Acca Larentia tra storia e giustizia: la provocazione del Dubbio
Come se ci fosse qualche mistero da chiarire, qualche incognita da svelare sul perché di quegli omicidi. Basterebbe invece sfogliare i quotidiani del mese precedente, che riportano praticamente ogni giorno la notizia di un’aggressione contro passanti considerati “di sinistra” sulla base della lunghezza dei capelli o dell’abbigliamento al centro di Roma. La città era divisa a macchie di leopardo già da anni: c’erano quartieri in cui era pericoloso passare per i rossi e zone precluse ai neri. Ma il centro, sino a quel momento, era rimasto abbastanza neutrale. L’occupazione da parte dei fascisti, alla quale i giornali davano enorme risalto, costituiva un’alterazione sensibile degli equilibri, e del resto proprio dopo Acca Larentia Pino Rauti, il dirigente del Msi più vicino all’area giovanile e ribelle, chiese ufficialmente una “tregua” ed è un fatto che le aggressioni al centro cessarono. Non c’è molto d’altro da spiegare.Così il Dubbio, ieri, in un bel paginone sull'anniversario di Acca Larentia offre un'interpretazione storica della strage del tutto originale. Erano stati infatti tutt'altri gli episodi che avevano lasciato il segno nel dicembre romano, innescando un'escalation nella piccola guerra civile tra rossi e neri. Il '77 era cominciato alla Sapienza il 1° febbraio, quando un gruppetto del Fuan apre il fuoco e ferisce gravemente Guido Bellachioma. Seguono altre sparatorie e agguati. Cito a memoria il raid di Borgo Pio, l'attentato contro il segretario giovanile del Msi Balduina, il ferimento di Elena Pacinelli che precede di due giorni e innesca l'omicidio di Walter Rossi. Gran parte di questi episodi si concentrano a Roma Nord e hanno tra i protagonisti i giovanissimi "guerrieri neri" di Monteverde-Portuense che proprio in quei giorni hanno dato vita ai primi gruppi di fuoco dei Nar. Una rissa del 18 dicembre a Pomponazzi (quartiere Trionfale) innesca una faida che nei giorni di Natale vede tre gambizzazioni. Lo scenario è tra Flaminio e Olimpico, con una puntata all'Esquilino, davanti alla sede di radio Città Futura, colpevole di aver indicato il nome di uno dei Pucci come responsabile della prima sparatoria provocando così il ferimento della madre. Il 28 dicembre i Nuovi Partigiani uccidono al Portuense Angelo Pistolesi, colpito come partecipante alla sparatoria di Sezze Romano in cui fu ucciso da un accompagnatore dell'onorevole Saccucci un giovane comunista. E' in questo clima, in cui il confronto si è ormai spostato sul terreno delle armi che un nucleo di aspiranti brigatisti decidono di lanciare la propria candidatura organizzando la strage.
Anche sulla capacità di Rauti di determinare una "tregua" ci sarebbe da ridire: perché per i "neri" era quello che più e meglio lavorava a frenare il passaggio alle armi delle teste calde (merito storico che gli è stato riconosciuto da discepoli e avversari) mentre per i "rossi" era sua la responsabilità politica della morte di Walter Rossi, essendo notoriamente Balduina il suo santuario. Ma scenderemmo sul terreno delle congetture ...
Condivisibile, invece, l'appello finale, che è stato mal interpretato dal Secolo d'Italia. Paolo Delgado, infatti, non sostiene mica che
non avrebbe più senso la ricerca dei colpevoli visto che negli anni di piombo da una parte e dell’altra neri e rossi combattevano una guerra civile strisciante. Vi si aggiunge che lo stesso vale per l’omicidio di Valerio Verbano. Un invito a stendere un velo su Acca Larenzia – che del resto perdura da 39 anni – cioè su uno degli episodi più gravi degli anni Settanta in Italia.No, il suo ragionamento è un altro, e più alto. Quarant'anni dopo che giustizia sarebbe mandare in galera come criminali i combattenti di una piccola guerra civile?
ANCHE QUEST’ANNO SI LEVERANNO ALTE LE VOCI CHE DA DESTRA CHIEDONO VERITÀ; LA STESSA VERITÀ CHE A SINISTRA SI CHIEDE PER GLI ASSASSINI DI FAUSTO E IAIO O DI VALERIO VERBANO.
COME SE AVESSE SENSO, A 40 ANNI DI DISTANZA, METTERE IN GALERA I RAGAZZI CHE, DA UNA PARTE E DALL’ALTRA, COMBATTEVANO UNA GUERRIGLIA STRISCIANTE
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