la fascisteria che mi ha portato a scrivere cinque libri, produrre un video-documentario, animare un blog con milioni di visualizzazioni. E ogni volta che ci incrociavamo, a eventi pubblici o a convegni, a funerali o per caso, ci provava sempre: quando ti decidi a fare un libro con me? Tu solo puoi … Ma io non mi sono deciso mai.
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