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Vauro sbrocca: “Banno i messaggi dei fascisti”. E il web lo copre di insulti


di Alberto Consoli

Ma come? Una matita “pesante” e robusta come quella di Vauro Sanesi che si stupisce se qualcuno, poi, alla fine, si arrabbia e gliene dice quattro? Non è mai sfiorato dalla dolce ebbrezza del dubbio se forse, sia lui ad esagerare? E fu così che a qualcuno non è andato giù sentirsi chiamato in causa dai toni sgradevoli delle vignette del disegnatore toscano, comunista convinto e dichiarato, pregiudizialmente ostile molto spesso contro chiunque la pensi poco poco diversamente da lui. Che mammoletta, non ce l’aspettavamo che “sbroccasse” così platealmente sul suo profilo Fb, dove pure tante critiche riceve quotidianamente. “Basta”, ha esclamato. Evidentemente a un certo punto non ce l’ha fatta più, non ha retto alla dialettica ruvida, e dopo il suo ultimo messaggio natalizio ha sbroccato: “Adesso basta, banno tutti i fascisti, i fanatici e i repressi”. Il web non lo segue e tra il numero dei suoi seguaci numerosi i post che lo criticano. Risponde un utente Fb in maniera soft: «L’insulto fine a se stesso serve come nel 2016 parlare ancora di fascismo… è semplicemente stupido ed inutile…anacronistico ed antiquato….”.
Quando Vauro offese Meloni e Salvini
“La mia pagina Facebook – scrive Vauro – è a disposizione di tutti, le critiche argomentate sono utili e ben accette. Ma anche per rispetto degli utenti civili non è più tollerabile che sia trasformata in un ricettacolo di insulti, e idiozie varie da un manipolo di frustrati e coglioni da tastiera. Il solo leggere i loro post abbassa la stima nel genere umano e provoca desolazione. Quindi da oggi in poi fascisti, insultatori di professione, fanatici di qualsiasi tipo, poveri repressi in cerca di sfogo verranno bannati. Spero di far cosa gradita a chi cerca qui un po’ di divertimento e stimoli per dibattiti interessanti”. Strani quelli di sinistra, il diritto di satira vale solo per qualcuno e fino a un certo punto. Il diritto di indignarsi, invece, non c’è, secondo Vauro. Solo lui può insultare in modo virulento gli avversari chiamandola satira; chi si sente offeso e risponde per le rime è invece un “fascista”, u represso. Vauro ha fatto di tutto per farsi detestare ultimamente. Una violenza verbale senza precedenti dimostrò contro Giorgia Meloni, quando nel corso di un dibattito il vignettista ha duramente attaccato la leader di Fratelli d’Italia: “Le posso spiegare cos’è una tortura psichica. Per esempio se lei fosse nuda in una caserma…”. I sostenitori del Movimento Cinque Stelle lo ricoprirono di insulti quando pubblicò un disegno in occasione della morte di Gianroberto Casaleggio. Nell’immagine si vedeva Grillo nei panni di un burattino senza più il suo (defunto) burattinaio. Insulti piovvero anche quando definì “non umano” Salvini, quando lo accusò di essersi macchiato del sangue del nigeriano morto a Fermo. Circostanza del tutto ribaltata, Tra l’altro. E ancora in occasione del compleanno di Berlusconi o per la decisione di criticare i cittadini che a Goro e Gorino avevano deciso di respingere i migranti. Questi sarebbero quelli che lui definisce “stimoli di dibattito interessanti”? Non è un po’ troppo? Anche il coraggio di lamentarsi? Risponde un utente Fb in maniera soft: «L’insulto fine a se stesso serve come nel 2016 parlare ancora di fascismo… è semplicemente stupido ed inutile…anacronistico ed antiquato….”.

Fonte Il Secolo d'Italia

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