In memoria di Nico Azzi nel decennale della sua scomparsa
Il 10 gennaio di dieci anni fa, a soli cinquantacinque anni, Nico Azzi andava oltre, ammazzato da un infarto mentre guardava la televisione. Nico fu attivista della Giovane Italia, raggruppamento giovanile del Movimento Sociale Italiano alla fine degli anni sessanta e con la chiusa della storica sede meneghina divenne uno dei leader della piazza nera per eccellenza San Babila.
Il fraterno amico e camerata Cesare Ferri dalla sua pagina facebook, in occasione del decennale della scomparsa cosi ricorda Nico Azzi.
Il 10 gennaio del 2007 Nico Azzi ci lasciava ammazzato da un infarto mentre guardava la televisione. Siamo cresciuti "politicamente" insieme, io, lui e tanti altri. Prima corso Monforte, poi San Babila e infine il "Pritaneo": lunghi anni fatti di lotte in piazza, di notti trascorse parlando dei nostri sogni, di sofferenze e di speranze. Ma mai siamo stati sfiorati dal dubbio che forse stavamo dalla parte sbagliata: noi stavamo dalla parte giusta, erano gli altri a stare in quella sbagliata. Siamo cresciuti e siamo diventati uomini ma ciò che avevamo dentro - e tante volte ce lo siamo ripetuto io e Nico - è rimasto inalterato; una maggiore cultura non ci ha portati su posizioni diverse da allora, semplicemente ci ha ulteriormente rafforzati nell'idea che abbiamo fatto quello che doveva essere fatto. Oggi Nico fisicamente non c'è più, ma solo fisicamente, appunto, perché il suo ricordo di camerata coraggioso, altruista e un po' guascone mi accompagna sempre e quando uno è ricordato è come se non fosse mai morto.
Il fraterno amico e camerata Cesare Ferri dalla sua pagina facebook, in occasione del decennale della scomparsa cosi ricorda Nico Azzi.
Il 10 gennaio del 2007 Nico Azzi ci lasciava ammazzato da un infarto mentre guardava la televisione. Siamo cresciuti "politicamente" insieme, io, lui e tanti altri. Prima corso Monforte, poi San Babila e infine il "Pritaneo": lunghi anni fatti di lotte in piazza, di notti trascorse parlando dei nostri sogni, di sofferenze e di speranze. Ma mai siamo stati sfiorati dal dubbio che forse stavamo dalla parte sbagliata: noi stavamo dalla parte giusta, erano gli altri a stare in quella sbagliata. Siamo cresciuti e siamo diventati uomini ma ciò che avevamo dentro - e tante volte ce lo siamo ripetuto io e Nico - è rimasto inalterato; una maggiore cultura non ci ha portati su posizioni diverse da allora, semplicemente ci ha ulteriormente rafforzati nell'idea che abbiamo fatto quello che doveva essere fatto. Oggi Nico fisicamente non c'è più, ma solo fisicamente, appunto, perché il suo ricordo di camerata coraggioso, altruista e un po' guascone mi accompagna sempre e quando uno è ricordato è come se non fosse mai morto.
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